Magazine Cucina

Intermezzo domenicale con tè georgiano e ossessione letteraria

Da Lasere

13 nov 2011 @ 22:25

Tazze, teiere e accessori, dalla Georgia, tè nero

georgian caravan tea natalia ginzburg nothing but tea tè affumicato tè dalla georgia teiere ghisa giapponesi

Sottotitolo: metà invito alla lettura, metà ammissione di manìa (ma più che altro la seconda) (decisamente).

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«Gli ho detto: – Dimmi la verità, – e ha detto: – Quale verità, – e disegnava in fretta qualcosa nel suo taccuino e m’ha mostrato cos’era, era un treno lungo lungo con una grossa nuvola di fumo nero e lui che si sporgeva dal finestrino e salutava col fazzoletto.
Gli ho sparato negli occhi.
M’aveva detto di preparargli il termos per il viaggio. Sono andata in cucina e ho fatto il tè, ci ho messo il latte e lo zucchero e l’ho versato nel termos, ho avvitato per bene il bicchierino e poi sono tornata nello studio. Allora m’ha mostrato il disegno e ho preso la rivoltella nel cassetto del suo scrittoio e gli ho sparato. Gli ho sparato negli occhi.
Ma già da tanto tempo pensavo che una volta o l’altra gli facevo così.»

Natalia Ginzburg, incipit di È stato così

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Io non lo so com’è che a leggerla, la Ginzburg, a me mi sale quell’esaltazione come esser lanciata in un galoppo furibondo con lì davanti un muro o un precipizio di cui – già sai – ti accorgerai troppo tardi per frenare.
Forse perché scrive che non avanza niente, con le parole svelte e poche, imparziali per la pena e l’allegria: sembra vita che si dice da sé, selvatica: senza presunzione di spiegarsi, d’inventarsi un senso, di rendersi più bella o più brutta di quel che è. Uno sparo negli occhi dato come fosse niente, che non si poteva altrimenti, che anche se è tragedia va bene così – deve andar bene così, anche se non va bene affatto.

In questi giorni ho fatto incetta di cose sue, tra libri che avevo sperduti in casa e altri recuperati altrove, con la foga e il troppo tipici di quando m’innamoro smisurata (o di quando ricomincio a spaventarmi); ora che ce li ho tutti qui davanti mi vien da costruirci un fortino, o una zattera, o meglio ancora una grotta da eremita, da scomparirci. Poi dopo leggerli, anche. Ma dopo. E, se potessi, tutti contemporaneamente.

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La tazza è bellissima, sì, e anche la teiera: gusti ottimi avete ;-)
L’una arriva da una fierucola d’artigiani ceramisti, ed è più bella (brilla) dove il fuoco l’ha toccata da vicino; l’altra, ruvida e salda di ghisa giapponese, dalla Selezione di Acilia. Il tè che era di turno invece mi ha delusa: un assaggio di nero georgiano affumicato – il Georgian Caravan di NBTea – che in bocca lascia brace spenta e una dolcezza blanda, annacquata; ma d’altronde sono giorni un po’ smarriti, di piccole amarezze e troppa poca lucidità, sicché lo accolgo come ospite intonato, e buonanotte al secchio.


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