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IN ITALIA [3]: Pentapattuito

Creato il 01 marzo 2012 da Tnepd

Siamo al terzo capitolo della nostra breve storia della politica repubblicana. Se non sei un lettore affezionato di TNEPD smetti subito di leggere, se invece arrivi qui dopo la lettura del primo  e del secondo capitolo, spegni il computer e vai a fare qualcosa di meglio, tipo trombare.

IN ITALIA [3]: Pentapattuito
Abbiamo visto come la favola della destra e della sinistra nacque nel secondo dopoguerra con una trama semplice ed efficace: due squadre antagoniste (i comunisti da un lato e gli anticomunisti dall’altro) ed una partita da giocare (le elezioni). La posta in palio? Il governo della repubblica, credeva il popolo. Le quote societarie della Trimurti, nella realtà dei fatti.

La favola era stata importata e diffusa nel secondo dopoguerra dai tre nuovi (e vecchi) proprietari dell’Italia – Stati Uniti, Vaticano e mafie – e motivata della recente introduzione in Italia della repubblica come forma di Stato e della democrazia rappresentativa a suffragio universale come forma di governo. Il sistema, abbiamo visto, aveva molti pregi – era modulabile, moderno e ben accetto dalle masse popolari – ma anche un grosso difetto: prevedeva che ogni tanto si facessero le elezioni. La favola della destra e della sinistra fu diffusa allo scopo di dare la possibilità alla gente di collocarsi da una parte o dall’altra del campo elettorale in un presunto sistema politico bipolare, ma ben presto fu adeguata alle idiosincrasie del popolo italiano.

L’idea anglosassone originale era semplice, accattivante. Ricordava vagamente il gioco del calcio ed anche per questa ragione prese subito piede nello stivale. A ciascuno era dato di scegliere tra essere comunista o anti-comunista ma in Italia, come stupirsene, la maggioranza della gente ‘scelse’ di essere indecisa o, se vogliamo, moderata. Viste le esperienze passate e le pressioni del Vaticano, in pochi osavano sbilanciarsi. Si creò una sacca d’elettorato posizionato al centro (tendenza comune ai sistemi bipolari ma particolarmente evidente da noi) indi per cui la Trimurti dovette escogitare una soluzione per continuare a dare senso alla competizione elettorale agli occhi della gente.

La Democrazia Cristiana, benché di bocca larga, non poteva contenere proprio tutti. Il partito era già diviso in correnti allo scopo di rappresentare alla meglio i vari padrini in Parlamento. Sotto il marchio comune ‘DC’ si celavano una corrente siciliana, una calabrese, una pugliese, una campana (per quanto riguarda le mafie) e naturalmente una nutrita componente romana in rappresentanza del Vaticano. Poteva bastare. Al grande centro furono perciò annessi dei satelliti, meno di una manciata di piccoli partitini presi in prestito dalle esperienze precedenti all’epoca fascista. PRI, PLI, PSDI, PSI. Repubblicani, liberali, socialdemocratici, socialisti. Ciascuno di essi, se non nella sostanza, era differente dagli altri per il nome e per la faccia del suo leader designato. Questo escamotage di poche pretese bastò a convincere gli indecisi. Certi di vivere in una democrazia, gli italiani andarono a votare numerosi.

IN ITALIA [3]: Pentapattuito

Frattanto, all’insaputa del ‘popolo sovrano’, la Trimurti controllava direttamente la nomina della maggioranza dei parlamentari. Ciascuno dei tre soci metteva le sue pedine sulla scacchiera per giocare una strana partita il cui obiettivo non era vincere, ma solo raccogliere l’incasso del pubblico pagante. Nella migliore delle ipotesi, il popolo votando poteva dare la propria indicazione su chi, dei tre, lo stesse raggirando meglio. Quello, fino all’elezione successiva, avrebbe avuto sulla scacchiera più pedine degli altri.

La Trimurti occupò la fascia centrale del campo elettorale lasciando l’estrema sinistra e l’estrema destra a far da cornice senza alcuna speranza di successo effettivo. Gli Stati Uniti si accontentarono di consolidare la propria posizione nel settentrione sotto le sigle del Partito Repubblicano e del Partito Socialista Italiano che, nonostante il nome e le origini, poco o nulla aveva a che fare col socialismo.

Il sistema, con un numero adeguato di attori sulla scena, permetteva alla gente comune di riconoscersi vagamente sotto l’una o l’altra sigla. Le persone si collocavano sulla scala destra-sinistra per le motivazioni più varie. Quali che fossero le ragioni di ciascuno, duole riconoscere che furono del tutto ininfluenti. Chi votava comunista non avrebbe mai raggiunto una posizione di potere, chi votava i partiti della Trimurti non faceva che mettere la sua ‘preferenza’ nel calderone dei padroni.

Questo modo di gestire la politica presentava risvolti positivi ed altri negativi. Dal punto di vista della Trimurti, i primi superavano di gran lunga i secondi.

Nella realtà dei fatti il paese non era spalmato su una linea orizzontale da sinistra a destra, ma era diviso in zone geografiche fortemente caratterizzate. Il nord sotto l’influenza statunitense, il sud sotto il controllo delle mafie ed il centro che, anno dopo anno, divenne sempre meno rosso e sempre più catto-comunista, forse memore dei fasti del buon vecchio Stato Pontificio.

