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In principio era Scanu, ovvero della banalità.

Creato il 09 dicembre 2010 da Valentediffidente
In questi giorni sono stato preso alla gola da due notizie sconvolgenti. La prima riguarda l'uscita del nuovo album (no, purtroppo non parlo di quello delle figurine) di Scanu; la seconda, invece, è l'iscrizione del nostro all'Università. Sulla seconda, ammetto che ho dedicato un applauso a Scanu: due occhioni languidi e dei capelli vaporosi dedicati alla facoltà di medicina, sono degni della massima stima. Invece no. Frequenterebbe una fantomatica Facoltà di Lettere ad indirizzo musicale. L'idea iniziale di questo post è mutata radicalmente. Dunque:
AVVISO PER I LETTORI. In principio era di un post unico. Volevo recensire il nuovo lavoro di Scanu ma c'è tantarrobba e ho dovuto dividere il lavoro in due scritti differenti. Il primo, che è quello che stai leggendo, sono riflessioni filosofico-artistiche senza la benché minima qualità (visto l'argomento era impossibile fare altro) sul piattume della musica "ad dolescente", un po' come le leggi ad personam. Nel secondo troverete un'analisi sociostoricopoetica dei brani del nostro paladino. Proseguiamo con il primo post.
Passato il ciclone Scanu, che si è risolto come una scorreggetta in una tempesta, le previsioni future ci mettono in guardia dall'uragano Nathalie. In questi giorni mi sono dovuto difendere anche da quello Scarrone. Mi faccio una domanda, alla quale spero voi siate in grado di ripondere: è possibile che ogni anno da 'sti cazzo di talentsciò debba uscire il nuovo talento della musica italiana? Siamo veramente il paese con la più alta concentrazione di fantastici cantanti al mondo? La butto lì... è così strampalato pensare che la preparazione musicale media degli italiani sia così mediocre da far vedere talenti ovunque? Quest'anno, grazie alla presenza di Elio, ho visto qualche puntata di X-Factor. La mia impressione è che questi nuovi fenomeni risaltino in maniera così fulgida solo per la pochezza degli altri concorrenti. Se mi mettessi a giocare a pallone con dei bambini di sei anni, secondo voi mi comprerebbe il Barcellona?
Devo però spezzare una lancia (lo farei volentieri sulla schiena di Nevruz) a favore di questi talentsciò. Alcuni miei alunni, grazie a questi programmi, hanno scoperto le "vecchie" canzoni, con il risultato di preferire gli originali ai doppioni cartonati che passano in tv. Alla fine possiamo almeno salvarne l'aspetto divulgativo.
Andiamo un po' nello specifico. Il nuovo album di Scanu (che ho ascoltato più volte ma che commenterò  approfonditamente nei prossimi giorni) scondinzola  nella nuova vena della creatività musicale italiana. Se prima creatività voleva dire sperimentare e proporre nuovi stimoli al pubblico, ora creare significa individuare lo stimolo al quale risponde il pubblico e sfruttalo al massimo. Un concezione piuttosto pavloviana. Questo aspetto lo si può notare già visivamente. Gli over trenta come me (sigh!!) ricorderanno che musica, arte e moda hanno innescato un fermento creativo pazzesco negli anni passati. Avranno ancora vive negli occhi le magiche copertine di alcuni LP. Entrare in un negozio di dischi, era di per sé un'esperienza visiva pazzesca. Le copertine esplodevano come fiori in primavera. Un disco oltre all'impegno musicale, portava quello fotografico, a volte pittorico. Non é un caso che grandi artisti figurativi abbiano contribuito alle fortune di molti dischi. Spesso le copertine erano una sorta di riflesso del contenuto musicale. Non nego che alcuni dischi li ho comprati per il grande impatto visivo della copertina, senza neppure conoscere il musicista in questione ma, raramente, ne sono rimasto deluso.
Oggi invece che succede? Oltre al piattume contenuto nel supporto (magari più tardi, se ho voglia e tempo ne parliamo), la banalità rimbalza già dalla copertina. Qualche esempio?
In principio era Scanu, ovvero della banalità.
Ecco una originale foto in bianco e nero della Amoroso per l'album "Senza Nuvole" e, aggiungerei  nemmeno fantasia. Primo piano intenso a sottolineare gli occhioni da cerbiatta. Foto piuttosto modaiola, più improntata alla vendita di un mascara o di un bijoux, che di un album musicale.
In principio era Scanu, ovvero della banalità.
Ecco un'altra originale foto, questa volta a colori, della Amoroso. Primo piano secco per far risaltare gli occhioni da cerbiatta. Ops, non è l'Amoroso ma la Errore con "Ragazza, occhi, cielo" magari all'interno del cd ci sarà dato sapere se le definizioni del titolo sono Verticali o Orizzontali. Probabile che le due copertine siano state fatte insieme... in questi tempi di crisi avranno fatto un forfait, speriamo almeno sia stata rilasciata fattura...
