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In barca sul Tonle Sap

Creato il 12 gennaio 2016 da Patrickc

Viaggio in barca sul lago Tonle Sap da Siem Reap a Battambang, in Cambogia

Siamo sistemati in modo precario in una barca stipata di viaggiatori e di bagagli. La panca in legno è scomoda, il rumore del motore è fastidioso e martellante. E poi siamo stanchi, ci siamo svegliati presto e il viaggio fino all’imbarcadero è stato penoso, schiacciati in un bus che sarebbe bastato a malapena per metà dei passeggeri: nel sud est asiatico c’è sempre un equilibrio incerto fra scomodità penose e inutili e le piccole difficoltà che fanno parte del viaggio e, anzi, gli danno sapore.

La navigazione sul fiume Sangker

La navigazione sul fiume Sangker (foto di Patrick Colgan, 2015)

Ma anche se sono stanco mentre ci stacchiamo dal molo su un’acqua schiumosa, mi sento benissimo, sono felice. Io questo momento lo aspettavo dall’inizio del viaggio in Cambogia. Anche se è solo uno spostamento piuttosto banale, anche se in tanti hanno detto e scritto che sarebbe stato troppo caldo, noioso, poco confortevole. Spostarsi navigando lentamente su un fiume è stato meraviglioso in Laos un anno fa. E in Cambogia mi aspetto di rivivere in parte quell’esperienza nel viaggio in barca da Siem Reap a Battambang, anche se questa volta è, almeno in parte, su di un lago, il Tonle Sap.

Navigare sul Tonle Sap

E’ un’esperienza completamente diversa da quella vissuta in Laos, dove la giungla che sembrava sempre sul punto di fagocitare il fiume Nam Ou. I villaggi erano rari e spesso nascosti fra la vegetazione. Potevamo solo intuirli. Ogni tanto si vedevano bambini, barche, piccole presenze in un territorio difficile, ostile, che incombeva su una scala completamente diversa da quella umana, nello spazio e nel tempo.

Anche qui sul lago l’ambiente è speciale, non so se ostile. Il lago, che si gonfia e si prosciuga all’alternarsi delle stagioni (almeno fino a quando non verrà strangolato dalle dighe) sembra un essere vivente, in simbiosi con molti altri, a partire dall’uomo: qui non si prova la solitudine che si provava in Laos. La prima parte del viaggio, sul lago Tonle Sap è un brulicare di vita sorprendente: l’occhio è continuamente sollecitato, il movimento è continuo. E’ l’opposto del Nam ou, dove avevi spesso l’illusione di una profonda solitudine. Qui ci sono tantissime persone, forse troppe. Le alte palafitte del paese di Chong Kneas, dal quale siamo partiti, lasciano velocemente il posto a case galleggianti allineate fittamente, le acque vengono solcate da barche, alcune velocissime che schizzano in ogni direzione.

Barche solcano il lago Tonle Sap (foto di Patrick Colgan, 2015)

Barche solcano il lago Tonle Sap (foto di Patrick Colgan, 2015)

L’impressione è però un po’ deprimente: Chong Kneas appare molto più sporco e povero rispetto a Kompong Khleang, il villaggio galleggiante che abbiamo visitato solo il giorno prima (e a differenza del giorno prima siamo anche stati accolti da bambini che vendevano cartoline e chiedevano soldi: la presenza di stranieri porta anche a questo).

Village on the Tonle Sap lake Villaggio sul lago Tonle Sap *latergram* #cambogia #cambodia #kompongkhleang #beautifulcambodia

Una foto pubblicata da Patrick Colgan (@colgan78) in data: 6 Dic 2015 alle ore 03:33 PST

Verso il fiume Sangker e Prek Toal

Attraversato il lago, la barca imbocca il sinuoso fiume Sangker che ci porterà dopo molte, molte ore a Battambang. All’ingresso del fiume incontriamo un nuovo villaggio galleggiante, Prek Toal. I bambini ci chiamano, salutano dalle porte delle case, altri sono in uniforme, diretti verso la scuola su barche che guidano loro stessi. Devono diventare grandi e responsabili in fretta, qui, i bambini.

Villaggio galleggiante sul fiume Sangker, sulla barca per Battambang Floating village on the Sangker river, on our way to Battambang #igersitalia #oriente #2015wp47

Una foto pubblicata da Patrick Colgan (@colgan78) in data: 21 Nov 2015 alle ore 02:53 PST

Io guardo, fotografo, ma mi sento quasi un intruso: sto entrando nelle vite private di queste persone. Sbircio senza pudore nei salottini e nelle cucine delle case sull’acqua, cerco frammenti di esistenze che sembrano diversissime e che rivelano invece una sorprendente normalità. Se le vite sembrano normali, la struttura di questi villaggi sull’acqua è però pazzesca. Tutto galleggia: non sole le case, ma anche la scuola, i negozi. C’è anche una chiesa galleggiante (molti abitanti sono di origine vietnamita e cristiani) e scorgo, con sorpresa, anche l’insegna di un’homestay, un albergo (ne scrivo in fondo).

Ma sono quelle manine che ci salutano, quelle voci, quelle risate dei bambini che ci chiamano ad attirare la mia attenzione più delle case, a farmi sorridere. Per quanto superficiale è un contatto umano, un reciproco riconoscimento che non voglio rovinare con una fotografia.

Floating church, #cambodia . Chiesa galleggiante, #cambogia *latergram*

Una foto pubblicata da Patrick Colgan (@colgan78) in data: 3 Gen 2016 alle ore 04:13 PST

Viaggio in barca sul Tonle Sap: Bambini diretti a scuola

Bambini diretti a scuola sul lago Tonle Sap (foto di Patrick Colgan, 2015)

In barca sul lago Tonle Sap: Bambini diretti a scuola

Bambini diretti a scuola sul lago Tonle Sap (foto di Patrick Colgan, 2015)

Il viaggio è una continua altalena fra povertà e discariche, fotogrammi appena intuiti di vite durissime e villaggi che visti dalla nostra barca sembrano invece idilliaci. A rimanere sempre uguali nello sfondo che cambia sono solo quelle piccole mani che ci salutano, quei sorrisi.

Villaggio galleggiante sul lago Tonle Sap

Villaggio galleggiante sul lago Tonle Sap (foto di Patrick Colgan, 2015)

La nostra barca si ferma spesso, per far salire e scendere persone del posto con i loro ingombranti bagagli (immagino provviste). Sono viaggiatori di ogni tipo: bambini, ragazzi e anche anziani. La procedura è sempre la stessa: la nostra barca viene affiancata da imbarcazioni molto più piccole che vengono rapidamente assicurate alla nostra, poi vengono fatti scendere i passeggeri. Vedo passaggi di pochi riel, dati al timoniere come compenso. Sarà un mezzo meno comodo del bus e ormai utilizzato per lo più da turisti che pagano caro il biglietto (25$), ma, grazie anche ai soldi dei viaggiatori stranieri, la barca quotidiana svolge un servizio fondamentale per queste comunità.


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