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Incidenti autostradali a catena ed armonizzazione retribuzioni in eav

Creato il 18 settembre 2012 da Ciro_pastore

INCIDENTI AUTOSTRADALI A CATENA ED ARMONIZZAZIONE RETRIBUZIONI IN EAV Come un buon accordo difensivo possa essere letto come una sconfitta degli interessi dei lavoratori INCIDENTI AUTOSTRADALI A CATENA ED ARMONIZZAZIONE RETRIBUZIONI IN EAV Errori strategici e tattici dei vertici sindacali possono comportare la sostanziale delegittimazione sindacale Terribile incidente a catena fra 8 Ferrari su un’autostrada giapponese http://www.youtube.com/watch?v=aI8CF0hKUzE In questi giorni, si sono susseguite una serie di assemblee sindacali in cui i vertici sindacali regionali e provinciali hanno tentato (inutilmente) di spiegare la ratio della cosiddetta ipotesi di accordo relativa all’armonizzazione delle retribuzioni dei lavoratori del Gruppo EAV (ferro). Ho assistito, come semplice e silenzioso uditore, all’assemblea dedicata agli “amministrativi” della Circumvesuviana. Il clima è stato rovente fin dalle prime battute, e non di certo a causa di un inatteso rigurgito di afa estiva. I lavoratori presenti (meno di quelli che era lecito attendersi, per la verità) si dividevano da una parte in astanti silenziosi (la maggioranza) e dall’altra, un piccolo gruppo, ma molto attivo e coriaceo, di dissenzienti (fra cui alcuni appartenenti ad altre categorie). Questi ultimi non hanno tardato a manifestare tutto il loro malcontento per l’accordo sottoscritto circa due mesi fa. Il motivo principale è da ricercarsi nella palese inutilità di questa tornata di assemblee in quanto se di ipotesi si fosse trattato ci doveva essere spazio per modifiche che in realtà non sono attuabili visto che l’accordo entrerà in vigore – così come è stato chiuso – a partire dal prossimo 1° ottobre. Questo errore logico-formale ha prestato il fianco ad una fronda agguerrita inscenata da chi, in ogni caso, avrebbe attaccato le posizioni confederali. 1° errore (di tipo formale): denominare “ipotesi” un accordo già chiuso. È evidente che presentarsi alla platea dei lavoratori fingendo che l’accordo era un’ipotesi ha determinato la giustificata irritata reazione di molti lavoratori, soprattutto fra quelli appartenenti a categorie notoriamente critiche nei confronti dei sindacati tradizionali (la “quadrupla”, come la chiamo io). Ma devo dire che perfino gli amministrativi, solitamente “paciocconi”, stavolta era davvero incazzati a causa di questa “sciocca furbata”. Non è ammissibile, infatti, che si chiamino i lavoratori in assemblea a valutare un’ipotesi, per poi informarli – quasi di soppiatto - che si tratta di accordo già confezionato e, come tale, immodificabile. In sostanza, una classica ratificazione in pieno stile “politburo stalinista ”. 2° errore (di tipo strategico): non emanare un comunicato in cui si spiegava nel dettaglio la ratio ed il merito dell’accordo (punto per punto), evidenziandone vantaggi e svantaggi.Qui il Sindacato sconta un ormai atavico deficit di trasparenza e di comunicazione. Nella convinzione che i lavoratori non sono “in grado” di comprendere le ben più complesse ragioni di un accordo, si è preferito per l’ennesima volta metterli di fronte al fatto compiuto. Anzi, per completare la frittata (e per tentare di apparire trasparenti e democratici) hanno commesso l’errore di firmare l’accordo il 25 luglio e NON renderlo valido a partire dal 1° agosto, come consolidata prassi sindacale coerentemente prevedeva. Quanti ne abbiamo visti, infatti, di accordi (buoni e cattivi) siglati nelle notti afose di fine luglio, validi a partire dall’agosto successivo? Ebbene, stavolta, improvvidamente, si è voluto percorrere la strada della condivisione, sicuri di aver portato a casa un buon accordo. E così le assemblee si sono inevitabilmente trasformate in un sordido sfogatoio di egoistici personalismi o, peggio, nell’occasione per faide categoriali, tralasciando ogni proficua valutazione complessiva di merito. 3° errore (di tipo tattico): non aver promulgato dei referendum consultivi di categoria.Visto che ad ogni costo si voleva sollecitare la partecipazione e la condivisione dei lavoratori, sarebbe stato tatticamente utile chiedere il parere dei lavoratori, dividendo la consultazione per categorie omogenee, facendola precedere da un ampio e dettagliato “battage pubblicitario” che ne magnificasse le lodi. Invece, i vertici sindacali hanno preferito avvilupparsi come uccelli di rovo in assemblee assurde e controproducenti. Purtroppo, questi tre errori genetici hanno vanificato (di fatto) il contenuto (in buona parte) positivo dell’accordo in oggetto. Cioè, gli errori di presentazione hanno occultato quanto di buono, nonostante tutto, in esso è riscontrabile. Innanzitutto, occorre dire che trattasi di accordo di armonizzazione e non già di un accordo integrativo. A qualcuno sarà colpevolmente sfuggito che il clima generale del Paese (crisi economica), a cui va aggiunta la disastrata situazione della Regione Campania, hanno determinato una condizione a contorno delle più negative per le sorti del settore trasporto pubblico locale. In queste condizioni, ottenere la sostanziale salvaguardia dei livelli retributivi è risultato di incontestabile valore. Anzi, allo sguardo di un attento osservatore imparziale non potrà sfuggire che alcune voci (vedi rimborso spese bancarie) non era così