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Intercettazioni e/o registrazioni fraudolente?

Creato il 20 maggio 2010 da Giacomo6001
Intercettazioni e/o registrazioni fraudolente?Il governo ha bisogno, non ne dubitiamo, di reperire 25 miliardi di euro. E come conta di farlo? Attraverso varie strade: la lotta all'evasione, l'abolizione degli sprechi e degli enti inutili, e la caccia ai falsi invalidi.

Premesso che la lotta all'evasione è sacrosanta, ma costosa e con risultati sul lungo periodo, voglio divertirmi ad analizzare le altre due proposte. Sono abbastanza anziana da ricordarmi le promesse dei politici dei decenni scorsi: e ricordo che ogni volta che si parlava di cercar soldi, saltavano fuori questi famosi enti inutili. Sono trent'anni che andiamo avanti ad abolirli, a questo punto devono essere più rari dell'Araba Fenice, anche considerando tutte le varie privatizzazioni ed outsourcing effettuati ultimamente. Gli enti inutili erano un tipico serbatoio di voti democristiano, si faceva un ente pubblico e ci si piazzavano dentro i disoccupati votanti. Oggi il sistema funziona assai diversamente.

Quanto ai falsi invalidi, all'epoca erano una vera piaga. Ricordo che quasi ogni famiglia aveva il nonno finto zoppo o finto cieco che percepiva la sua pensioncina, in un'erogazione di denaro pubblico che andava praticamente in beneficenza alla popolazione tutta. Oggi, non ne conosco più neppure uno. Alle USL sono diventati severissimi, dubito che i falsi invalidi siano ancora milioni come trent'anni fa. Sono solo gli slogan ad essere rimasti gli stessi.

Più preoccupante è invece la "lotta agli sprechi", spesso entusiasticamente sostenuta in TV anche dagli esponenti dei think tank internazionali. Conosciamo la traduzione: lotta agli sprechi significa puntualmente tagli alla sanità, alla scuola e ai servizi fondamentali, ovvero alle uniche cose che spreco proprio non sono (anche se ovviamente c'è chi vi sperpera denaro pubblico). Le scuole cadono a pezzi, gli ospedali chiudono, le auto della polizia non hanno neppure la benzina e i poliziotti per il nervoso manganellano i passanti. Cosa vogliono tagliare ancora?

Leggo poi con stupore, sul Sole24Ore, una notizia sconcertante: la corruzione, in Italia, ogni anno brucia 50 miliardi di euro. Anche includendo le mazzette di fonte privata (che comunque vengono recuperate poi dal denaro pubblico di appalti eccetera),

salta agli occhi il dato relativo ai delitti di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato e di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, che nel 2006 (ultimo anno utile) hanno registrato sul 2005 un incremento, rispettivamente, del 40% e del 200 per cento.

I soldi di tutti che finiscono in tasche private, anziché in servizi o a ripianare il debito, sono una montagna. Mi piacerebbe allora sentire Tremonti annunciare urbi et orbi, oltre all'intenzione di combattere i reati dei cittadini e gli "sprechi", una severissima campagna vòlta a recuperare miliardi dai suoi colleghi che si intascano, o regalano ad amici cementisti, il denaro pubblico. Certe volte mi diverto ad immaginare un'Italia senza le ruberie della Casta: tanti di quei soldi da avere piscine in ogni scuola e il parquet nelle corsie ospedaliere. Oltre a poliziotti al volante di belle Ferrari con la sirena: così contenti da smettere subito di manganellare a casaccio.

«Nemmeno la Spagna franchista era arrivata a tanto», commenta Luigi Zanda, Pd, uno abituato a misurare le parole. «Arrestateci tutti, saremo tutti giornalisti», rincara il portavoce Idv Leoluca Orlando. Ieri pomeriggio la commissione Giustizia del Senato, dopo un’altra notte di lavori (lunedì due senatori leghisti sono stati fotografati mentre dormivano), ha approvato le dure sanzioni previste per gli editori: da 64mila fino a 464mila euro di sanzione. E questo per la pubblicazione di tutti gli atti di indagine fino al termine dell’inchiesta e all’avvio del processo. I media potranno comunicare se una persona è indagata e a dare conto delle eventuali ordinanze di custodia cautelare.

Per tutto il resto scatteranno le sanzioni, una «ghigliottina» per i media, come spiega Felice Casson del Pd. Giallo invece sulle norme contro i giornalisti. Sembrava fossero state approvate ieri (stando alle affermazioni di vari senatori compreso il relatore Centaro del Pdl) e invece la norma è ancora da approvare. Chiunque pubblicherà, anche per riassunto, atti o documenti di un procedimento penale fino all’avvio del processo sarà punito con l’arresto fino a due mesi o con l'ammenda da 2mila a 10mila euro. Per chi pubblica intercettazioni (anche non coperte da segreto) arresto fino a due mesi più un’ammenda da 4mila a 20mila euro e la sospensione temporanea dall‘Ordine professionale.
La norma dovrebbe essere approvata lunedì prossimo, quando si discuterà anche della proposta della maggioranza di vietare le intercettazioni anche per i familiari e i collaboratori dei parlamentari. Il presidente della Commissione Berselli, Pdl, ha infatti deciso di sconvocare la seduta prevista per ieri notte: «I senatori della maggioranza sono stati dei veri soldati, non posso sottoporli ad un altro tour de force...». Approvata due notti fa invece la norma che punisce chi all’interno degli uffici giudiziari rivela il contenuto degli atti coperti dal segreto istruttorio: reclusione da uno a 6 anni e anche il giornalista che li pubblica rischia di rispondere in correo dello stesso reato. Approvati anche l’emendamento “D’Addario”, che punisce fino a 4 anni di carcere chi effettua video o registrazioni fraudolente (ma grazie all’opposizione sono stati esclusi i giornalisti professionisti) e la norma che prevede che il Vaticano sia informato se si intercetta un sacerdote.
Perché il rinvio a lunedì? «Sul bavaglio alla stampa c’è l’intenzione di frenare un po’. Credo che la norma non risulti graditissima anche al Quirinale», spiega il finiano Granata. Molti nel Pdl, compreso il relatore Centaro, sono consapevoli di aver prodotto un mostro giuridico, anche dal punto di visto tecnico. «Un pasticcio immondo», commenta Anna Finocchiaro, convinta che quando il testo arriverà in aula, non prima degli inizi di giugno, «saranno costretti a riscriverla con un maxi emendamento su cui metteranno la fiducia». «La giusta tutela della privacy non c’entra nulla con la volontà di sottrarre ai magistrati uno strumento di indagine, mettendo la sordina su gravi fatti criminali e il bavaglio alla stampa», attacca la capogruppo Pd.


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