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Incontro con Dario Argento in occasione del premio Fiesole ai Maestri del cinema

Creato il 21 luglio 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Domenica 19 luglio si è svolta la cerimonia di consegna del premio Fiesole ai Maestri del cinema. Quest’anno l’ambito riconoscimento, istituito dal Comune di Fiesole nel lontano 1966 e conferito a partire dal 2000 dal Gruppo toscano del Sindacato nazionale critici cinematografici italiani, è stato assegnato a Dario Argento, uno dei cineasti più importanti e innovativi di sempre per quanto riguarda il genere thriller/horror.

Nel tardo pomeriggio il regista italiano ha partecipato ad un incontro con la critica e col pubblico che ha visto coinvolti anche Claudio Simonetti, storico e abituale compositore di svariate musiche dei suoi film, l’attrice Marta Gastini, interprete di Dracula 3D e Francesco Bianconi, frontman dei Baustelle e autore del romanzo La resurrezione della carne, pubblicato di recente da Mondadori.

È toccato a Simonetti, leader dei Goblin, rompere il ghiaccio col pubblico, partendo dal ricordo della genesi della colonna sonora di Profondo Rosso che in origine era stata affidata al grande pianista jazz Giorgio Gaslini. “All’inizio – spiega Simonetti – fummo contattati per eseguire le musiche composte da Gaslini che invece, in seguito a divergenze artistiche con Argento, abbandonò la lavorazione del film. Noi all’epoca eravamo ancora giovanissimi, stavamo lavorando al nostro primo album in studio, e accettammo con una certa incoscienza di occuparci direttamente delle musiche di Profondo Rosso. Il resto ormai è storia, la nostra colonna sonora, composta in poco più di due settimane, vendette ben quattro milioni di copie. Due anni dopo abbiamo composto le musiche di Suspiria, il film di Dario più amato e famoso nel mondo. In Giappone ad esempio Profondo Rosso uscì solo dopo il grande successo di Suspiria e fu intitolato Suspiria Parte Seconda. In quell’occasione abbiamo potuto lavorare con più calma, impiegando circa tre mesi per completare la colonna sonora”.

Argento, che lo scorso anno ha pubblicato per Einaudi la sua autobiografia intitolata Paura, esordisce parlando del suo amore viscerale per la città di Torino. “Ricordo di esserci stato per la prima volta con mio padre in occasione di un suo impegno di lavoro e di esserne rimasto totalmente affascinato ed estasiato. Il gatto a nove code è il primo film che ho girato nel capoluogo piemontese, tornandoci poi qualche anno dopo per la lavorazione di Profondo Rosso”.  Uno degli aneddoti più curiosi e interessanti è legato invece al suo rapporto con Firenze ai tempi in cui muoveva i primi passi da regista. “L’uccello dalle piume di cristallo, il mio film d’esordio, inizialmente era uscito solo a Milano e a Torino dove era stato un totale insuccesso. Il distributore, che non amava affatto il film, avrebbe voluto toglierlo di mezzo ma mio padre lo convinse a farlo uscire almeno in altre due città, Firenze e Napoli. Ricordo ancora di essere andato a Firenze un po’ triste e amareggiato per le sorti del film. La sera, mentre mi dirigevo a piedi con mio padre verso il Capitol, una sala del centro storico che attualmente non esiste più, notammo per strada una gran folla e pensammo che fosse diretta in un qualche locale famoso della città. Fu grande lo stupore quando vedemmo  la ressa davanti al cinema che registrò il tutto esaurito dopo il favorevole passaparola degli spettacoli pomeridiani. In precedenza anche Sergio Leone con Per un pugno di dollari aveva faticato a trovare il gradimento di pubblico che arrivò poi, puntuale e inatteso, quando uscì nel capoluogo toscano: si vede che Firenze è una città viva, che ama il bello”.

Argento si sofferma poi sul suo rapporto con gli attori, o meglio con le attrici: “da sempre mi trovo più a mio agio nel rappresentare e mettere in scena la figura femminile che non quella maschile. Per questo motivo spesso nei miei film le donne sono protagoniste, come eroine o come assassine”.

A chi gli chiede del suo rapporto con la tv Argento risponde affermando che le serie tv straniere, in particolare quelle americane, sono ben più interessanti e stimolanti della fiction di casa nostra con i suoi personaggi sempre buoni, positivi e solari. “Negli Stati Uniti, dove ho girato due episodi dei Masters of Horror (Jenifer e Pelts) c’è molto più libertà in tv, si possono affrontare temi forti, scomodi e scabrosi. Personalmente ho avuto un’ottima esperienza e penso che attualmente ci sia più libertà creativa nelle serie  tv che non nel cinema americano. Negli ultimi anni ho scoperto di avere molti seguaci in Corea del Sud dove tra l’altro realizzano film thriller e horror molto crudi e violenti, di grande qualità tecnica e artistica”.

