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in Scena/ Adriana Innocenti e Piero Nuti, un amore in teatro

Creato il 16 gennaio 2011 da Iltelevisionario

in Scena/ Adriana Innocenti e Piero Nuti, un amore in teatro

Parte oggi una nuova rubrica curata da Alessandra Giorda dal titolo in Scena dedicata al mondo del teatro. In questo primo appuntamento Adriana Innocenti e Piero Nuti, uniti nella vita e nel teatro, protagonisti di un successo che dura ormai da sedici anni: Trappola per topi.

in Scena/ Adriana Innocenti e Piero Nuti, un amore in teatro

(di Alessandra Giorda) A piedi nudi nel teatro, non è una biografia, ma sono appunti di una vita vissuta intensamente da una delle più grandi attrici di teatro che l’Italia vanta: Adriana Innocenti ossia Nana, soprannome con il quale è chiamata da chi la conosce bene.

in Scena/ Adriana Innocenti e Piero Nuti, un amore in teatro
Questo libro, piacevolissimo da leggere, offre parecchi spunti di riflessione, di meditazione intensa  una guida per molti giovani e non solo. Spesso oggi giorno si vuole ottenere tutto subito, gli obiettivi variano a seconda del momento e delle occasioni. Nana aveva un must, quello di diventare una grande attrice di teatro. Per questo suo desiderio affronta tutto e tutti, adattandosi a situazioni non comode e lavori umili. Non è facile quando si è giovani, illustri sconosciuti con nulla di certo per il futuro e con difficoltà economiche, perseguire senza indugio il proprio grande sogno. Significativo è il capitolo intitolato Cappotto di Cammello, dove Adriana confessa di avere un bellissimo cappotto di cammello comprato in una raffinata boutique di Sassari che non mette mai perché legata affettivamente da un cappottino di cammello con colletto di castoro marrone regalatole “per un freddo Natale Milanese da cinque dolci, affettuose amiche…di mestiere puttane”. In questo racconto si evidenzia la tenacia nel perseguire il suo sogno. Nelle difficoltà della carriera artistica ci sono momenti, quando ancora non si è nessuno, dove non lavorando non si ha il denaro per mantenersi e si fa il classico lavoretto per arrotondare. Otto mesi in un bar – trattoria a Milano, frequentato da attori del Teatro Piccolo, lavando con acqua fredda e soda le stoviglie, sempre con la speranza di una scrittura teatrale o televisiva. Inventandosi tartine ed aperitivo per aumentare gli incassi del titolare e diventando un’ottima cuoca, in un buco di cucina. In tutto questo gran da fare chi le dimostra riconoscenza, chi capisce che nel freddo invernale meneghino, Adriana non ha un cappotto per ripararsi dal freddo? Cinque prostitute che le sono riconoscenti. Mille sono le difficoltà che affronta sola e lontana dalla famiglia, senza il denaro necessario per pagarsi il biglietto del treno per tornare a casa quando lo desidera e spesso anche per vivere e pagarsi la pensione dove alloggia. Quanti giovani del giorno d’oggi avrebbero fatto dietro front e sarebbero ritornati all’ovile? O scesi a compromessi pur di arrivare alla meta desiderata? Questo libro è il trionfo di chi si è veramente fatta la gavetta, ma con dignità e lealtà di chi si è fatta tutta da sola. Ci sono aneddoti della vita di Nana simpaticissimi che coinvolgono anche altre persone, come un capodanno con De Sica che cucina la polenta al ritmo della conga e la somiglianza di Adriana con Nilla Pizzi.

Frequenta l’Accademia di Arte Drammatica a Roma, entra a far parte della Compagnia di Annibale Ninchi e nel 1947 debutta sul palcoscenico con La Cena delle Beffe di Benelli. Interpreta Pirandello, lavora con Giulio Donadio, è in scena con Liolà diretta da Vittorio De Sica. Lavora a Milano al “Piccolo” diretta dal grande Strehler e allo Stabile di Torino con la celebre Compagnia dei Quattro diretta da Franco Enriquez. Tra le opere interpretata con grande successo La Locandiera, La Vedova Scaltra ed Il Mercante di Venezia. Impossibile non evidenziare la grandissima interpretazione sempre al “Piccolo” della signora Peatchum ne L’Opera da Tre Soldi di Brecht.