scontato inserirle, senza colpo ferire, all’interno dei nuovi elementi salariali. Certo, è indubitabile che il processo di armonizzazione (di cui il sottoscritto per primo vi parlò già diversi mesi fa http://lantipaticissimo.blogspot.com/2011/10/verso-larmonizzazione-normativa-ed.html ) ha comportato sacrifici, soprattutto in termini di indicizzazione di alcune voci sostanziali della retribuzione. Altro, sarebbe stato, invece, pretendere che tale accordo potesse essere funzionale al recupero di indennità legate al disagio di prestazioni che i nuovi orari di servizio hanno soppresso. Insomma, pur comprendendo le giustificate recriminazioni del personale viaggiante che dalla riduzione di orario di servizio hanno incassato un decremento netto delle retribuzioni reali, non era pensabile che indennità uscite dalla porta rientrassero inopinatamente dalla finestra. Appare evidente, insomma, che il netto e palpabile dissenso manifestatosi nelle assemblee sia determinato più da un consistente scollamento fra lavoratori e vertici sindacali che da un reale dissenso sul contenuto oggettivo dell’accordo incriminato. Mi pare francamente difficile pensare che una disamina serena e pacata dello stesso non possa determinarne una valutazione complessivamente positiva. Aver messo in una cassaforte sicura ed impenetrabile le evanescenti voci retributive in vigore fino ad oggi, trasformandole in elementi retributivi fissi e continuativi (vedi premio risultato) o aver saggiamente monetizzato le semifestività (privilegio non più difendibile con le nuove normative nazionali), sono tutte azioni che in un momento come questo devono essere valutate come “conquiste” sindacali, anche se pare ovvio che nella pratica siano state sagge concessioni della controparte aziendale. Se poi qualcuno, in maniera strumentale o miope, si sofferma sul trattamento riservato alle altre aziende per stigmatizzarne i vantaggi, compie un’azione sterile perché dimentica che – volenti o nolenti – Circumvesuviana rappresenta la maggiore e la più equilibrata delle consorelle coinvolte nel processo e, pertanto, da sorella maggiore in qualche modo paga lo scotto del proprio solidale senso di responsabilità. Tra l’altro, un sindacato che si comporti imparzialmente, giustamente valuta nel complesso un accordo, tentando di salvaguardare tutti i lavoratori, prescindendo da appartenenze aziendali o di categoria. Qualcuno si chiederà, a questo punto, quale sia il nesso fra quest’armonizzazione e gli incidenti a catena del video a cui si riferisce il link iniziale (che vi esorto caldamente a scaricare). In quel video, c’è un incidente a catena che vede coinvolte 8 Ferrari, le quali sono tutte ampiamente distrutte dalla prevedibile carambola. Ebbene, i lavoratori Circumvesuviana mi sembrano come quegli sconosciuti piloti che hanno causato quello spettacolare incidente. Anch’essi, infatti, sono metaforicamente alla guida di lussuose autovetture (le loro retribuzioni al di sopra della media) e invece di relazionarsi all’ambiente circostante valutando positivamente un accordo sostanzialmente buono (nella metafora, aver salva la vita), si preoccupano delle auto distrutte (la perdita di alcuni privilegi retributivi). Per dare senso alle assemblee e tentare di renderle produttive, constata la palese inutilità rispetto all’ordine del giorno, le domande da fare ai vertici sindacali dovevano essere relative ai fronti più delicati che si prospettano a breve: contratti di solidarietà ed organizzazione del lavoro, turni, offerta commerciale, espletamento gare, fusione/scissione, privatizzazione trasporto, ecc. E’ lecito supporre, infatti, che l’obiettivo vero dell’armonizzazione è creare le condizioni oggettive indispensabili per proseguire nell’azione di risanamento centrata essenzialmente sulla drastica riduzione dei costi del personale (dal 75% attuale, al 58% già programmato a tavolino dai vertici EAV e implicitamente accettato dai sindacati). Sarebbe stato interessante, infatti, conoscere la piattaforma della “quadrupla” o, quanto meno, raccogliere le istanze dei lavoratori su quei temi. Invece, è stata l’ennesima occasione sprecata per aprire un dialogo reale sul merito delle problematiche da affrontare. Continuando, così, la spaccatura - se non addirittura la delegittimazione – fra lavoratori e vertici sindacali del settore diventerà insanabile, lasciando spazio a quei fermenti categoriali che, seppure legittimi, costituiscono un temibile nemico interno nel fronte, già per nulla compatto, dei lavoratori. Al sindacato, nel suo complesso, spetterebbe non subire le scelte padronali ma provare a costruire un percorso di proposta che contenga un nuovo modello di offerta del servizio, evitando così di appiattirsi sulla posizione datoriale che prevede facili tagli retributivi ed occupazionali come unica strategia. L’obiettivo da perseguire, invece, è un reale aumento di produttività del lavoro e di utilità del servizio che giustifichi non solo la difesa dei livelli occupazionali e retributivi ma che sia orientata allo sviluppo del settore, non appena sarà superata l’attuale fase congiunturale negativa (leggi mio precedente intervento in merito http://lantipaticissimo.blogspot.com/2012/01/occorre-ridisegnare-lintero-modello-di.html ). Ciro Pastore - Il Signore degli Agnelli seguimi anche su http://golf-gentlemenonlyladiesforbidden.blogspot.it/

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