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“In morte di Federico Cerutti. Riflessioni sulla vita, sulla morte… e su Facebook”

Creato il 02 giugno 2015 da Federbernardini53 @FedeBernardini

“In morte di Federico Cerutti. Riflessioni sulla vita, sulla morte… e su Facebook”

Domenica 31 maggio – Oggi, aprendo la prima pagina di Google alla voce Facebook, ci si imbatte, subito dopo l’indirizzo del sito, nella notizia del suicidio di un ventisettenne, Federico Cerutti, candidato alle elezioni comunali nel comune di Vigevano, la cittadina lombarda nota per i suoi calzaturifici e resa celebre dal romanzo di Lucio Mastronardi, morto anch’egli suicida, “Il maestro di Vigevano”.

Una notizia che tutti voi utenti di Facebook, tranne quelli molto distratti, conoscete già… non scrivo per informarvi, ma perché questa vicenda mi ha profondamente turbato, non solo per la sua evidente tragicità, ma perché presenta alcune analogie con quella di chi scrive ed è indotto a trarre da essa lo spunto per qualche riflessione.

Si chiamava Federico, come me, ed era candidato alle elezioni comunali della sua città, esperienza che feci anch’io nel 2008, ma anche, e soprattutto, era afflitto da un male che conosco bene e che, a fasi alterne, tormenta anche me.

Federico era un giovane brillante, dottore di ricerca in genetica, biologia molecolare e cellulare, ma l’intelligenza, la cultura e i titoli a nulla valgono quando si è vittime di quel male di vivere che ci trasciniamo con pena sotto lo sguardo indifferente e a volte ostile o sarcastico di chi ci circonda e può condurre chi è dotato di una sensibilità esasperata a rinunciare alla vita. Una scelta codarda, diranno in molti, lo scrive anche Federico, affidando proprio a Facebook le sue ultime parole… per me solo una scelta disperata e degna di rispetto.

Alla luce di tragedie come questa, che ci pongono brutalmente di fronte alle questioni fondamentali della vita e della morte, non possiamo non riflettere sulla futilità di certi nostri comportamenti, anche e soprattutto su Facebook, grazie alla maggiore “disinvoltura” e superficialità che questo mezzo favorisce, non essendo noi costretti, quando ci esprimiamo, a sostenere lo sguardo dei nostri interlocutori.

Quante penose schermaglie, quanto vacuo esibizionismo, quanta ipocrisia farisaica e quanto livore ci risparmieremmo se solo ci soffermassimo un po’ a considerare quelli che sono i pochi e fondamentali principi e valori cui la nostra vita dovrebbe informarsi. Eviteremmo di fare i conti con essi, tormentati dai rimorsi e dai rimpianti, quando verrà il momento che arriva per tutti… e sarà troppo tardi.

Federico Bernardini

Illustrazione tratta da Google immagini


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