In quest’intervista doppia con il suo compagno di sempre il grande Piero Nuti, realizzata nella loro bellissima casa torinese dove l’ospitalità è di rigore e dove in ogni angolo c’è un pezzo della loro storia, Nana e Piero si raccontano.

D: Hai lavorato con i più grandi registi della storia del teatro, chi ti ha insegnato di più e con chi ti sei trovata meglio?

R: (Nana) Strehler! Ho lavorato al suo fianco per tre anni ed ho imparato moltissimo. Mi chiamava quatr’occhi (per via degli occhiali) e rompiscatole (per via del mio carattere), ma teneva in considerazione le mie opinioni, volendomi al suo fianco durante le prove degli altri attori. Mi riteneva inoltre la regina dei silenzi. Diceva sempre: “Chi mi rifarà mai i silenzi della Innocenti in scena?”

 

D: Piero, tu come hai iniziato la tua carriera teatrale?

R: Presso lo Sperimentale di Luigi Piarandello, che negli anni ’50 diventerà il Piccolo Teatro Stabile Eleonora Duse di Genova. Sono poi approdato al Piccolo di Roma, diventando inseguito Presidente della Cooperativa del Teatro di Roma.

 

D: Come vi siete conosciuti?

R: (Piero) Ero un giovane con la carriera già ben delineata e promettente lavoravo presso il Gaslini, vivendo a Genova, avevo la fidanzatina che sarebbe diventata mia moglie. Un giorno decido di cambiare tutto ed intraprendere il ruolo di artista. Un grazie lo devo a mia madre che pur, essendo vedova, quindi con difficoltà e responsabilità maggiori, quando mi hanno offerto un contratto per due anni presso una radio milanese mi ha detto: “Se è quello che vuoi, molla tutto e vai, io sono dalla tua parte”. Non è stato facile per una donna di quei tempi e senza marito. Ho seguito il mio volere ed il suo consiglio, sono così approdato nella capitale lombarda. Terminati i due anni, ero senza contratto e ho deciso di andare il Svizzera. A Lugano, oltre alle banche ed il bellissimo lago, non c’era nulla. Alla sera era un mortuorio. Decisi così insieme ad altri due artisti di fare teatro. Mancava una donna. Avuto il nome di Adriana, tramite il suo sarto, ritornai a Milano, la contattai.

 

D: Come è nato il vostro amore?

R: (Piero) Decisa a venire a lavorare a Lugano con noi (me ed i miei compagni di teatro), le dissi di prendere il treno, andare a Como, prendere la corriera ed alla frontiera l’avrei aspettata io. Aspettai tre ore. Tu pensa che io odio aspettare. Ero furibondo, presi il treno ed andai a Milano, mi recai alla pensione dove alloggiava e come la trovai? In vestaglia!

 

D: Nana, ci avevi ripensato?

R: No. Ti spiego. Non potevo andare via dalla pensione, perché non avevo il denaro per pagare il mio soggiorno. Poiché la proprietaria era una giocatrice appassionata di canasta con qualche mezzuccio e barando la facevo perdere. Vincendo io mi pagavo la pensione. Non ero ancora riuscita a raggiungere la cifra occorrente. Certo che ero in vestaglia, ma avevo sotto il tailleur e le valige pronte.

 

D: Quando è scoccata la scintilla per un amore che dura da quasi sessant’anni?

R: (Piero) Al ritorno. Eravamo in treno, non la degnavo di uno sguardo, ero inferocito! Lei seduta con la sua borsetta nel corridoio, all’arrivo del controllore, allora con la lanterna in mano, per una disattenzione questi prese la borsa di Nana e lei la lanterna. Quindi se ne stava lì seduta con quell’oggetto in mano convinta di avere la sua borsetta. Arrivò il controllore urlando “Chi ha la mia lanterna e mi ha rifilato una borsa?”. Nana se ne accorse, la guardai negli occhi e galeotto fu quell’oggetto.

