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Internet e le rivoluzioni della cosiddetta "primavera" araba secondo Domenico Quirico giornalista de La Stampa

Creato il 12 febbraio 2012 da Marianna06

Le rivoluzioni non le ha fatte Internet-scrive Domenico Quirico, inviato speciale della sezione Esteri del quotidiano La Stampa di Torino - nel suo ultimo libro"Primavera Araba", pubblicato in Italia da Bollati Boringhieri. Bensì la fame, la disperazione e  il sogno non della democrazia ma di una vita solo un po' mgliore.

Della democrazia, per ragioni storiche, queste popolazioni- egli precisa- non hanno neppure il concetto.

I tunisi, i libici, che io ho visto, vivono dell'attesa di un miracolo -prosegue il giornalista astigiano - ma non si tratta certamente del miracolo d'Internet.

E' il miracolo del rubinetto, il miracolo dell'interruttore.

Sognano di aprire un rubinetto e vedere scorrere l'acqua, di premere un interruttore e vedere la luce che si accende nel buio.

Anche se non ce ne rendiamo conto, sono milioni e milioni le persone nel mondo che aspettano questo.

La miseria è questa cosa qua-chiarisce Quirico. E' lei-aggiunge- la molla delle rivoluzioni.

I telefonini sono  serviti  sì a documentare l'accaduto, inviare messaggi ma le convocazioni nelle piazze sono avvenute ,ovunque, con il vero telefono delle rivoluzioni ovvero il passaparola.

Domenico Quirico, "storico del presente" , come lo ha definito  con appropriatezza Barbara Spinelli, è stato rapito durante il conflitto libico dalle forze di Gheddafi insieme ad altri due colleghi, anch'essi giornalisi italiani.

Nella circostanza, dopo aver assistito all'uccisione a sangue freddo del suo e loro autista(efferatezza probabilmente legata quasi certamente al discorso "tribale"), ormai prigioniero,il giornalista de La Stampa viene inaspettatamente liberato da due ragazzi gheddafiani.

Dell'aver avuto salva la vita, quando la morte pareva ormai inevitabile, Quirico è rimasto profondamente segnato.Tanto da dire di se stesso, a chi glielo domanda, di essere diventato un uomo "nuovo".

Di aver compreso-precisa il Nostro- la labilità di confine esistente tra bene e male.

Non esiste il "bene" tutto da una parte e il "male" tutto dall'altra-ripete spesso.

In entrambe le parti, nella vita, c'è  sempre del buono e e del cattivo, perchè siamo umani prima che persone ben connotate e con ruoli specifici nella società.

Quindi nessuna meraviglia.

Sopratutto però- conclude l'uomo Quirico- non c'è  mai nella storia umana responsabilità senza colpa. E non c'è colpa senza espiazione.

Affermazioni, queste del giornalista astigiano(classe 1951), che fanno riflettere un po' su tutto.

E questo indipendentemente dallo specifico della complessa e  rischiosa disavventura capitatagli in Libia, legata al suo" mestiere" di reporter.

 

   A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

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