Magazine Società

Infortuni sul lavoro: non basta una sola giornata

Creato il 09 ottobre 2011 da Alessandro @AleTrasforini

Un solo giorno all'anno proietta cifre che, istintivamente e non, confermano una sorda ma tragica verità: in Italia, al 2011, di lavoro si continua anche a morire.  I numeri, destinati a diventare nei 364 giorni restanti pura e semplice statistica, registrano indici di pericolosità a cui è necessario prestare ascolto ed attenzione concreta: nel solo 2010, infatti, sono stati 775374 gli infortuni sul lavoro registrati in tutto il territorio italiano.  Anche se in calo, comunque, tale dato non può incoraggiare completamente: pesano moltissimo le condizioni congiunturali di crisi economica, in aggiunta al lavoro nero disperso e non totalmente calcolabile.  Registrati, non da ultimo, 980 infortuni mortali. Rispetto agli anni passati, di pari passo, risultano in calo gli infortuni in itinere (tragitto casa-lavoro/ lavoro-casa, nds) contrapposti ad un aumento di quelli nel settore dei trasporti e del lavoro femminile. Si riscontra infine un aumento degli infortuni nella fascia d'età 50-64 anni. In aumento anche le malattie professionali, ossia disturbi strettamente correlati alla natura dell'attività lavorativa svolta: rispetto all'anno precedente l'aumento registrato è prossimo a percentuali prossime al 22%.  E' questo il quadro delle statistiche elaborate e diffuse dall'Anmil (Associazione Nazionale Mutilati Invalidi sul Lavoro, nds), in una giornata che dovrebbe ricordare all'Italia intera la gravità di questa tragedia costante.  Il problema è continuo e, forse, non completamente risolvibile: l'esperienza suggerisce l'impossibilità di azzerare completamente gli infortuni, se non in un piano puramente utopistico.  Una ripartizione puramente matematica consegna all'Italia contemporanea una cruda consapevolezza: ogni giorno in media quasi tre persone muoiono lavorando.  La pesantezza di certe cifre offusca la visione del lavoro che certe realtà stanno mettendo in circolo, da tempo: il fare sicurezza dovrebbe tendere al diventare una consapevolezza radicata nei lavoratori e nei datori di lavoro, al di là del semplice adempimento di obblighi imposti da un Decreto 81 perso fra tanti altri.  La recente tragedia di Barletta nient'altro diventerà, alla fine dei conti, che un ennesimo campanello di allarme a cui fare estrema attenzione: tra qualche anno, infatti, nient'altro diventeranno che semplici statistiche utili al far di conto. Tra conto e morto, comunque, l'emergenza prosegue incessante.  In condizioni industriali di regime, forse, potremmo assistere ad indici di infortunistica ben più elevati.  Il Presidente della Repubblica Napolitano ha sottolineato, nel messaggio inviato all'Anmil per celebrare la giornata odierna, la gravità di un fenomeno che è assimilabile a tragedia inaccettabile.  Contrastare lavoro nero e sfruttamento sono, alla fine dei conti, due reali direzioni sulle quali è possibile esercitare i propri sforzi. Ogni infortunio finisce, infatti, con il bruciare più o meno definitivamente quantità imprescindibili di capitale umano. Ogni infortunio, contrariamente a qualche comune percezione, comporta anche un aggravio dei costi per lo Stato. Quanto pesa l'universo di infortunati che si registrano negli ambienti di lavoro? L'Anmil riferisce di circa 5 miliardi di Euro l'anno. A questa somma vanno aggiunte cifre prossime a circa 4 miliardi di Euro per far fronte a spese sanitarie di vario tipo. Queste cifre, se sommate, danno indici prossimi a 10 miliardi di Euro l'anno.  Cosa scrivere invece dei costi invisibili che ogni infortunio regala alle famiglie dei tragicamente interessati? Trattandosi di cifre incalcolabili, qualsiasi valutazione è sprecata. Da qualsiasi punto la si guardi, comunque, la sicurezza negli ambienti di lavoro è un punto chiave su cui lavorare per trasformare l'Italia in uno Stato anche eticamente più giusto ed equo.  L'approccio integrato con cui coniugare consapevolezza, formazione, informazione e prevenzione risponde ad uno schema nel quale responsabilizzare la società intera.  Nella società, infatti, ciascun attore avrebbe il dovere di fare la sua parte.  Tutelare il capitale umano e limitare le perdite: solo così, forse, sarebbe possibile costruire un'Italia maggiormente equa e responsabile. Non è purtroppo sufficiente una giornata sola all'anno.
INFORTUNI SUL LAVORO: NON BASTA UNA SOLA GIORNATA
Per saperne di più: 
"Il messaggio di Napolitano: 'Morti sul lavoro inaccettabili.' ", LaRepubblica (http://www.repubblica.it/politica/2011/10/09/news/napolitano_morti_bianche_inaccettabili-22931731/)
"Napolitano: 'Basta morti sul lavoro, non abbassare guardia.' ", Ansa.it (http://ansa.it/web/notizie/rubriche/politica/2011/10/09/visualizza_new.html_674240084.html)

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazine