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In Mauritania la schiavitù diventa crimine contro l’umanità

Creato il 14 gennaio 2013 da Micheletallone @michele_tallone

In Mauritania la schiavitù diventa crimine contro l’umanità«L’argomento schiavitù resta oggetto di intense polemiche» afferma, a ragion veduta, l’Agence Panafricaine de Presse (Pana). Per tentare di porvi rimedio, il 29 novembre scorso il governo della Mauritania ha adottato un disegno di legge che etichetta la schiavitù come crimine contro l’umanità. La nuova legge prevede sanzioni che vanno dalla reclusione alle multe, con tanto di privazione di tutti i diritti civili.

Sono tre le forme tradizionali di schiavitù in Mauritania:
- Domestica: lo schiavo è vincolato ad un padrone per tutta la vita, senza poter avere contatti con la famiglia d’origine.
- Sessuale: le donne appartengono al padrone la cui autorità è considerata naturale.
- Agricola: lo schiavo è assegnato ai lavori più duri e ripugnanti.

Negli anni passati la Mauritania ha a lungo cercato, senza successo, di sradicare il demone della schiavitù. «La schiavitù è stata abolita in tutte le sue forme il 9 novembre 1981» ha dichiarato SOS Schiavi, associazione impegnata nella difesa dei diritti umani. Questa legge, però, non è stata sufficiente per porre fine a questa forma di violenza, così il governo, nell’agosto 2007, ha adottato un altro testo che tratta la schiavitù come un vero e proprio crimine prevedendo pene fino a dieci anni di reclusione. Nemmeno questa risoluzione, però, pare essere servita ad eradicare questa “tradizione”.

Ora questa nuova legge, lennesima, per cercare di estirpare dalla mentalità di questo popolo una pratica condannata e messa al bando, ormai, da quasi tutto il mondo.

Biram Ould Dah Ould Abaid, presidente dell’Iniziativa per la Rinascita del movimento Abolizionista (IRA), nel suo discorso dello scorso 27 novembre a Ginevra durante la 5a sessione del forum delle Nazioni Unite sulle minoranze, ha definito la classe politica e religiosa del proprio paese «una maggioranza con tendenze schiaviste», rappresentazione di un mondo ormai arcaico che «proibisce alle donne qualsiasi funzione esecutiva nella società». Lo schiavo «non è un oggetto, un bene mobile, solo a causa della sua inferiorità sociale intrinseca» ha poi aggiunto.

Resta da chiedersi, e da sperare, che la nuova legge venga applicata sul serio. Gli abolizionisti però sono scettici, vedendo come la schiavitù sia una pratica assai radicata nella società. Le vittime, nonostante le leggi sempre più dure che si sono succedute, non hanno però trovato ancora il coraggio di uscire allo scoperto e denunciare la loro prigionia.

[Fonte: SlateAfrique]


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