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In piedi, entra la corte! - Recensione - 3DS

Creato il 24 ottobre 2013 da Intrattenimento

Grande attesa per il debutto su 3DS dello studio legale più folle e simpatico del mondo: dopo aver investigato ed esaminato tutte le prove, il nostro verdetto

La serie di Ace Attorney debuttò in Giappone nel 2001 su Game Boy Advance, anche se noi occidentali potemmo entrare nei tribunali virtuali solo dal 2005 con la conversione su DS del primo episodio. In dodici anni di attività siamo al quinto gioco della linea principale, a cui vanno aggiunti due spin off dedicati all'altro lato della giustizia, l'accusa, un crossover con l'universo di Professor Layton, una serie di conversioni e raccolte per PC, WiiWare e iOS, una serie a fumetti, un musical, un film ed un adattamento teatrale. Ah, oltre ovviamente ai diversi milioni di copie vendute, senza le quali non ci sarebbero stati né seguiti, né conversioni, né incursioni in altri media. Il perché di tutto questo successo poteva essere un mistero da queste parti sino a qualche anno fa, ma si dà il caso che sia stata proprio la conversione occidentale di Phoenix Wright: Ace Attorney a svelare alle masse euroamericane quanto quei giochini tutti giapponesi, che vanno sotto il nome di Visual Novel, possano essere magnetici, coinvolgenti ed interessanti. Tentativi di esportare un genere che da decenni non vede incrinarsi la propria popolarità nel Paese del Sol Levante v'erano stati anche prima, viene in mente lo Snatcher di Hideo Kojima, ma fu solo la nostra simulazione d'avvocato a riscuotere un tale successo da cogliere impreparata la stessa Capcom, e ad aprire finalmente le porte anche a tante altre serie. E questo perché, tra le Visual Novel, la saga di Ace Attorney è sempre stata realizzata con particolare cura, presentando un gameplay investigativo e logico di prim'ordine, trame intricate e coinvolgenti, personaggi interessanti e talmente sopra le righe da non poter non risultare simpaticissimi sin dalla prima partita; ha un nome da difendere, insomma, Ace Attorney, ed ecco perché per questo debutto su 3DS ci si attende grandi cose.

Legal drama

Essendo trama e personaggi tra le più appuntite frecce all'arco di Dual Destinies, così come di tutti gli episodi della serie, eviteremo di rovinarvi l'esperienza con troppe anticipazioni. Vi basti sapere che un anno dopo i fatti raccontati in Apollo Justice: Ace Attorney, l'ultimo episodio della saga principale, il caro vecchio Phoenix Wright torna ad esercitare l'avvocatura a capo della Wright Anything Agency, il suo studio (non solo) legale. Ma questo non significa che il giovane Apollo non sia della partita, anzi, il suo ruolo all'interno della WAA, come erede designato di Wright, è sempre più di primo piano. Ad affiancare il duo c'è una nuova conoscenza: la giovanissima Athena Cykes, che a soli diciotto anni ha già ottenuto l'ambitissimo distintivo di avvocato e il cui sogno è quello d'introdurre i concetti della psicoanalisi all'interno dei processi, e fa il suo ritorno anche Trucy, la figlia adottiva di Wright che aiutò Apollo nell'episodio precedente e che è pure rappresentata dalla WAA, ma in qualità di prestigiatrice. Lungo il gioco poi faremo tanti nuovi incontri e c'imbatteremo anche in vecchi, amatissimi, personaggi, amici o avversari che siano. Sempre nell'ottica del non anticipare troppo, ci risulta però difficile non citare almeno uno dei nuovi personaggi, vale a dire Simon Blackquill.

