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Inquinamento acustico danneggia gravemente polpi e calamari

Creato il 12 aprile 2011 da Zonwu
Inquinamento acustico polpi calamari
Tempo fa scrissi un post sulla sensibilità dei mammiferi marini all'inquinamento acustico dei mari. Sonar civili e militari, eliche di navi e attività umane di profondità, disturbano i cetacei fino ad avere conseguenze letali su questi straordinari animali.
Sembra però che anche altri animali siano direttamentei influenzati nei loro comportamenti, se non addirittura feriti gravemente, dall'inquinamento acustico subacqueo. E' il caso di molti cefalopodi, tra cui calamari e polpi.
La ricerca, pubblicata su Frontiers in Ecology and the Environment, è stata eseguita dal team di Michel Andre della Technical University of Catalonia, e mostra come brevi esposizioni a suoni di bassa frequenza e intensità possa avere effetti deleteri sul sistema di bilanciamento dei cefalopodi.
"Se l'esposizione, a bassa intensità e di durata relativamente breve, che abbiamo usato nel nostro studio può causare traumi acustici severi, l'impatto di inquinamento acustico continuo e ad alta intensità potrebbe essere considerevole" dice Andre.
E' solo da qualche anno che ci si concentra seriamente sugli effetti dei rumori molesti sui cefalopodi. Uno dei primi studi di questo tipo è stato svolto in Spagna nel 2001, e ha mostrato che i calamari giganti che vivono nei pressi delle coste spagnole possono spiaggiarsi come conseguenza di forti traumi acustici.
I calamari presentavano ferite di diversa natura e in diverse zone del corpo, ma tutti gli esemplari studiati avevano in comune danni gravi agli statocisti, organi di senso che funzionano come sistema di posizionamento e di equilibrio per i cefalopodi. Per farla breve, gli statocisti sono piccole vescicole dotate di ciglia che permettono a calamari e polpi di orientarsi nello spazio
Il danno agli statocisti fece sorgere il dubbio che il suono giocasse un ruolo fondamentale nello spiaggiamento e nella morte dei calamari, ma fino alla pubblicazione della ricerca di Andre nessuno aveva mai sperimentato le conseguenze di suoni a bassa intensità.
Andre ha sottoposto 87 cefalopodi appartenenti a quattro specie a brevi impulsi sonori a bassa intensità e frequenza, per una durata totale di due ore. Per verificare i danni causati dal suono sugli animali, i loro statocisti sono stati confrontati con quelli appartenenti a cefalopodi non esposti agli impulsi sonori.
Il risultato? Non è molto incoraggiante: tutti i cefalopodi, poco importa se polpi o calamari, hanno riportato danni seri agli statocisti. "Dato che gli statocisti sono responsabili del bilanciamento e dell'orientamento spaziale, il danno causato dal suono a queste strutture potrebbe avere effetto sulla capacità del cefalopode di cacciare, sfuggire ai predatori, e anche riprodursi" spiega Andre.
Non è ancora ben chiaro perchè i suoni a bassa frequenza provochino danni di tale entità, ma i ricercatori ipotizzano che questo genere di impulso sonoro possa favorire il rilascio di glutammato, che in quantità eccessiva può arrivare ad "avvelenare" gli organi sensoriali di polpi e calamari.
Non solo: anche dopo l'esposizione al suono a bassa intensità, i cefalopodi continuavano a subire danni ai loro statocisti. Più i ricercatori aspettavano a dissezionare le loro cavie, più i danni agli organi di senso si facevano ingenti: i calamari dissezionati 12 ore dopo la morte mostravano danni più ridotti rispetto a quelli che hanno dovuto attendere 96 ore prima dell'esame.
"Questo è il primo studio che indica un impatto serio sugli invertebrati, un esteso gruppo di specie marine che sono note per non usare il suono per la sopravvivenza. Questo ci lascia con molti interrogativi aperti: l'inquinamento acustico è in grado di avere effetti su tutta la vita degli oceani? Quali altri effetti ha il rumore sulla vita marina, oltre a danni ai sistemi uditivi? E quanto è diffuso e invasivo l'inquinamento acustico all'interno dell'ecosistema marino?".
Noise Pollution Knocks Squid & Octopi Off Balance

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