IN ITALIA [3]: Pentapattuito
Il sistema elettorale era quello proporzionale senza scelta del candidato. Gli elettori potevano optare per un simbolo (una scelta del tutto ininfluente come abbiamo visto), mentre era la Trimurti a selezionare gli uomini, ossia burocrati e politici di professione la cui duplice funzione era di turlupinare il pubblico mettendo in scena una qualche forma di competizione politica mentre a sipario tirato applicavano alla lettera gli ordini dei padroni. Era necessario individuare qualcuno che fungesse da trait d’union tra le parti, una figura che incarnasse il costante dialogo tra Vaticano, mafie e Stati Uniti, qualcuno che tenesse sotto controllo deputati e senatori (a quei tempi i dirigenti stipendiati di più alto livello) i quali erano affetti dai mali congeniti del popolo italico (brama di denaro e qualunquismo) e già allora in gran parte massoni. Su indicazione di due dei tre soci, come amministratore delegato fu scelto Giulio Andreotti perché privo di quei difetti ed invece oltremodo dotato di costanza, d’astuzia e di cinismo. La convergenza al centro, di cui abbiamo parlato nel precedente capitolo, fu assunta come una premessa inevitabile della politica italiana. La Trimurti la accettò e si preoccupò di mascherarla all’elettorato per non demotivarlo al voto ed al lavoro. Col tempo però, la deresponsabilizzazione dell’apparato dirigente divenne palese. Andreotti fece il suo sporco lavoro, per decenni, ma non poté arginare l’inarrestabile corruzione individuale che il sistema inevitabilmente produceva a tutti i livelli istituzionali ed amministrativi.

Calmierato da un mediatore d’eccezione, il Vaticano, in quegli anni il panorama politico italiano si rivelò tremendamente monotono ed efficace. La DC ed i suoi satelliti governarono indisturbati il Paese dal 10 luglio 1946 al 4 agosto 1983.

IN ITALIA [3]: Pentapattuito

Nel frattempo però il mondo cambiava a vista d’occhio e l’Italia al suo seguito. Il boom economico statunitense era cominciato con la guerra ed era finito a metà degli anni ’70, quello europeo – più modesto – aveva i giorni contati. Il boom aveva parzialmente redistribuito la ricchezza tra le classi della società. Il bacino elettorale operaio diventava di giorno in giorno meno numeroso sia in senso assoluto che in senso relativo. Con la crescita economica esplose la piccola borghesia.

La classe media, nonostante fosse ancora una componente numerica minoritaria dell’elettorato, dimostrò ben presto la propensione a diventare la parte preponderante della società. La diffusione di una discreta istruzione di base fu sufficiente a ridimensionare l’appeal del Vaticano e delle mafie sulle menti di una parte degli italiani. Gli Stati Uniti al contrario stavano acquisendo un potere enorme in ambito internazionale. Europa, Giappone, Centro e Sud America si scoprirono ben presto loro colonie commerciali. Tutto ciò che era moderno, efficiente, redditizio e trendy era per forza di cose americano. L’inglese ed il dollaro divennero il vocabolario comune del mondo occidentale e gli Stati Uniti, agli occhi di tutti, i padroni del pianeta.

L’esempio statunitense, l’accessibilità ai mercati internazionali e la seppur ridotta redistribuzione del reddito tra le classi spinsero le intenzioni dell’opinione pubblica italiana nella direzione di un maggior liberismo. Il fascino e la paura del comunismo stavano scemando. La corruzione amministrativa si diffondeva a macchia d’olio. In generale l’elettorato si concentrò ancor di più attorno ad un polo centrale, ma il baricentro del sistema virò a dritta. Ne sarebbero scaturiti gli anni del ‘socialismo di destra’ tutto nostrano, gli anni dorati della Milano da bere. I soldi scorrevano a fiumi: le mafie (regionali e sovranazionali) finanziavano, Berlusconi moltiplicava, Craxi vidimava ed lo IOR ripuliva. Al popolo restavano le briciole, naturalmente, ma di briciole ne cadevano dal tavolo più che in passato. Craxi, Berlusconi e le banche divennero la trinità laica di chi si accontentava. Al Vaticano questo andazzo non andava proprio a genio, ma la grana era tanta e si poteva chiudere un occhio.

IN ITALIA [3]: Pentapattuito

Al fragoroso collasso della ‘Milano da bere’ e della ‘Roma da magnare’ è stato dato il nome di Tangentopoli, o Mani Pulite a seconda dei punti di vista da cui si osserva la faccenda. Cominciò nel 1992 e parve ai più (me compreso) una ventata di novità. Qualsivoglia fossero le intenzioni che muovevano la magistratura, oggi possiamo constatare che Mani Pulite a conti fatti non torse un capello al sistema. Il suo risultato più visibile fu di realizzare forzosamente il ricambio generazionale di una classe dirigente (i dipendenti della Trimurti seduti in parlamento) vecchia, corrotta e un pò troppo nazionalista agli occhi dei padroni. Tangentopoli fu comprensibilmente sopravvalutata dal popolo ma, a conti fatti, per la Trimurti – ma soprattutto per i potentati finanziari sovranazionali in piena espansione – fu un’ottima occasione per redistribuirsi le quote societarie ed ammodernare la favola della destra e della sinistra.


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