In piedi, entra la corte!
Simon è il procuratore distrettuale, l'accusa, l'avversario di Phoenix, Apollo e Athena, ma se avete giocato anche un solo Ace Attorney sapete che i procuratori distrettuali sono tra i personaggi più interessanti, divisi tra il loro ruolo di "cattivi" e la loro naturale sete di giustizia, tanto che ad uno di loro, Miles Edgeworth, sono stati dedicati i due spin off della serie Investigations (a proposito, pare che a seconda delle vendite di questo Dual Destinies Capcom potrebbe decidere di rilasciare in occidente anche il secondo Investigations, che non ha mai visto le nostre sponde, ma questa è un'altra storia). Blackquill non fa eccezione e si fa notare, oltre che per i suoi atteggiamenti da samurai moderno, per una caratteristica molto, molto particolare: esercita infatti il suo ruolo di procuratore mentre sta egli stesso scontando una condanna per omicidio! Che sistema giudiziario è quello che permette ad un assassino di fare da rappresentante della legge, si chiede Apollo a un certo punto del gioco. E' proprio sul concetto di "età oscura della legge" che si regge la trama di Dual Destinies, e sul tema ricorrente della falsificazione delle prove. Una trama, come al solito, estremamente ben scritta ed appassionante, dove i casi singoli si inseriscono pian piano in un insieme coerente ed affascinante, esattamente come i singoli "pezzi" di ogni caso lentamente vanno al proprio posto man mano che il giocatore li affronta e ne dipana le intricate complicazioni, e come, ad un livello più alto, ogni episodio della serie è parte di un affresco globale che, risultato mirabile di questi tempi, è allo stesso tempo molto complicato ma perfettamente coerente e logico. Lungo il gioco approfondiremo la psicologia di tutti i personaggi principali i quali, anche qui com'è sempre avvenuto, sotto l'apparenza esagerata, esagitata, molto umoristica e molto nipponica, nascondono una profondità di ottimo livello che non può, almeno per alcuni di essi, non farli entrare nelle migliori memorie videoludiche del giocatore. E lo faremo alternando tanti momenti comici, - il gioco sembra indugiare spesso e con compiacimento in questi divertissement, sfociando a volte nel prolisso - drammatici colpi di scena e occasionali divagazioni nella psicanalisi; tutto molto emozionante, ben scritto, ben reso dalle maggiori capacità tecniche del portatile 3D Nintendo.

Il giusto processo

Chi non è nuovo ad Ace Attorney ci metterà un secondo ad ambientarsi in Dual Destinies. La struttura di base, infatti, non è cambiata di una virgola, e per quanto siamo sicuri che questo risulterà graditissimo ai fan, non possiamo non chiederci quanto sarebbe bello da parte di Capcom osare un po' di più, limare magari quella linearità che da un lato permette agli sceneggiatori di avere il totale controllo della propria creatura, dall'altro però frustra un tantino le velleità investigative e logiche del giocatore a cui è richiesto sempre e comunque, per andare avanti, di fare una determinata cosa in un determinato momento, tutto già previsto dai suddetti scrittori.

In piedi, entra la corte!
E' un po' il problema storico della saga, che si manifesta soprattutto quando non pare ci sia una logica proprio stringente nella scelta giusta, ed allora ci si ritrova, ad esempio, a proporre al giudice la prova delle bugie del testimone di turno andando un po' alla cieca, anche quando magari si è capito benissimo come e perché questi stia mentendo; c'è da dire che in Dual Destinies questi frangenti sono stati ancor di più limitati, ma non eliminati. Tutto questo discorso però non ha senso per chi la struttura di base non la conosce, e quindi andiamo brevemente a spiegarla. Ogni caso si articola in due fasi, quella investigativa e quella processuale. La prima ci vede muoverci tra il luogo del delitto e varie altre località, interrogare e dialogare con i personaggi come in tutte le Visual Novel, e indagare nelle varie ambientazioni come in una normale avventura grafica, il tutto per raccogliere tutte le prove possibili.
In piedi, entra la corte!
Tali prove devono poi essere usate nel processo: scordatevi la presunzione d'innocenza, nel sistema giudiziario di Phoenix Wright è l'avvocato difensore che deve dimostrare l'innocenza del proprio assistito e non il contrario. Potrà sembrare strano, ma tale sistema è effettivamente ispirato al vero processo giapponese, nel quale la percentuale di condanne è altissima, 99%, ma dove in compenso non si manda mai a processo un sospettato se non si ha la quasi totale certezza della sua colpevolezza. Di base, tra i frizzi e lazzi e le svolte drammatiche di cui sopra, si ascoltano i testimoni, magari li si pressa per chiarire alcuni punti e far uscire nuove verità, e quando si pensa che stiano mentendo (e mentono, mentono tutti) arriva la classica "Obiezione!" urlata a squarciagola, che però dev'essere seguita dalla presentazione della prova che dimostra la menzogna. Se si sbaglia, il giudice perde un po' di fiducia nella difesa, e quando questa si esaurisce completamente, l'accusato viene giudicato colpevole; esiste quindi anche il Game Over, ma capirete che nell'ottica di una Visual Novel si tratta più di una seccatura che di altro. Graditissima è quindi la possibilità di salvare in ogni momento, magari giusto prima di presentare la prova che secondo noi dimostra una falla nelle teorie dell'accusa.