In principio era Scanu, ovvero della banalità.
Segue Emma. Copertina differente, mentre le due precedenti sembrano uscite da una serata dialogica con Schopenauer, ecco una bella copertina colorata alla Barbie Girl. Lei ha un bel sorriso sornione e io so perché. Leggete il titolo dell'album. Emma s'è fregata le nuvole della Amoroso!!
Andiamo oltre, passiamo ai maschietti.
In principio era Scanu, ovvero della banalità.
Ecco qui una bella foto di Marco Carta in versione Gieims Diin. Anche se credibile come una banconota da sette euro questa foto risulta la più originale del gruppo. Difficile crederlo vero?
In principio era Scanu, ovvero della banalità.
Ecco un Carone d'annata. Sguardo un po' da pesce lesso. Secondo me questo scatto è figlio di una scelta fatta da un'equipe ubriaca. Dovrebbe essere una foto del periodo interlocutorio-meditativo. La sua speculazione filosofica cerca di rispondere ad una domanda cosmica: come cazzo è possibile che ci sia gente che mi permette di incidere dischi? Ma soprattutto com'è che qualcuno li compra? Non c'è da stupirsi se le sue composizioni conducano a filosofi intimisti come Kierkergaard, in lotta contro il mondo che è sinonimo di superficialità e conformismo, dal quale sarebbe meglio fuggire. Più che Carone sembra Caronte.
In principio era Scanu, ovvero della banalità.
Ripropongo un altro scatto di Carta. Tutto bello bianco e patinato, con un filo di barba che contrasta con  la purezza del resto della foto. Dice che mi rincontrerà. Non preoccuparti, non è necessario. Un'analisi della poetica cartiana fa capire quanto questo pensatore moderno dipenda da Schopenhauer. Per il filosofo tedesco l'amore è una forza che travolge qualsiasi cosa. La vera finalità di tutto è riassumibile nella  continuazione della specie. Per sintetizzare il tutto: non c'è differenza tra un toro da monta e la profondità dei versi cartiani.
In principio era Scanu, ovvero della banalità.
L'esatto contrario della foto precedente. Dove prima era tutto bianco e angelico con un viso un po' bricconcello, ora è tutto scuro e diabolico, con uno Scanu bello liscio e rasato con i ricci fluenti a incorniciare il visino da putto. Notato l'originalità? Titoletto in rosso che recita "Sentimento". Vista la posizione era più adatto "Reggi mento".
In principio era Scanu, ovvero della banalità.
La verità storica però, ineludibile in quanto verità, impone di dire che Scanu e Carta sono discepoli di Dennis. La differenza sostanziale tra i due precedenti è che l'antesignano di questo genere di posa, preferisce sdraiarsi sull'altro lato. Devo capire se questo cambio di posizione sia una metafora politica o solo un escamotage per  nascondere una gobba o una scogliosi? Boh! Inutile qualsiasi commento al disco in questione, perché il tempo è stato galantuomo. Andiamo oltre.
In principio era Scanu, ovvero della banalità.
Con Napolitano, non il Presidente della Repubblica, sembra che dopo la fase "immagine spiaggiata" si stia percorrendo il nuovo filone "foto segnaletica". Originalissimo l'ossimoro fotografico della foto che, mai come in questo caso, dona un senso di plastica staticità. Sembra infatti che il buon Luca abbia l'occhio stranito e sorpreso come se le gambe fossero diventate due tronchi di rovere mentre il produttore del cd gli sussurra: "Minchia l'album si intitola VAI e tu sei lì come un chiodo piantato in una tavola di legno!!".
Dopo tutte le critiche fatte, un apprezzamento. Forse apprezzamento è troppo. Diciamo che mi trovo concorde sul fatto di mettere i faccioni di questi ragazzotti-pupazzotti in primo piano. In effetti, nella civiltà dell'immagine se a nomi semisconosciuti come i loro non si affiancasse la fotonatesserartistica è probabile che nessuno o, perlomeno, molto pochi li riconoscerebbero.
La visione di tutte queste copertine e l'ascolto di alcuni di questi ciddì, mi ha riportato alla mente le parole di Schelling: l'esistenza è un processo a varie fasi che ha un suo scopo preciso. Se qualcuno fosse a conoscenza dello scopo preciso delle persone sopraccitate, faccia un fischio.
Qualcuno di voi si starà chiedendo chi me lo fa fare. Io una risposta ce l'ho. Soffro di una rarissima sindrome. Quella del gatto spiaccicato (ringrazio la dottoressa Lia che ha scoperto la mia patologia... fa anche rima). Vi spiegherò di che si tratta in un post seguente.
Mi sembra ottimistico concludere con questa foto... chissà mai che qualcuno scivoli sulla buccia.
In principio era Scanu, ovvero della banalità.

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