in aereoporto

Il cielo di Milano era diventato troppo pesante da sostenere, l'aria era ormai irrespirabile .
Cercavo un cielo facile sotto cui vivere, un cielo pulito , frequentato da rondini , non da piccioni storditi.
Cercavo un cielo azzurro sempre ,  è' stato lui  il primo (e anche l'unico) a darmi il benvenuto.
Infatti non vedo nessuno ad aspettarmi, come mai?
Mi avevano assicurato che un addetto del Ministero mi avrebbe aspettato alla barriera dei passaporti per accompagnarmi negli uffici  e aiutarmi con la burocrazia .
Non è possibile. Panico ma  io non piango, no!
Ormai non ho più lacrime le ho usate tutte a Milano,
nel bagno della Malpensa,
nel bar della Malpensa,
sulla strada per la Malpensa,
le ultime sono gocciolate via nel lavandino di metallo durante il volo.
Che poi sono convinta della mia scelta, contenta di cominciare a vivere in un altro paese.
 Non è semplice però dover far entrare tutta la vita in una valigia per spedirla nel pancione freddo di un aereo.
Ma vogliamo parlare dell'idea malsana della festa d'addio?
Con tutti quei saluti davanti alla porta, quando guardi i tuoi amici negli occhi e sai che il vostro rapporto cambierà. Ma sai che devi andare. E allora affronti i sorrisi e le parole non dette.
Poi ci sono gli Amici che ti dicono esattamente le parole che ti vuoi sentir dire e involontariamente ti mettono di fronte al chi lascia la via vecchia per la nuova sa quello che perde ma non sa quello che trova.
Si, mi avevano assicurato in Agenzia...e invece mi ritrovo sola all'aereoporto vuoto in un giorno di festa e l'aria condizionata impazza ghiacciandomi sulla schiena il sudore accumulato nel viaggio in autobus dall'aereo al terminal.
Eccomi al controllo passaporti  : Scusi, io sono venuta a fare l'alià.
La poliziotta alza gli occhi vede il mio sguardo smarrito confermato dall'adesivo di immigrante sul passaporto e alza la cornetta.