Soggetti da psicanalisi

Gli aficionados sanno che i nostri avvocati possono contare, per sbloccare un processo che li vede nettamente sfavoriti e al contempo rendere un po' più vario il gameplay, sulle proprie peculiari abilità, quasi dei "poteri speciali". Così, mentre Phoenix sblocca i lucchetti che i testimoni hanno per proteggere alcune verità, e Apollo, col suo particolare braccialetto, è in grado di cogliere i minimi tic nervosi che segnalano una bugia, Athena, come dicevamo, introduce la psicologia all'interno del dibattimento: è il "Mood Matrix" il nuovo sistema escogitato dai programmatori.

In piedi, entra la corte!
Grazie a Widget, un minuscolo e tecnologicissimo gadget dotato di interfaccia olografica alla Minority Report (ma Ace Attorney è ambientato qualche anno nel futuro, quindi va tutto bene), Athena può estrapolare dalle parole del testimone le immagini di quanto questo sta raccontando, nonché le emozioni che il soggetto prova in quel momento, che possono essere sostanzialmente felicità, rabbia, tristezza e paura. Quando ci si imbatte in un'emozione che non sembra coerente con la testimonianza, o in una sua non prevista intensità, significa che c'è qualcosa che non va, e bisogna insistere su quel determinato punto per rimuovere il blocco psicologico che impedisce all'interrogato di dire tutta la verità e nient'altro che la verità. Un "gameplay twist" tipico della serie, che risulta però forse meglio realizzato e più immediato, ad esempio, dell'abilità di Apollo, che richiede di concentrarsi su una specifica parte del corpo del testimone e aspettare pazientemente che il tic si manifesti. Sebbene si tratti di una novità, s'inserisce appieno nello spirito linearissimo e guidato del gioco. Le abilità, infatti, possono essere usate solo quando il gioco lo prevede e questo ci costringe di nuovo a segnalare che dal punto di vista del gameplay nulla è stato cambiato, con tutte le considerazioni positive e negative già fatte poco più sopra. Anche il sistema di controllo non subisce variazioni di sorta, presentando i due sistemi alternativi bottoni/touch screen e la possibilità di urlare nel microfono per pressare gli interrogati e presentare un'obiezione. Laddove Ace Attorney si è invece decisamente evoluto è nel reparto presentazione e tecnica: approfittando delle maggiori potenzialità del 3DS, i programmatori hanno dato una decisa rimodernata a tutto il comparto tecnico, a partire dalla grafica che è ora tutta in 3D, con un simpatico, leggero e ben realizzato cel shading sui personaggi. Questi assumono una corporeità del tutto nuova, sono spesso presentati anche a figura intera, sono dotati di molte più animazioni, tutte belle esagerate come prevede lo spirito della serie e tutte fluide e molto riuscite; ma anche le ambientazioni godono della nuova tecnica, della profondità resa possibile dalla stereoscopia (rimandiamo all'apposito paragrafo per un approfondimento) e dei movimenti di camera che sono molto atmosferici e che ci fanno sembrare la nota aula di tribunale molto più spaziosa e concreta che non in passato.
In piedi, entra la corte!
Per quanto riguarda le musiche, molte sono riciclate dai giochi precedenti, solo alcune, per lo più legate a determinati personaggi, risultano nuove. La cosa bella è che stavolta sono tutte orchestrali, con conseguente piacere uditivo nettamente aumentato; per il resto sottolineano con la solita perizia i vari momenti del gioco, da quelli più comici a quelli più drammatici. Tutto questo ha un effetto positivo anche sulla presentazione e sul feeling che così il gioco instaura col giocatore, rendendo l'universo, per quanto un po' straniante nelle sue esagerazioni, sempre più vivido e coinvolgente; da segnalare a questo proposito gli ottimi intermezzi animati, fatti veramente bene e che messi insieme raggiungono anche una certa lunghezza. Segno di un prossimo anime di Phoenix Wright? Non ci dispiacerebbe affatto. Gli intermezzi animati però ci introducono anche a quello che per molti, dalle nostre parti, sarà un grosso difetto: così come Investigations, Dual Destinies resta completamente in Inglese, nel parlato (e i suddetti filmati non hanno neanche i sottotitoli) così come nelle tonnellate e tonnellate di testo. Si tratta di un vero peccato: per quanto per andare avanti sia richiesta in fin dei conti una conoscenza solo scolastica della lingua di Albione, i non anglofili si perderanno un sacco di dettagli, battute, riferimenti e giochi di parole che da sempre sono una caratteristica distintiva di una saga sempre ben scritta. Inoltre, le localizzazioni in Italiano degli Ace Attorney sono sempre state tra le migliori mai viste nel nostro mercato. E' questa una scelta espressamente fatta da Capcom per limitare costi e rischi di una serie che, evidentemente, ha un po' mollato la sua presa sul pubblico occidentale dopo l'exploit del primo episodio. E nella stessa ottica va vista l'altra scelta che farà discutere, cioè quella di rilasciare Phoenix Wright: Ace Attorney - Dual Destinies in Europa e USA esclusivamente su eShop. Sappiamo bene che questa cosa farà storcere un po' il naso a molti lettori, e probabilmente limiterà anche il bacino d'utenza del prodotto; ma l'altro lato della medaglia è che si può comprare a 25 Euro un gioco completissimo, molto lungo (5 casi per un totale di almeno 25 ore di gioco, più uno ulteriore già previsto in DLC), molto bello, che scatolato costerebbe almeno, se conosciamo bene il mercato, quindici Euro in più. Phoenix Wright: Ace Attorney - Dual Destinies - Trailer del Nintendo Direct ottobre 2013
In piedi, entra la corte! - Recensione - 3DS
Phoenix Wright: Ace Attorney - Dual Destinies - Trailer del Nintendo Direct ottobre 2013

