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In cerca della mia parola

Da Patalice
In cerca della mia parola
Cinema sister's ha presentato questa settimana "mangia prega ama".
Premettiamo un paio di cose, prima che la vostra mente vaghi e divaghi nella mia scrausa recensione:1- ho appena finito di leggere [DIVORARE] il libro, che mi è piaciuto tanto2- sono in un periodo esistenziale che rivela tutte le sue fragilità ed i suoi malumori, ergo, le questioni esistenziali possono darmi due reazioni, esaltazione o precipizio3- vedere un film a casa non avrà il "nero più profondo" della risoluzione Sony 4K che c'è alla multisala, ma dilata il tempo in modo sensazionale
Ecco, ciò premesso abbiamo visto Julia Roberts impegnata a mangiare-pregare-amare per due ore e mezza buone. 
Io avevo già visto questo film al cinema, ma c'ero andata con la compagnia errata, ovvero con i miei amici, il mio ex moroso ed un'altra coppia, e me lo ricordavo decisamente più noioso e mellifluo, quando in realtà, il fatto che uomini eterosessuali abituati a stadio e al film 300, ha inficiato negativamente tutto! 
È un film che va visto con predisposizione.Devi ascoltare le battute, non perderti passaggi e paesaggi, e devi lasciarti pervadere dalla teoria dell'anima, ovvero concedere a chi sei di scavarti dentro, per rivelarti ciò che più ti serve in questo momento.
Detto così, c'è un effetto paurosamente zen nel mio verbo, ma la realtà, è che questo approccio, per me, è fondamentale su varie letture o visioni: prendo da libri e film ampi respiri, falcate in abbondanza, per andare più in profondità... ...quindi, non stupirà sapere che, anche al cospetto de "il favoloso mondo di Amelie" ad esempio, adopero lo stesso sistema...
È il mio modo di collegarmi a me stessa, quando capisco che c'è di che imparare, anche da una sciocca commediola alla tv!
Ma torniamo a "Mangia prega ama".Dicevamo che questo film è bello, e se non l'ho detto fin d'ora, diciamolo qui, in un'allegra cornucopia del verbo "dire"!
La vita newyorkese, straripante di ansia ed impegni, affidata a psicofarmaci e routine, viene spazzata via da un trauma e da un dramma: il trauma è un divorzio violento, monolaterale, spinoso e dolente; il dramma è un'anima che si è persa e che stenta a riconoscersi, tra pianti e pavimenti del bagno. 
C'è un fallimento grande, grosso, enorme, che pende sulla testa della protagonista: non è solo la fine del matrimonio, o l'incompatibilità di lei con se stessa, c'è anche la profonda convinzione di essere sola in questo cammino.
La solitudine non ha forma umana, la donna è piena di amici ed ha una famiglia amorevole, ma divina: Liz sente la mancanza di Dio. 
Con queste ombre dentro la testa, il cuore e l'anima, fa ciò che tutti diremmo si dovrebbe fare, ma che in pochi fanno: agisce.
Compra tre biglietti, fa una valigia iniqua, e si mette sulle tracce di se stessa e di Dio, in un viaggio meraviglioso che scava sentimenti, spiritualità, piacere e vissuto. 
In Italia, oltre alla lingua, impara il concetto di "dolce far niente", prendendo gusto nell'assaporare la vita, così come si fa con un piatto di bucatini o un gelato, fregandosene dei jeans che stentano a trattenere le prorompenze di questa quiete, imparando solo a godere. 
In India va all'ashram della guru, alla quale è devota, non trova lei in carne ed ossa, ma trova il modo di congiungersi a Dio, distribuendo la meditazione con senno, con cognizione, e, parimenti importante, accettando di perdonarsi. parla con le sue ietture, e le lascia libere, si perdona dei suoi errori, e, finalmente clemente con se stessa, si culla dopo tante bastonate auto-inflitte.
In Indonesia, a Bali, torna per il motivo terreno che l'aveva spinta a partire: un uomo.Un saggio vecchio sdentato Guru, che, durante un precedente viaggio di lavoro, le aveva predetto che sarebbe rimasta con lui, tra le altre cose... Con Ketrut, Liz fa meditazione in modo nuovo, apprendendo l'importanza di sorridere con intierezza, dalla bocca al fegato, e sciogliendo i lacci di un cuore imbrigliato di delusione ed opacità, trova anche l'amore.C'è un momento in cui la donna vacilla, deve lasciare Bali, tornare negli Stati Uniti, e non può abbandonarsi a quell'amore che le ha restituito il battito.Dopotutto,lui è un brasiliano trapiantato sull'isola, legarsi a lui sarebbe un passo indietro in quel faticoso viaggio intrapreso per riconoscere se stessa e trovare la sua sfera di Divino.Il vecchio le dice che permettere di perdersi per qualcun altro, è quello stesso, un passo verso la conoscenza di se e verso l'Altissimo. Avere il coraggio di non controllare ciò che sarà, è un piccolo prezioso dono di noi a noi stessi. 
C'è in questo film, una vena romantica, che irrompe nelle corde più sfocate dello spettatore, ma la storia d'amore è una favola non centrale, un qualcosa che tratteggia un altro pezzo di cammino, un mezzo per arrivare allo scopo.Quando la donna parte, non sa che cosa ne sarà di lei, si mette nelle mani del destino, senza stare a casa ad aspettarlo. 
Così l'amore, la meditazione, la tavola, i nuovi amici, le parole imparate, tutto collabora affinché l'universo restituisca il progetto iniziale, per farci arrivare all'obiettivo... 
Lo so, è tutto empirico ed un po' montato, me ne rendo conto...
Ma se, anche voi, vi siete un po' persi, e non vi ricordate più la strada per abitarvi, fate una cosa: date una possibilità al libro o al film... 
...poi mi dite la vostra parola...

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