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Incontro tra Pd e M5S sulla legge elettorale. Renzi: “questa volta il confronto è stato un vero confronto”

Creato il 25 giugno 2014 da Nicola933
di Erica Vaccaro Incontro tra Pd e M5S sulla legge elettorale. Renzi: “questa volta il confronto è stato un vero confronto” - 25 giugno 2014

Renzi

Di Erica Vaccaro. Un incontro apparentemente costruttivo. Per la prima volta M5s e Pd si confrontano a viso aperto sulla legge elettorale. Da un lato del tavolo siedono Roberto Speranza, Alessandra Moretti, Debora Serracchiani e Matteo Renzi che fino all’ultimo non aveva confermato la sua partecipazione. Non c’è Beppe Grillo, onde evitare il bis dell’incontro di febbraio, e il M5s preferisce optare per una formazione piu istituzionale. Siedono al tavolo il Vicepresidente della Camera  Luigi Di Maio, i due capigruppo Giuseppe Brescia e Maurizio Buccarella, e il vicepresidente della commissione affari costituzionali Danilo Toninelli.

Il primo a parlare é Di Maio che illustra come il disegno di legge elettorale presentato dal movimento  sia “fatto da centinaia di migliaia di cittadini sul portale del M5s assistiti da docenti universitari”. È il disegno di legge che il movimento vorrebbe vedere approvato alla camera “ma sappiamo di non poterlo fare da soli e quindi chiediamo il confronto con voi che siete la principale forza politica di maggioranza”.

Tocca poi a Danilo Toninelli, colui che si è occupato di tradurre in norme l’esito della consultazione con i cittadini, illustrare i punti della proposta 5stelle. Gli elementi principali del Democratellum sono: “rappresentatività, governabilità il rapporto eletto ed elettore e la pulizia delle liste”. Ci saranno preferenze sia positive che negative, il che significa che gli elettori potranno indicare sia chi vogliono vedere in parlamento sia chi non vogliono che occupi i banchi di Montecitorio. Le preferenze negative faranno perdere una percentuale di seggi al partito, il che significa che “i partiti sono obbligati a non candidare personaggi impresentabili”. In più il cittadino potrà esprimere una preferenza per un candidato diverso dalla forza politica votata. Per garantire la governabilità sono previste circoscrizioni medio-piccole, un divisore corretto molto selettivo e una soglia di sbarramento molto alta superiore anche al 5% all’interno della circoscrizione. L’obiettivo è quello di evitare la frammentazione partitica.

La risposta del Pd è affidata a Matteo Renzi che esprime le sue perplessità rispetto alle preferenze negative: “la cancellazione del nome esiste solo in Svizzera e a nostro giudizio corre il rischio di far controllare ancora di più il voto oggetto di voto di scambio” e in più rimane fermamente convinto che il rapporto diretto tra eletto ed elettore venga meno nel momento in cui viene dato al partito il diritto di allearsi con chi gli pare il giorno dopo le elezioni. “Se voi aveste fatto prima l’accordo con Farage non so se avreste avuto gli stessi voti” chiosa Renzi ma secondo Toninelli “gli accordi elettorali hanno dimostrato la loro fragilità nello sciogliersi facilmente dopo”. L’idea di Renzi è che il rapporto diretto con l’elettore lo si crea con un collegio più piccoloattualmente in ogni collegio ci sono almeno 40 candidati…. Noi ne abbiamo previsti 6 o 7” e chiede chiarimenti sul grado massimo di estensione delle circoscrizioni per il M5s.

Per rendere il confronto più chiaro e suddividere la discussione per singoli argomenti il Premier annuncia che presenterà entro il 30 giugno sul  sito del Pd cinque punti essenziali su cui confrontarsi:

1. ”siete disposti a studiare un correttivo che consenta a chi vince di governare?

2. “mai piu inciuci e large intese”, il che significa che se i i partiti vogliono governare insieme devono dirlo prima.

3 “noi siamo dell’idea di rimpicciolire i collegi” perché 40 nomi sono troppi.

4. Affidare alla corte costituzionale prima il giudizio sulla legge elettorale onde evitare che faccia la stessa fine del porcellum.

5 “siete disponibili a ragionare in futuro sulle riforme costituzionali?

Ringrazia infine i suoi interlocutori “perché questa volta il confronto è stato un vero confronto”.

Volendo tirare le somme è evidente che le due posizioni risultano confliggenti su diversi punti. In particolare sul rapporto eletto-elettore il M5s crede nell’introduzione delle preferenze mentre il Pd teme il voto di scambio  e crede che siano necessarie circoscrizioni piu piccole; sulla governabilità poi per il M5s il sistema delle coalizioni che si formano prima de voto ha dimostrato in questi anni la sua fragilità con molteiplici esempi di partiti che si presentano insieme in campagna elettorale per poi spaccarsi alla prima occasione, creando crisi di governo. Secondo Di Maio i partiti devono meritarsi di governare e un partito che ha preso il 4% non puo farlo. Dall’altro lato il pd è a favore del doppio turno e del premio di maggioranza, quello previsto dall’Italicum e su questo punto non intende cedere.

Posizioni diverse che però lasciano degli spiragli di apertura sia da parte del M5s, che si dice disposto a discutere di ballottaggio e premio di maggioranza sia da parte del Pd, che non esclude di rivedere la questione preferenze. Ora se queste aperture siano reali o apparenti non possiamo saperlo. Questa volte però si gioca a carte scoperte.


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