D: Piero tu hai fatto anche film per la TV, Il Processo Martirano, L’Occhio di Giuda, la telenovela Edera ed ultimamente hai interpretato il Maresciallo Badoglio, nella fiction Maria Josè – Ultima Regina, realizzata da Lizzani. Parlami di queste esperienze?

R: Si certo, bellissime esperienze. Sono contento di averle fatte. Avrei potuto fare di più ed oggi essere un gran divo, ma credo che nella vita si debbano fare delle scelte. Il mio amore è sempre stato il teatro e lo sarà sempre.

Piero Nuti, grande artista, ha anche lavorato in vari film, tra i quali: Il Petomane di Pasquale Festa Campanile con Ugo Tognazzi, Mariangela Melato e Adriana Innocenti e Todo Modo, con Gian Maria Volontè e Marcello Mastroianni.

 

D: Piero, sei regista e attore insieme ad Adriana in Trappola per Topi, un successo che dura quasi da sessant’anni. Qual è il motivo di tanto apprezzamento dal pubblico per questo giallo?

R: Nana ed io “facciamo” Trappola per Topi da 16 anni al Teatro Erba di Torino e pensa che dovevamo recitare per solo sei mesi. Abbiamo sempre il tutto esaurito. Sai qual è il segreto? Te lo svelo! E’ talmente segreto che nemmeno noi lo sappiamo. Da qualche anno a questa parte il teatro è molto richiesto dai bambini, sono loro che portano i genitori. Sono talmente arguti che spesso scoprono l’assassino già nella prima parte. Nonostante tutto c’è sempre il “pienone”.

 

in Scena/ Adriana Innocenti e Piero Nuti, un amore in teatro
D: Tu Adriana cosa pensi?

R: Condivido ciò che ha detto Piero, aggiungo solo che la grande Agatha Christie ha scritto moltissimi gialli di successo strepitoso, tutti prodotti anche in televisione, meno “Trappola” dove non ha mai dato l’autorizzazione. The Mousetrap deve solo essere rappresentato in teatro, la descrizione delle scene è fatta in maniera minuziosa, nulla è lasciato al caso. Siamo stati a Londra a vedere la versione inglese, non ci è piaciuta. E’ un business, quindi recitata da attori molto scarsi. Usciti da quel teatro siamo stati ad un’altra rappresentazione ed è stata linfa per noi. Il livello degli attori che ci sono all’estero è di gran lunga superiore all’Italia. Dopo sessant’anni che recitiamo, penso che qualcosa capiamo.

 

D: A quale opera teatrale sei più affezionata?

R: L’Erodiade. La mia passione. Ho interpretato L’Erodiade del grande Giovanni Testori.

Adriana e Piero sono due colonne portanti del teatro italiano. Hanno avuto una scuola di recitazione a Roma per parecchi anni. Ora da tempo vivono a Torino, recitano tutte le sere, escluso il lunedì dal 28 dicembre al 6 febbraio al Teatro Erba della capitale subalpina, riscuotendo un grandissimo favore di pubblico. Passati da un po’, per ambedue, gli ottanta anni, non pensano ad andare in pensione.


D: Non avete mai pensato ad un meritato riposo dopo tanto lavoro, dopo sessant’anni sulle scene?

R: (Ambedue) No!
(Piero) Vivere da pensionati piangendosi addosso o vivendo di ricordi? Non ci penso assolutamente.
(Nana) Che pensione! Stiamo pensando, ma abbiamo bisogno degli aiuti della Regione per le borse di studio, di fondare una scuola di teatro come dico io. Otto ore minimo di studio, dalla ginnastica, almeno due ore al mattino, alla postura sul palco, studio degli autori ecc. E’ un obiettivo al quale non intendo rinunciare!



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