Il "more of the same" è sempre un'arma a doppio taglio: i fan potrebbero dividersi tra chi non vuole assolutamente che la formula classica sia cambiata, e chi invece vorrebbe qualche novità nell'impianto di gioco, magari tesa a limitarne la linearità, per quanto si possa limitare la linearità in questo genere così particolare. Ma se guardiamo Dual Destinies con gli occhi di chi non ha mai avuto a che fare con la serie, si coglie un discorso essenziale: è un bellissimo gioco. Ben scritto, avvincente, coinvolgente, come al solito dotato di un umorismo tutto particolare che improvvisamente vira su un drammatico per nulla fine a sé stesso. E poi, come al solito, casi intricati da risolvere con molta materia grigia, personaggi memorabili, una coerenza tra i singoli casi e i vari episodi difficile da trovare altrove... I pregi si sprecano, sempre tenendo presente le peculiarità del genere. E la qualità sempre altissima della sceneggiatura, e il totale miglioramento al comparto tecnico/estetico, fanno dell'ultimo Ace Attorney probabilmente il migliore della serie. Aggiungiamoci il prezzo ridotto e veramente non vediamo perché non debba essere consigliato a tutti, fan e novizi. Con la sola eccezione, purtroppo, di chi non conosce l'Inglese.

Michele Maria Lamberti
Michele Maria Lamberti
@MikeMLamberti

Pro

  • E' un Ace Attorney con tutti i crismi
  • Qualità altissima di trame e personaggi
  • Totale rinnovamento di asset grafici e sonori, presentazione migliorata
  • Prezzo ridotto

Contro

  • Nessuna novità di sostanza
  • A volte un po' prolisso
  • Totalmente in inglese

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