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incipit leggendari: dies irae.

Creato il 03 aprile 2012 da Pa1978 @peverina

incipit leggendari: dies irae.
"Vermicino – Mercoledì 12 giugno 1981
È un dolce presera italiano che va nel soffio tiepido e niente pare ora dentro il male e il soffio carezza le piane, e le catene dei colli, le rade e i valli del paese che muore Italia. È un paese che muore sui giornali, l'Italia, nella carta di pastastracci e senza collanti e umida di stampa dei quotidiani di giorno in giorno. Fatti politici oscuri che spaccano le leggi, incrinano la storia. Le istituzioni di getto avvolte nelle spire azzurrine delle fiamme, dell'ignominia, dell'immoralità. Imminenza di tragedia nazionale, la politica sbilanciata pronta al crollo, e il popolo diviso non era preparato a tutto questo dopo un decennio altrettanto cupo, con tante morti e fatti capitali, anni Settanta Pochi giorni addietro i magistrati, scesi da Milano nell'Aretino, hanno compiuto irruzione nella villa chiamata Wanda dell'uomo chiamato Licio Gelli, essendo egli assente, e hanno sequestrato documenti segreti, piani di azione, strategie golpiste e una lista di nomi sacri e intelligibili, una loggia che dall'interno dei palazzi intendeva stornare il potere verso un nuovo immaginato Stato, pulito e autorevole e dittatoriale, e nel centro di questo paese che muore, nella piana dolce laziale, in fondo a un buco è una piccola mummia raggrinciata come un feto e piccina di fango che copre il corpicino di un bimbo e ancora non si leva da lui lamento o se si leva da lui, sepolto vivo 36 metri sotto il terreno in un foro di centimetri 30, nessuno lo ascolta poiché il foro traverso cui è precipitato è stato coperto. Da una lastra. Metallica."
(Giuseppe Genna, Dies Irae, Rizzoli)

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