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INSIDE OUT: una lettura psicologica e non solo…

Da Quipsicologia @Quipsicologia

Ho recentemente visto “Inside out” il nuovo film della Pixar e ne sono rimasto deliziato. In questi giorni, come avrete notato, le recensioni positive sul film fioccano su tutte le testate. E, se avete letto anche solo uno di quegli articoli, sarete già a conoscenza della trama. Nel caso invece ancora non sappiate nulla sul film, vi invito vivamente a vederlo.

Inside out: un film per tutti

“Inside out” è un film d’animazione per adulti e bambini, capace di parlare a persone di tutte le età e culture circa la relazione con le nostre emozioni e come queste ultime possano guidare le nostre azioni nella quotidianità.
Il film si presta a diverse letture e a vari livelli di comprensione. Il lavoro fatto dagli sceneggiatori è notevole. Sono riusciti, anche grazie all’aiuto di due sapienti docenti di psicologia, a realizzare qualcosa che fino ad ora non era riuscito a nessuno. Hanno fornito una rappresentazione abbastanza vicina alla realtà di quello che accade all’interno della nostra psiche nel normale svolgersi della vita di tutti i giorni.
Si potrebbero muovere un mare di obiezioni ed aprire un interessante confronto dialettico sul fatto che sia giusto considerare solo 5 emozioni oppure se sia corretta la rappresentazione della memoria in quei termini, ma tenendo conto della difficoltà nel rappresentare il complesso mondo psichico di noi esseri umani, tutto sommato credo ci si possa ritenere soddisfatti.

inside-out personaggi psicologia

Inside out: emozioni al comando della personalità

Il film è “ambientato” quasi totalmente all’interno del cervello di Riley, una bambina di 11 anni, e più precisamente nella sala comandi della sua mente (ndr: lo scegliere di lavorare su un soggetto di questa età facilita le cose, perché sappiamo che il mondo psicologico inizia a complicarsi notevolmente con l’ingresso dei giovani individui in quella fase della vita chiamata comunemente pubertà). All’interno del cervello troviamo i veri protagonisti del film, ossia cinque personaggi

inside out psicologia
animati: Rabbia, Paura, Gioia, Tristezza e Disgusto. Le emozioni sono disegnate sapientemente e vengono rappresentate ognuna da un personaggio che si alterna alla console della sala comandi. I dialoghi tra le emozioni sono divertenti e acuti, ognuno di noi ci si può riconoscere con estrema facilità. La storia di srotola districandosi all’interno di isole di ricordi Primari, un futuristico archivio della memoria a lungo termine, personaggi relegati al mondo inconscio di Riley…insomma, il tutto è una sorta di parco divertimenti dell’indefinibile!

Inside out da un punto di vista della Psicosintesi

stella funzioni

Stella delle funzioni

La cosa sorprendente è quanto questo film sia vicino, come rappresentazione del mondo psichico e sempre con i dovuti distingui, alla visione dell’animo umano della Psicosintesi. Guardando “Inside out” vi potete fare un’idea, attraverso le vicende di questi 5 divertenti personaggi d’animazione, di cosa può accadere nella nostra mente quando veniamo sopraffatti dalle emozioni e di cosa accade quando, al posto dell’Io, agiscono invece quei personaggi che definiamo “piccole personalità” o “sub-personalità”.
Nella visione della psicosintesi, le emozioni sono solo una parte del nostro essere. Questo lo si comprende bene se utilizziamo, studiamo e osserviamo la mappa psicologica della stella delle funzioni (ndr. per approfondimenti vi rimando al testo “L’atto di Volontà” di R. Assagioli).
Nel film sembrerebbe che le emozioni guidano le nostre azioni, ma nella realtà le emozioni sono evocate dalle idee e dalle immagini e a loro volta le emozioni tendono ad intensificare le idee e le impressioni. È vero che talvolta emozioni come la paura ci indirizzano e colorano la nostra percezione del mondo. Ma l’emozione “paura” non esiste senza la presenza di “sensazione”, “pensiero” e “desiderio”.
La parola emozione deriva dal latino e – moveo, emovere cioè “muovere fuori, muovere da”, si lega alla sensazione di venire mossi da ciò che si prova e che sembra provenire da dentro di noi, ma è sempre il pensiero ad attivarla. A volte i pensieri sono così veloci ed automatici da non essere in grado di percepirli.

