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Incidente San Filippo Neri, persi 94 embrioni. Chi risarcisce le coppie?

Creato il 03 aprile 2012 da Informasalus @informasalus
CATEGORIE: Denuncia sanitaria
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Incidente San Filippo Neri, persi 94 embrioni. Chi risarcisce le coppie?

Sul gravissimo incidente accaduto al Centro di procreazione medica assistita dell’ospedale San Filippo Neri di Roma si sono sollevati una serie di interrogativi. Il primo è: perché si è aspettato così tanto per dare la notizia e, soprattutto, l’allarme? L’incidente ha causato la perdita di 94 embrioni e 130 ovociti per un guasto all’impianto d’azoto, che non ha mantenuto la temperatura a 196 gradi sotto zero.
Tutto questo sarebbe avvenuto la mattina del 27 marzo, ma l’allarme è stato dato due giorni dopo: il 29 marzo viene fatta una prima comunicazione al Centro nazionale trapianti e il direttore generale del San Filippo Neri, Domenico Alessio, presenta un esposto alla Procura.
Il Ministro della Salute Renato Balduzzi ha disposto un’ispezione che avrà luogo domani ed ha chiesto un rapporto dettagliato al Dipartimento della sanità pubblica e dell’innovazione. Nella mattina di sabato scorso il Ministro si è incontrato con il presidente della Regione Lazio Renata Polverini. Dal Ministero precisano che sono state applicate tutte le norme in vigore nel caso di evento avverso grave, secondo le direttive dei decreti legislativi n. 191/2007 e n. 16/2010 e dell’accordo della Conferenza Stato Regioni del 15 marzo 2012.
Ma il senatore del Pd Ignazio Marino, presidente della Commissione d’inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, ha denunciato l’atteggiamento inadempiente della Regione Lazio nella gestione dei centri di procreazione assistita. “Basta andare sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità per accertare che nessuno dei centri regionali è mai stato sottoposto a verifiche, né tantomeno alla valutazione iniziale indispensabile per l’accreditamento dell’attività di fecondazione in vitro – ha dichiarato Marino – L’ospedale San Filippo Neri attende addirittura dal 2004 l’accreditamento da parte della Regione”.
C’è poi la questione della multinazionale francese, la Air Liquide, cui è affidato il 95% delle attività della gestione della crioconservazione di embrioni e gameti. L’azienda si trova al centro della polemica, si è detta pronta a collaborare con il San Filippo Neri per fare chiarezza e si è impegnata a risarcire le coppie che hanno perso gli embrioni.
La Senatrice Radicale Donatella Poretti, segretaria della Commissione sanità, si chiede come mai il Ministro Balduzzi abbia stabilito l’ispezione una settimana dopo l’incidente e non subito dopo che è stata data la notizia. “Perché non sono stati inviati i Nas? Perché non è stato avvisato il registro della Pma presso l’Istituto Superiore della Sanità, ad oggi l’unico titolato dalla legge 40 a raccogliere i dati dai centri di fecondazione assistita invece che il Cnt, che ancora non ha alcun registro e che aspetta l’entrata in vigore dell’atto del Governo 444? E perché la Regione Lazio non ha mai effettuato controlli nei centri di fecondazione e nonostante interrogazioni presentate dai consiglieri regionali Radicali li sollecitassero dal 2010 la presidente Polverini non ha mai risposto?”
La Senatrice Poretti formalizzerà queste domande in un’interrogazione parlamentare. “Questa vicenda è dolorosa per le coppie che avevano gli embrioni e i gameti, ma anche più in generale per la nostra sanità – ha detto Donatella Poretti – Pochi giorni fa sono stati resi noti i numeri dell’Osservatorio sul Turismo Procreativo e vedere che la metà delle 4 mila coppie che si rivolgono a centri fuori dai nostri confini non lo fa per i divieti della legge ma per la poca conoscenza di cosa si può fare in Italia e quindi per la sfiducia nella legge. Questa vicenda poco chiara e ancor peggio gestita non aiuterà chi opera in questo settore nonostante tutti paletti messi dalle norme e contribuirà a far crescere il cosiddetto “turismo procreativo”.
