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Inseme per "amore", o insieme per "forza"?…

Creato il 21 settembre 2012 da Tnepd

Ci sono due modi di stare insieme, che ho incontrato nella mia vita fino ad oggi. Due, a prescindere dalla tipologia di rapporto instaurato. Non importa cioè se parliamo di amici, amanti, parenti a vario titolo o rapporti di lavoro. Rapporti. Punto. Si “sta insieme” per paura; oppure si sta insieme per volontà e desiderio. Non ho incontrato nessuna relazione, che sfuggisse a questa catalogazione. Stare insieme per la seconda ragione qui menzionata, significa contribuire a costruire un paradiso qui sulla terra. Vivere del primo tipo, invece, significa trasformare la propria, ma anche l’altrui vita, in un inferno incarnato. Ecco: quello che talvolta mi fa arrabbiare veramente, e costantemente mi rattrista, è che vedo troppi rapporti basati sul primo “modello”..e pochi del secondo tipo.  Lo so, lo so. E’ in gran parte “merito” di un ingegneria sociale pluri-decennale, che vuole gli uomini sempre più soli, dis-uniti e ostili tra loro. Lo so, ci sono sempre, quando un fenomeno modifica il modo di vivere di una pluralità di individui,  ragioni occulte.  Ma è anche responsabilità della gente che si lascia lavare docilmente il cervello, e condurre per mano, giorno giorno verso l’inferno del “post-umanesimo”, degli scenari alla “Terminator” e alla “Equilibrium”, dai vari “buoni pastori” della persuasione di turno… L’uomo indipendente non nega affatto a se stesso la sua volontà e il suo desiderio di CONDIVIDERE, DONARE E RICEVERE. Il vero individuo, non è di per sé a-sociale o un eremita. E’ la delusione, la profonda delusione per troppi rapporti, troppo spesso contaminati da invidia e  paura e cieco bisogno di possedere, a fargli fare spesso un deciso passo indietro, di fronte alla scelta di impegnarsi e di concedere la sua fiducia nuovamente. E i rapporti basati sulla paura, ahimè, prescindono totalmente dalla condivisione VERA di esperienze ed emozioni. Il che li rende solo illusoriamente “rapporti”. Sarebbe molto più “ontologicamente corretto”, probabilmente, definirli “rapporti commerciali estorsivi di tipo parassitario” (Intendiamoci, non ho niente contro i rapporti commerciali. Ma ho invece “tutto”, contro il parassitismo)… Se il rapporto è tenuto in piedi dalla paura, l’altro diviene agli occhi del primo “contraente” una sorta di oggetto o di possesso. O banalmente il suo statuto ontologico viene retrocesso a “sicurezza psicologica”; il che equivale a “spaventapasseri”… Conosco molte famiglie i cui protagonisti, troppo comodi nei panni di “ruolo” per affrontare il rischio e la precarietà di sentirsi “individui” di fronte ai propri figli, li tratta come semplici prolungamenti dei propri arti, pretendendo che obbediscano senza discutere ad ogni loro COMANDO PSICHICO.  A loro non interessa crescere attraverso un rapporto umano. Rapporto? quale rapporto? A costoro interessa il “MIO” che gli viene assicurato dal “ruolo”. Solo il “MIO”…Conosco uomini, che credono che stare insieme a una donna, e farla stare bene, possa prescindere dal fermo proposito di sceglierla ogni giorno quale propria compagna; e continuare a corteggiarla e farla sentire unica e insostituibile di conseguenza. E conosco donne, che credono in qualche modo di poter arginare il terribile, interiore conflitto tra quello che interiormente sentono e desiderano in qualità di donne, e quello che la società a insegnato loro ad odiare di loro stesse, cambiando gli uomini come “fazzoletti” e segnando le “tacche sul proprio fucile”come il più squallido degli “sciupa-femmine”. Ma il punto è un altro. Quando le scelte sono fatte per paura, non importa se la paura è quella di restare soli, o di infrangere la sacralità di una qualche tradizione di vita convalidata dalla generazione precedente; o se più generalmente si tratta di mettere se stessi in discussione: il risultato è un rapporto comunque più virtuale di uno dei videogame del bel film “The Gamer”.   