Magazine Cinema

Interceptor (Mad Max)

Creato il 22 maggio 2015 da Eva Gatti @avadesordre

Interceptor Mad Max
Australia 1979
con Mel Gibson, Joanne Samuel, Hugh Keays-Byrne
regia di George Miller

In un futuro prossimo venturo la violenza dilaga e sono rimasti pochi i poliziotti che cercano di arginarla con altrettanta foga, tra questi Max Rockatansky. Dopo la morte dello psicotico Nightrider le cose precipitano: gli altri componenti della banda bruciano vivo Jim Goose, un collega di Max, che a quel punto decide di abbandonare la polizia per non farsi inghiottire dalla spirale di violenza ma quando il branco di motociclisti gli stermina la famiglia, l'uomo cede e si dedica alla vendetta..

Il film capostipite è quello meno noto della saga di Mad Max, con minori passaggi televisivi ma anche la distribuzione nelle sale all'uscita del film fu discontinua perché Mad Max nasce come bmovie, a bassissimo costo.
Il titolo italiano, Interceptor, è un'omaggio all'auto elaborata guidata dal protagonista, un giovanissimo e pressochè esordiente Mel Gibson la cui carriera decollò col successo del film e del sequel del 1981, Interceptor - Il guerriero della strada.
E' una pellicola che mischia con sapienza diversi generi, il debito maggiore è sicuramente verso il western a cui s'ispira per il taglio della fotografia: nella parte iniziale del film vengono solo mostrati dettagli degli occhiali del protagonista o parti del suo volto riflesse nello specchio, riprese solitamente dal basso per sottolineare la grandezza del personaggio.
Notevole il montaggio talvolta così rapido da sembrare confuso. Un altro grande merito del film è di essere un perfetto esempio di enfasi per celazione: la pellicola gronda violenza ma non la esplicita mai, avviene sempre tutto fuori scena o in campo lungo: non vediamo Goose ustionato all'ospedale ma leggiamo solo lo sgomento negli occhi di Max; l'omicidio della moglie e del figlioletto è narrato dalle ciabatte che rotolano verso la telecamera e la macchina da presa non si muove per esibire il dolore del protagonista quando raggiunge i cadaveri dei suoi cari. Il risultato è un senso di oppressione che pervade tutto il film e che comincia dall'inquadratura iniziale: il cancello della sede di polizia che mi ha ricordato il cancello di Auschwitz e che ci precipita in un mondo dove per sopravvivere non c'è spazio per il buon cuore ma serve solo la crudeltà.

Madmax

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazines