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In memoria di Lloyd Pye

Creato il 13 dicembre 2013 da Extremamente @extremamentex

Ha lottato fino all’ultimo, senza mai perdere la speranza. È morto Lloyd Pye, il ricercatore americano che ha legato il suo nome allo Starchild, quello strano teschio dalle caratteristiche uniche trovato in una grotta messicana, e alla cosiddetta “Teoria dell’Intervento”. Lloyd aveva 67 anni. Si è spento il 9 dicembre, circondato dall’affetto della sua famiglia, tra le braccia dell’anziana mamma. A renderlo noto, è stato un commuovente annuncio postato dal nipote su Facebook.

La malattia che lo ha portato via gli era stata diagnosticata la scorsa estate. “Un linfoma a cellule B aggressivo”, si legge ancora nel comunicato diffuso all’epoca sul suo sito. Aveva dovuto diradare gli impegni per concentrarsi su quella battaglia personale. Era ottimista, pur essendo ben consapevole della gravità della situazione: lo scriveva- senza giri di parole, ma in modo molto schietto, come sua abitudine- nelle lettere che spediva ad amici e fan inclusi nella sua mailing list.

Ne facevo parte anch’io. Lo avevo contattato per avere qualche informazione in più sui suoi studi. Mi aveva concesso prima un’intervista scritta, poi una via Skype e da allora eravamo rimasti in contatto. Mi aveva informato che da luglio a settembre si sarebbe spostato in Gran Bretagna per una serie di conferenze e aveva accettato l’invito al convegno che stavo organizzando per l’inizio di autunno a Segrate. Poi, quel fulmine a ciel sereno…

La malattia lo aveva costretto a cambiare programmi e a trascorrere alcune settimane in una clinica tedesca. Ma nonostante i problemi e le preoccupazioni, non aveva dato forfait. Anzi. All’inizio di settembre, di sua iniziativa, aveva preso un treno per Milano per conoscermi di persona e fare un’altra intervista- la prima faccia a faccia. In quell’occasione ebbi modo di capire quanto fosse affabile e brillante, con un forte senso dell’humour e una grande capacità di comunicazione.

Ci eravamo rivisti alla fine del mese, per quel meeting di cui Lloyd Pye era l’ospite d’onore,  il più atteso, il più famoso. Sul palco, aveva presentato per due ore i risultati dei suoi studi che avevano fatto di lui uno dei più importanti ricercatori alternativi al mondo. Una definizione che non riteneva sminuente, tutt’altro: la considerava un vanto. Pye voleva essere alternativo al sapere accademico e alla scienza ufficiale che, a suo dire, nascondevano la verità: ovvero, l’esistenza di altre creature intelligenti, nel cosmo, e il loro intervento determinante nella nostra evoluzione.


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