Il regista romano, che a detta di chi scrive nelle sue opere si è sempre dimostrato più attento agli aspetti tecnici che alla direzione degli attori, si sofferma poi sulla lavorazione di Suspiria. “La fotografia è importante, è il vestito del film. Con Luciano Tovoli per Suspiria c’ispirammo ai film in Technicolor degli anni ’40, a John Ford e ai suoi tramonti dai colori infuocati e soprattutto a Biancaneve e i sette nani della Disney, anch’esso contraddistinto da colori forti e accesi. La magia, il paranormale, a cui personalmente non credo pur interessandomi moltissimo come fenomeno culturale, deve possedere colori vivi e intensi. Per l’occasione riuscimmo a reperire e usare un piccolo stock di pellicola altamente sensibile”. Negli ultimi anni era corsa voce di un possibile remake hollywoodiano del capolavoro di Argento che al momento pare essere naufragato mentre dovrebbe andare in porto una serie tv, intitolata Suspiria De Profundis, tratta dall’omonimo  romanzo del 1845 scritto dal giornalista e scrittore inglese Thomas De Quincey e ambientata nella Londra vittoriana. Il regista romano ha confermato che farà parte del progetto, di cui dovrebbe curare la supervisione artistica.

In un breve intervento Claudio Carabba, giornalista e critico cinematografico, fa notare che Argento e i suoi illustri colleghi americani come George Romero, abbiano operato negli anni ’70 una vera e propria rivoluzione culturale nel cinema di genere, facendo spesso scaturire l’orrore da episodi di vita quotidiana. “Eravamo diversi – conferma Argento – dagli altri registi nel modo di raccontare, andavamo subito al nocciolo della questione. Ho conosciuto tanti colleghi americani, da Tobe Hooper a John Carpenter che mi disse di essere un mio grande fan e di aver capito di voler fare il regista dopo aver visto L’uccello dalle piume di cristallo, mentre faceva il fattorino alla Universal. Tra i tanti registi il mio più grande amico nel mondo del cinema è stato George Romero, un autore dalla forza dirompente”.  A tal proposito interviene nuovamente Simonetti per ricordare che il film Zombi di Romero uscì in Italia rimontato e accorciato da Argento che decise di modificare anche la colonna sonora commissionandola proprio ai Goblin. “Nei film di Dario – continua Simonetti – la musica svolge sempre un ruolo fondamentale, è indissolubilmente legata alle immagini. Inoltre spesso e volentieri i protagonisti di alcuni suoi film, da 4 mosche di velluto grigio a Opera passando per Profondo Rosso, hanno a che fare col mondo della musica”.

Infine Argento ha parlato di Opera, un film che ama molto e che ritiene essere tra i suoi lavori migliori, rivelando che la versione italiana risente di diversi tagli che ne compromettono pesantemente il risultato finale. “Sono riuscito a procurarmene una copia integrale all’estero, me la sono fatta prestare e alla fine me la sono tenuta. Mi spiace e mi addolora che non abbiate mai visto il film nella sua versione originale”.

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In serata, dopo l’incontro, nell’incantevole scenario del Teatro Romano di Fiesole, Claudio Simonetti ha eseguito un piccolo concerto eseguendo brani tratti dai film del maestro del brivido che hanno fatto la felicità degli innumerevoli fan intervenuti per l’occasione. Subito dopo Argento, visibilmente emozionato, ha ricevuto il premio Fiesole ai Maestri del cinema conferitogli proprio dalla critica italiana con cui negli anni ha avuto un rapporto difficile e problematico. Prima di lasciare il pubblico alla visione di Profondo Rosso nell’edizione digitale restaurata a cura del Csc-Cineteca Nazionale, Argento non si è fatto mancare un ultimo aneddoto ricordando ai presenti di aver scritto la sceneggiatura del film in una casa isolata di campagna di proprietà della sua famiglia dove non c’era niente, giusto una scrivania e un paio di sedie. “La casa era isolata e priva di energia elettrica, vi arrivavo la mattina presto e me ne scappavo la sera, all’imbrunire, con un po’ di strizza dopo aver scritto per ore di maniaci e delitti. Il giorno dopo si ripeteva la solita scena fino a quando non riuscii con mio grande sollievo a terminarla e ad andarmene al mare a trovare mia figlia”.

Boris Schumacher



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