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Intervista a carlo aymonino

Creato il 22 febbraio 2012 da Upilmagazine @UpilMagazine

Ad un anno dalla scomparsa dell'architetto Carlo Aymonino (Roma, 18 luglio 1926 - 4 luglio 2010) proponiamo parte di una conversazione inedita tenutasi l'8 novembre 2008 nel suo studio veneziano. L'incontro è stato organizzato per gli studenti del Politecnico di Bari nell'ambito della didattica dei corsi di Storia dell'Architettura diretti da Francesco Moschini.
L'estensione cronologica, lungo cui si sviluppa l'attività dell'architetto romano, restituisce un consistente e quanto mai essenziale spaccato di storia dell'architettura. Muovendosi per l'intero arco storico del secondo Novecento, Carlo Aymonino diviene tra i maggiori protagonisti della scena architettonica internazionale; la sua opera, non è solo radicata nella tradizione moderna, ma partecipa criticamente alle tendenze del contemporaneo, configurandosi come un singolare resoconto sull'evoluzione architettonica degli ultimi sessant'anni.
Carlo Aymonino progetta e realizza in Puglia numerose opere accomunate da una discontinuità stilistica sempre riconducibile ad una concretizzazione dei rapporti tra morfologia e tipologia da lui largamente analizzati. A Lecce, in particolare, a lui si devono le realizzazioni: della Cooperativa residenziale Pegaso (1959/'60), dell'Istituto Tecnico Professionale (1962/65) e della Sede dell'Istituto Bancario San Paolo (1978/'79). Diverse sono anche le architetture, per la provincia salentina, rimaste disegnate: il Palazzo di Giustizia (1961) e il Mercato coperto e piazza Caserma Massa (1985). Vengono di seguito riportati alcuni frammenti della conversazione dai quali è possibile riconoscere la sua disciplina e la sua immancabile ironia.

Come si può insegnare l'architettura?

La cosa più giusta è operare nel modo più lineare possibile, senza grandi capricci. Seguire pochi principi, addirittura di ordine classico. L'architettura di per sé è difficilissima. Perché non ha regole nella sostanza. Vanno sempre ribadite e riprese alcune regole basilari sugli spazi e sulle misure. Non vi do un grande consiglio. Sono molto prudente anche nell'insegnamento.

Come si disegna l'architettura?

Bene! Si fa disegnare bene! Anche se con il computer oggi è difficile imparare a disegnare. Ma le due cose non si elidono. Io naturalmente non disegno col computer, come si vede dai presenti disegni. Il computer ha un unico occhio, gli occhi umani invece sono due e si nota la differenza. Poi, disegnare a mano libera fa bene.

Quindi un'idea può nascere anche attraverso il computer?

Sì, perché no. Però con dei correttivi o dei controlli della mano.

Comunque non si può fare a meno di conoscere il disegno.

No! [...] Io adopero dei taccuini per disegnare. L'architetto ci mostra alcuni taccuini: questi sono degli schizzi e disegni... alcuni molto pornografici. Sono di varia natura, sempre dovuti a fatti concreti. Questo per esempio era da Torino tornando a Roma, lungo la costa ligure. Noi adesso andremo a vedere la Biennale. Ah, giusto. Io non l'ho ancora vista. Capita così da 15 anni. Non l'ho mai vista. Non so per quale motivo. Qualche cosa all'inizio non mi ha interessato, mi ha turbato.

Domani invece andremo a Vicenza a vedere la mostra su Palladio.

Lo sapete che è morto in miseria il Palladio? Pensate un po'... Eppure capita facilmente. Quindi insomma... datevi da fare, eh. Fate calcoli invece di architettura.

Qual'è il suo rapporto con le città?

Torno da Città del Messico che ha 23 milioni di abitanti! Ora, non è detto affatto che ci riesca, ma proprio perché ho difficoltà ad inquadrare il problema ho proposto all'editore Marsilio di fare il secondo volume di "Origine e sviluppo della città moderna". Dovrebbe trattare la fine della città contemporanea. Cioè: è ancora possibile capire e inquadrare una città contemporanea? Io ho due fissazioni, una è Roma e l'altra è Los Angeles. Non esistono relazioni tra le due, per questo mi piacciono, sono interessanti nella loro differenza. Comunque non è detto ci riesca a scrivere la fine della città contemporanea, però questo è quello che più mi arrovella. Tutto sommato la città moderna l'ho esaminata e comunque è visibile, invece la città contemporanea non ancora. Allora ho questo punto interrogativo che sto cercando di chiarire.

Qual'è il suo rapporto con Roma e Venezia?

Io preferisco Roma. Oggi è inutile che Venezia abbia un sindaco, basta un direttore di un grande albergo che assegni i posti a quelli che arrivano. Il sindaco deve stare a Mestre, che in effetti è una città che sta cambiando, cercando una propria identità. Quindi Venezia, secondo me, va bene che diventi un grande albergo. Il sindaco non starebbe male come direttore d'albergo.

Lei ha esaminato anche la città antica. La sua esperienza con i Fori lo dimostra.

A proposito, adesso dovrei vedermi con il nuovo sovrintendente ai Musei Capitolini. C'è un mistero... del tempio di Giove, che è il tempio accanto al Marco Aurelio, il più grande tempio di Roma antica, 62 x 53 m e alto 40, non è rimasto niente! La colpa pare sia dei cristiani, che sono stati peggio dei talebani. Pensate che c'erano 35 statue di imperatori a cavallo, le hanno fuse tutte quante tranne Marco Aurelio perché erano convinti che fosse Costantino, il primo imperatore cristiano. Prima o poi, probabilmente poi, quindi non ci sarò più, vorrei anche abolire via dei fori imperiali: l'ha voluta Mussolini e questo non me ne frega niente, ma è proprio un asse che non ha nulla a che vedere con la struttura di Roma antica. Riuscire ad abolire via dei fori significherebbe riunire il foro romano e i fori imperiali, riportarli quindi nella loro originaria conformazione. Non ci riuscirò mai a vederlo, ma insomma ci provo.

E il Colosso per Roma riusciremo a vederlo?

No! Ah, si più piccolo, di 6.5 m. Dovrebbe andare nel percorso del miglio d'oro, che è la strada che da Portici porta ad Ercolano. Miglio d'oro perché quando i Borboni si sono trasferiti da Napoli a Portici, tutta la nobiltà naturalmente si è trasferita e hanno creato queste ville, belle, grandi. Hanno fatto una specie di strada detta il miglio d'oro per mettere lì la corte borbonica. Il comune di Ercolano mi detto "faccia quello che vuole" e io allora ho proposto 4 statue di 6 m da posizionare all'ingresso di Ercolano, una delle quattro è il colosso. Quindi spero di realizzarlo.


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