Dove è l’IO? Chi regola le emozioni?

Quello che è sembrato lampante ai miei occhi di semplice osservatore, è che in tutto questo altalenarsi di conduttori sul ponte di comando, era come osservare una barca alla deriva, senza timoniere, spinta qua e là dai venti di Rabbia, Paura, Tristezza, etc. Cos’è che manca e che esiste dentro di noi a prescindere dalle emozioni, dai pensieri, dalle sensazioni e dalle paure del momento? Il nostro centro di autocoscienza. In Psicosintesi lo definiamo semplicemente l’IO. L’autocoscienza implica che noi si agisca da osservatori di ciò che accade all’interno della nostra psiche o all’esterno di noi. L’IO in questo senso non possiede una dinamica di per sé, ma è piuttosto un osservatore che guarda il flusso (pensieri, emozioni, ecc…), il corso degli avvenimenti. Allo stesso tempo l’IO, attraverso la Volontà, la sua funzione dinamica, è anche colui che coordina e rende operanti tutte le altre funzioni (pensiero, emozione, sensazione, etc.) e interviene attivamente per orchestrarle e dirigerle, senza esserne sopraffatto.

Gioia, nel film, è come se fosse un IO “ausiliario”, perché è quella che in qualche modo viene riconosciuta leader, e senza di lei gli altri personaggi si sentono perduti, non sanno cosa fare e come gestire la consolle della sala comandi. Infatti ad un certo punto si dicono: “Ma come fa Gioia a fare questo? Facciamo come se fossimo Gioia”, mentre al timone in quel momento c’era Disgusto.
Possiamo dire che ognuno di noi ha un’ identificazione emozionale prevalente, è bellissimo notarle nel film. L’emozione dominante della personalità del papà di Riley per esempio è la rabbia, mentre quella della mamma è la tristezza e la chicca ci arriva alla fine del film tra i titoli di coda dove vengono mostrati dei piccoli camei introspettivi delle varie comparse del film, sorprendente.

Accogliere la Tristezza

accogliere la tristezza

Quello che incrinerà le certezze e il potere di Gioia sarà proprio la presenza di Tristezza. È come se Tristezza facesse di tutto per poter essere anche lei vista e considerata, mentre veniva da Gioia relegata ai margini dell’azione e vista soltanto come una guastafeste. Tant’è che Gioia, inizialmente, non capisce quale sia l’utilità della presenza di Tristezza nella psiche di Riley. In realtà se osserviamo da lontano quello che accade a Riley è normale che Tristezza, fino a quel momento poco presente nella sua bella vita, inizi a farsi spazio. Questo perché fino ai 10 – 11 anni, normalmente, le emozioni prevalenti sono di carattere positivo. È nell’età di passaggio che traghetta i bambini verso la pubertà, che iniziano ad affacciarsi emozioni come tristezza e malinconia. Inoltre Riley sta affrontando un cambio di casa e di città con tutte le difficoltà legate all’ambientamento, al cambio di amicizie e di abitudini. È un film che fotografa cosa accade quando si ha a che fare con esperienze di abbandono e perdita, sia inteso nei confronti delle vecchie amicizie che della propria infanzia.
Nell’evoluzione della sceneggiatura, mano a mano che si srotola la pellicola cinematografica, emerge l’importanza di dare dignità e visibilità a tutte le emozioni, soprattutto a quelle che solitamente le persone definiscono “negative” e che nella maggior parte delle situazioni tendono a non voler vedere, a combattere o semplicemente ad evitare tout court. Ma l’esistere della sofferenza ha uno scopo evolutivo nell’essere umano, ed è solo integrandola e includendola che essa si scioglie. Infatti nel film è Tristezza il vero motore che induce Riley e i suoi genitori a dei cambiamenti. Ogni emozione ha una sua funzione. È questa la grande scoperta per Gioia che segna il punto di svolta nel film e nella vita di Riley.
L’invito che colgo in questa pellicola emozionante è proprio quello di abbracciare e vivere ogni emozione, accogliendo quello che c’è, bello o brutto che sia, solamente così possiamo aprirci alla vera comprensione della nostra esistenza.

Per consulenze psicologiche, psicoterapia, seminari o altre richieste, puoi scrivere a Gioele D’Ambrosio oppure telefonargli al 339.7098160.


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