Magazine Società
Quello che la gente accoglie a braccia aperte sotto il nome di “distrazione” è né più né meno che una fuga dalla propria mente, dalla propria psiche, dallo sforzo di utilizzare la propria testa. Ergo, si tratta di accettare come benevolo una attacco condotto contro la propria sovranità spirituale su se stessi. Stranieri in casa propria , i sostenitori della teoria evoluzionistica che ci vuole “Homo Sapiens feriensis”, sono il genere di persona completamente e irrimediabilmente stressata da tutti i problemi continuamente inoculati dalla società ai danni dell’equilibrio del singolo. Niente di sbagliato a cercare un rimedio allo stress, intendiamoci. Solo mi chiedo, se una mente ormamai colonizzata dai fantasmi, i mostri e i “terrori del domani”( proprio grazie all’infaticabile operato degli stessi mezzi, cosiddetti di “comunicazione” di massa che vanno per la maggiore) possa trarre mai un qualche effettivo beneficio, dallo spendere il tempo libero in una fuga totale e in un ancora maggiore oblio dalla propria mente… La coscienza del singolo, la sua mente e la sua consapevolezza di sé, a me sembrano troppo spesso un “fortino” continuamente assediato da nemici spietati; mentre le persone che amano l’ideologia di vita del “distrarsi a tutti i costi” mi paiono i padroni di quel fortino, che invece di passare al contrattacco, per vie appunto psichiche, scelgono la strategia del dileguarsi e lasciare il fortino completamente incostudito. Anche a me piace distrarmi. Ma appunto perché, passo la maggior parte del mio tempo a perseguire, conseguire, e mantenere…la mia CONCENTRAZIONE. Quel focus senza il quale, tecnicamente non è neppure corretto definirmi una creatura volitiva e consapevole di sé. Dove non è pensiero, non è, tecnicamente parlando, vita umana in senso proprio. Ma la gente che lascia la propria mente alla mercé di nemici invisibili, tensioni insondabili, e problemi giornalieri costruiti ad hoc e calati dall’alto, problemi delle quali reali cause la stessa gente poco sa o poco è interessata, quale motivo mai valido avrebbe di rivendicare un sacrosanto diritto a distrarsi? In realtà, quello che intendono questi signori (e quello per cui, a loro modo, ahimè, combattono), è che sono talmente stanchi dal subire preoccupazioni continue da una posizione di totale impotenza e passività, e si sentono talmente prosciugati e affatto lucidi, che l’unica cosa che sembra dar loro un sollievo, è una fuga totale dalle fiamme e dal fumo del proprio fortino assediato. Ma in questi modi e per queste vie, nascono le peggiori tra le dipendenze psicologiche dell’uomo. Per queste vie, perseguire una sanità o un’opera du auto-igiene della psiche, è veramente impossibile. Straniero nella propria casa, alieno dalla propria mente e psico-fobo, l’individuo medio sa benissimo che quello che desidera più di ogni altra cosa, è non-pensare. Ma non si confonda questa angosciata ricerca di non-mente, con una savia e igienica pratica Zen, o con cose di questo genere… Non è l’immediatezza di una vita senza filtri, il sollevamento di un qualche velo di Maya, che cerca questo genere di persona. Perché anche questa tipologia di viaggio, questo percorso di vita, al pari della meticolosa cura del proprio pensiero e del proprio spirito critico, del proprio ego, del proprio tempio interiore, richiede incredibili sforzi e tanta, tanta dedizione. No, il mediocre cerca la fuga in qualcosa che lo sollevi immediatamente al di sopra della propria sconosciuta e trascurata angoscia ( l’angoscia, l’unica spia morale che ancora tiene in piedi un corpo per altri aspetti ormai vegetale). E’ la cultura delle “pillolina” che toglie immediatamente i dolori, i pensieri, gli affanni. E che ti distrugge, in virtù dei suoi effeti collaterali… E’ “lo struzzo che mette la testa sotto la sabbia”, elevato al rango di ideologia dominante e modello di vita. Ma nessuno di questi signori, a quanto pare, pare capace di riflettere sul dato di fatto, che per avere la testa sotto la sabbia, bisogna essere piegati in ginocchio. Allora dico questo, e lo dico per quei pochi, tra i signori sopra elencati, che ancora un qualche barlume di vita spirituale lo possiedono; e naturalmente per tutti quelli che rifiutano il titolo di “normalità”, a questo stile vacanziero di vita: a questo modello di uomo “in perenne vacanza spirituale da se stesso”. Non siamo esseri umani, se non ci comportiamo per tali. Ogni tendenza si rafforza o recede, nell’Universo; ma nulla sta fermo. Onde per cui, accoglierei con orrore, un “domani” nel quale qualcosa di non più umano, ovvero di non più pensante in alcun misura, venisse propinato per nuovo canone di normalità, per definire la natura e la consistenza, di un essere umano. Ma forse, non stiamo parlando neppure di un ipotetico “domani”. Forse, “zitti zitti”, è esattamente quanto sta già avvenendo… Una volontà concentrata, può richiedere con ogni diritto di potersi anche distrarre. Chiedetevi se siete concentrati, se lo siete attivamente, e del “come”; e del fine…e del “perché”! Ma quello che una persona perennemente de-centrata e straniera nella propria casa, di fatto richiede, non è distrazione, ma ANNULLAMENTO. E per un essere umano, arrivare al punto di chiedere che i propri pensieri semplicemente svaniscano, preferire questo, al sano e produttivo lavoro di chiedersi il “perché” e il “come” delle cose, equivale a richiedere che qualcuno dall’alto lo “aiuti”, semplicemente, a smettere di essere UMANO. E qulcuno risponde sempre, statene pure certi, a questo genere di appelli. E’ il “come pensiamo”, che proprio non va. E’ la colonizzazione, l’espropriazione dal diritto alla sovranità su se stessi ( e SOLO su se stessi ) che proprio non va. E’ un marchingegno inumano che da una parte dice all’uomo medio: “Questo ti piace, questo desideri, questo vuoi, a questo fine tendi…e il resto è dolore”, e scarica quindi impulsi elettrici come ai topolini di laboratorio, mentre dall’altra parte il burattino “medio” fa cenno di sì con il capo, o annuisce a bocca aperta, che proprio non va. Ma un de-centrato che rivendica il diritto a distrarsi, è come il tizio che trova la casa svuotata dai ladri, e conclude di avere il sacrosanto diritto di abbandonare perciò del tutto quella stessa casa, la SUA casa, la sua PSICHE cioè, e lasciando per giunta la porta spalancata. Pensiamo davvero di poter guarire, come singoli e come umanità, continuando a lasciare la coscienza fuori dalla lista delle nostre priorità e preoccupazioni? Non sarà forse meglio diventare padroni della propria psiche, amici e confidenti del meccanismo del proprio ego, guardiani dei propri sacri e inviolabili confini….ed egoisti infine, una buona volta, in senso autentico egoisti e centrati? E imparare così, magari, che le porte della psiche è meglio impararle a chiuderle a doppia mandata, dall’interno, invece di continuare a lasciare tutto spalancato; per poi affannarsi per restare a galla, in una “cultura” in cui “ci si stanca”, come “normalità”, e si ha perciò bisogno di continue distrazioni sempre più idiote, e si collezionano le peggiori tra le dipendenze, proprio in virtù del non-pensare…e del non-pensare prima di tutto come INDIVIDUI? Un abbraccio controcorrente David The Hurricane Di Bella
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