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Indignados: alla ricerca della dignità perduta

Creato il 10 giugno 2011 da Abattoir

di Marilisa Dones

Non appena mi è arrivata voce di questo movimento giovanile, quello degli “indignados”, il mio (come quello di tanti) pensiero è stato immediatamente: che si tratti di una nuova primavera? Sicuramente qualcosa si è rotto. Questo è poco ma sicuro.

Chi mi conosce sa bene che non mi sono mai distinta per una particolare coscienza o attivismo politici, ma, nonostante ciò, nel vedere e leggere queste notizie provenienti dalla penisola iberica sono stata colta da un irrefrenabile desiderio di sedermi con loro al “Kilometro cero”, alla Puerta del Sol, dove questi giovani spagnoli, stanchi di come vanno le cose in Spagna, ma anche in Europa, si sono accampati per giorni, durante la notte, sfidando i divieti, incuranti delle manganellate della polizia pur di far sentire la loro voce e hanno portato avanti la loro protesta, generando un’ondata che da Madrid ha contagiato molte altre città spagnole. Si chiama Movimiento 15-M, perché nato il 15 di maggio e, cosa assai curiosa e innovativa (a onor del vero, anche in Italia, sotto l’egida di Beppe Grillo qualche mese addietro ha preso vita un movimento nato anch’esso dal web, Movimento 5 stelle) non si riconoscono in alcun partito, ma ad unirli è la disperazione e l’indignazione per questo sistema politico che non contrastano ma che li contrasta, per citare un loro striscione (“No estamos contra el sistema, el sistema està contra nosotros”).

Si tratta di un movimento che ha visto la luce su Internet e accomuna giovani che si riconoscono in quanto generazione senza prospettive, per lo meno rosee. Chiedono che vengano abolite le leggi ingiuste, che il sistema elettorale venga riformato e che (evidentemente il mondo è paese) gli indagati siano esclusi dalle liste elettorali, che i partiti non ricevano finanziamenti e soprattutto che abbia fine l’oligarchia dei due partiti principali, il PSOE e il PP, il tutto affinché si instauri una democrazia “partecipata”, per esempio, dove i referendum non siano soggetti a (stupidi) quorum e che le leggi prima di essere portate in Parlamento abbiano un momento di riflessione collettiva. E gli indignados non si fermano, dopo la pesante sconfitta dei socialisti di Zapatero alle elezioni regionali e locali, fanno sapere che la protesta non cesserà e che continueranno a manifestare per almeno un’altra settimana. Tenacia dunque. La decisione di continuare la protesta è stata presa a seguito dalle assemblee dei cittadini tenute giornalmente nelle piazze. È interessante notare che i risultati delle elezioni sono stati accolti con indifferenza da parte dei giovani accampati. Secondo el Paìs affinché si garantisca la continuità di azione tenuta finora gli indignados non daranno vita ad alcun partito ma ad un movimento politico.

Le principali testate giornalistiche dicono che il movimento potrebbe espandersi in tutta Europa, come un’epidemia perché a dilagare, indipendentemente dal numero delle persone che sono scese in piazza, è il sentimento secondo cui la politica istituzionale non è in grado di dare le risposte ai problemi principati dovuti alla crisi economica. Sarà vero? Qualcosa di sicuro sta muovendosi, si tratta di un moto di sentimenti. Il movimento è approdato anche in Francia, dove da qualche giorno un gruppo di attivisti per solidarietà ai giovani spagnoli è accampato a piazza della Bastiglia, simbolo della Rivoluzione Francese, ribattezzandola “Paris del Sol”.

Sugli striscioni si legge “Rivoluzione spagnola, popolo d’Europa sollevati” e poco alla volta, grazie al tam tam dei social network dei blog, l’appello a una nuova rivoluzione francese si è esteso anche ad altre città francesi.

Ciò che accade in Spagna e in Francia che ripercussioni avrà in Italia? Impossibile non chiederselo.

Sono sempre stata scettica riguardo alle potenzialità (rivoluzionarie) del mio paese – come Giorgio Gaber “io non mi sento italiano(a), ma per fortuna o purtroppo lo sono” – ma questa volta, forse perché anche io sono indignata e soprattutto non mi riconosco (né mai mi sono riconosciuta) in alcun partito politico o rappresentante, spero davvero in un cambiamento che svegli le coscienze degli italiani, dei giovani, di queste generazioni a cui qualche anno fa Guidi consigliava di lasciare l’Italia perché la crisi non si sarebbe risolta prima di 15 anni. E, in effetti, ora come ora, le cose non sono cambiate, forse sono persino peggiorate.

Io, come molti altri, ho deciso di restare e, in un certo senso, di sperare, per quel che mi riguarda, sommessamente, che un cambiamento possa davvero realizzarsi, che queste classi politiche oligarchiche che governano l’Europa, vecchie e stantie negli ideali, nelle parole e nelle promesse, puntualmente non mantenute, possano essere rinnovate fin dalle fondamenta grazie a una nuova linfa intrisa di volontà fattiva e non di desiderio di accaparrarsi quello che c’è da accaparrarsi. Ché da mangiare c’è rimasto davvero poco, quasi niente. L’unica cosa su cui davvero si può investire in maniera costruttiva è la potenzialità di tutti quei giovani che hanno sacrificato anni a studiare nutriti da belle speranze e che ora si ritrovano, pur di avere uno straccio di lavoro, a svalutare il proprio curriculum e cercare lavoro nelle fabbriche (bene che gli vada al Nord, al Sud questo lusso non c’è). Il nostro compito è convertire la disperazione in energia positiva, l’assenza di prospettiva in proposte da realizzare, al fine di salvare e far rinascere dal cumulo di ceneri quello che è la nostra società oggi.

Non ci resta che attendere o semplicemente sederci, ma questa volta non a guardare, ma a protestare perché tutto questo abbia fine, anzi, perché abbia inizio, un nuovo inizio da conquistare con tenacia, con la stessa tenacia che stanno dimostrando i giovani spagnoli e ora anche i francesi.

Senza dubbio un modo per dimostrare che teniamo al nostro futuro è andando a votare al referendum del 12 e 13 giugno: quattro sì per dire no al nucleare in Italia, alla privatizzazione dell’acqua pubblica, al legittimo impedimento, per rivendicare il diritto alla salute e all’ecosostenibilità e per far ri-tornare uguali davanti alla legge tutti i cittadini.


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