Intanto si parla di azioni legali per risarcire chi ha perso gli embrioni donati. L’associazione Assotutela si dice pronta a sostenere queste coppie. “Non aspetteremo le lunghe indagini per capire di chi siano realmente le responsabilità – dichiara in una nota il Segretario Nazionale di Assotutela Pietro Bardoscia – Per questo qualora si presentino le condizioni ed i presupposti per farlo, procederemo, con il nostro ufficio legale nella persona dell’Avv. Francesco Petrucci, con gli esposti nei confronti della ditta dell’impianto di crioconservazione, responsabile della conduzione, della manutenzione e del controllo dell’impianto sia nei confronti di Domenico Alessio quale Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera.
Già la settimana scorsa la nostra associazione aveva segnalato i lunghissimi tempi che i cittadini sono costretti ad attendere nel San Filippo Neri per ottenere un appuntamento sulle Ecografie, sulle Risonanze Magnetiche ed Ecocolordoppler (circa un anno) e non ci siamo soffermati sulla situazione del Pronto Soccorso il quale, a questo punto, sarà oggetto – conclude Bardoscia – di una dettagliata indagine da parte della nostra associazione”.
Il Codacons si spinge oltre e calcola cifre fino a un milione di euro per la richiesta risarcitoria da parte delle coppie danneggiate. All’Associazione si sono rivolte già 4 coppie. ”Bisognerà capire caso per caso la gravità della situazione – spiega il presidente del Codacons Carlo Rienzi – Bisognerà ora fare delle valutazioni medico/psicologiche, capire quali possibilità ha ogni singola coppia di avere ancora dei figli e quali saranno i risvolti penali della faccenda”. “Ci sono casi particolari e variabili a seconda dei vari aspetti come l’età delle donne coinvolte o l’attesa che le coppie hanno dovuto subire. E’ emblematico il caso di una donna di 41 anni, la quale rischia di non poter avere più figli e chiederà probabilmente un risarcimento milionario“.
Secondo l’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI) e la Società Italiana Ospedaliera Sterilità (SIOS) il drammatico incidente ha posto in luce la necessità di adottare norme di sicurezza che garantiscano gli utenti, gli operatori e le strutture sanitarie nelle pratiche di Procreazione Assistita e Conservazione di cellule e tessuti umani. Allo stato attuale la normativa in materia offre, in accordo con le disposizioni comunitarie, un riferimento certo. Importante è poi la formazione del personale dei centri di procreazione medica assistita e la prevenzione degli eventi avversi.
In una nota congiunta AOGOI-SIOS si legge: “Il recente recepimento da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri del documento approvato dalla Conferenza Stato-Regioni (15 Marzo 2012) definisce un’uniformità di requisiti minimi organizzativi, strutturali e tecnologici delle strutture autorizzate per le procedure di PMA ai quali ogni struttura operante in Italia deve adeguarsi, quali la Direzione dei Centri, la tipologia delle strutture e le procedure di sicurezza.
In questo momento di disorientamento dell’opinione pubblica, ribadendo la piena fiducia nell’operato di chi svolge attività di indagine sul caso di Roma, la SIOS intende respingere ogni tentativo denigratorio della qualità delle prestazioni erogate dalle strutture ospedaliere pubbliche e private e richiedere altresì al Ministero della Salute ed alle Regioni che in materia sono competenti, di mettere in atto ogni iniziativa che consenta, alle strutture del Sistema Sanitario Regionale di adeguarsi, ove necessario, a quelle che sono le giuste prescrizioni stabilite dalle norme vigenti”.
“Riteniamo – conclude la nota – che si debbano sostenere le strutture in attività, destinando agli adeguamenti le risorse economiche previste dalla Legge 40, che, ci risulta, in alcune regioni non siano state utilizzate da oltre cinque anni e che debbono essere immediatamente messe a disposizione delle Aziende nell’interesse degli utenti. Intendiamo ribadire che ora più che mai il personale sanitario delle strutture di PMA, pur operando, a volte, in situazione di limitatezza delle risorse si sente responsabilizzato e motivato a fare tutto quanto in suo potere per offrire prestazioni di elevatissimo standard qualitativo ai cittadini”.



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