Che le paure siano interne al cosiddetto rapporto, o che provengano da una calcolata, continua, inoculazione dall’ambiente e dalla società circostante, il risultato è comunque che l’essere umano vive SOLO. E’ SOLO in mezzo agli altri. E’ SOLO, in un’accezione che non ha niente a che vedere con un sano individualismo. E’ SOLO in una maniera che, per quanto astio possa sentire nei confronti dei nostalgici dei “bei tempi andati”, non ha precedenti nella storia dell’umanità. Nel piccolo, per così dire, la televisione-spazzatura ha sostituito il vivo dialogo tra persone a cena. E questo è solo una, delle teste dell’Idra. I rapporti si fanno sempre più strumentali, è vero. Più la paura cresce, più gli altri vengono visti come “strumenti”. Un’altra, delle tante teste…  Ma comunque, credo che un bel giorno, a furia di raschiare dal fondo della propria umanità, una parte della suddetta prenderà a riemergere molto presto dalle proprie ceneri. I cicli, chiamateli Yuga o come più vi piace, esistono tanto per l’univero e che per la psiche umana, fin dall’inizio dei tempi. Solo in una millenaria cultura tronfia della propria ignoranza, come la nostra, la natura di “orologio” del grande “quadrante celeste”, può venire occultata o derisa impunemente. La gente deve voler re-imparare a stare insieme, con se stessa e con gli altri. Ma purtroppo, a quanto pare, senza lo stimolo irrefrenabile di una PAURA più grande, troppi esseri umani sembrano totalmente indolenti nei confronti delle proprie paure quotidiane. Troppo servili e docili, nelle mani delle molteplici forme di crudele energia senziente, alle quali demandano l’onore di dire loro quali scelte compiere. Mi domando, se si tratta della stessa compagine dell’umanità che ha permesso fosse edificato un mondo nel quale i rapporti ormai nascono e mettono radici all’insegna della più pura paura. Ma la risposta probabilmente è scontata. E allora, mi rivolgo a quelli, pochi o tanti che siano, per i quali le cose non vanno a questo modo. A quegli esseri umani VERI, per i quali ogni persona con la quale intessono un rapporto è UNICA e IRRIPETIBILE. A quelli che non capiscono perché in troppi vivono dalla  mattina alla sera, lasciando gli affetti e le radici all’ultimo posto nella scala delle priorità. A quelli che non riescono, giacché non vogliono, a trattare chi amano come un oggetto, un prolungamento del proprio corpo, un “investimento” per la propria sicurezza psicologica. Mi rivolgo loro e dico, semplicemente: “Siete voi i NORMALI! E non certo gli psicotici dell’ INTERCAMBIABILITA’ che sicuramente vi circondano ( e magari, forti del numero, osano anche guardarvi mali e criticare le vostre condotte ). Amare, in qualsiasi forma, è troppo SEMPLICE ed ENORME, perché le  folle di assetate di “potere estorsivo”, ai piani bassi come ai piani alti di questa società, possano capirci qualcosa! Ma non commettete l’errore di farvi dire da questa gente cosa sia l’amore, in qualsiasi forma; o cosa debba essere per voi! Lo so che sono tanti, lo so che sembrano perfettamente a loro agio nel fuggire come la peste il pensiero critico, e il dolore, e tutto quello che ci fa fermare, su questa giostra, a riflettere su cosa ci renda veramente umani!   Lo so, che sembra che il mondo e la realtà appartengano a loro; e non a chi ha un cuore che batte, a sa amare il “particolare”, e sdegnare il “generale”. Ma, lo ripeto, è tutta una faccenda di cicli,  di evoluzione. Di tempo e di percorrenza. Le cose cambiano, anche se se ne avvede solo il saggio che conosce come funzionano gli orologi e i loro ingranaggi. L’universo stesso cambia, e tutto DEVE adeguarsi al suo cambiamento. Anche e soprattutto i parametri e i sistemi di riferimento della mente umana”. Le pulci possono illudersi quanto loro piace, ma non sono loro a scegliere la condotta dell’elefante che li ha anticamente, amorevolmente, accolti sulla propria groppa… Un abbraccio controcorrente David The Hurricane Di Bella

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