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Intervista a Diane Fleri

Creato il 18 aprile 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

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Diane Fleri dal 18 aprile è al cinema con Nina, film di Elisa Fuksas che sancisce il ritorno dell’attrice dopo le fortunate esperienze in Anche se è amore non si vede, con Ficarra e Picone, e in Posti in piedi in paradiso. L’attrice ha presentato, in esclusiva per Oggi al Cinema, il nuovo film, facendo un excursus tra le sue esperienze del passato e svelando il suo sogno di lavorare con Marco Bellocchio.

Dal 18 aprile ti vedremo nelle sale dei cinema italiani con Nina. Tu che sei la protagonista, presentaci il tuo personaggio e questo film.
In questo film, Nina, possiamo dire che interpreto il ruolo più importante che abbia mai avuto nella mia vita. Il mio personaggio è presente praticamente in tutte le scene. Il film è incentrato sul sentimento di Nina, che non riesce a prendere in mano la sua vita, a fare una scelta e a scegliere la sua strada. Ha circa trent’anni, non ha il coraggio di affrontare la vita reale e non riesce a trovare un ragazzo. Il film evidenzia una paura e una difficoltà di vivere. Tutte queste incertezze vengono messe in mostra durante un’estate che lei trascorre in casa di un amico al quale tiene il cane e diversi animali che vivono in questa casa. Detto ciò, sono altrettanto protagonisti del film l’architettura e l’ambiente. E’ girato, infatti, all’EUR, che mette in risalto questi spazi ampi e vuoti in agosto, con forti luci, ombre e palazzi che sembrano parte integrante della storia.

Hai cominciato nel mondo del cinema in Come te nessuno mai. Che maestro è stato per te Gabriele Muccino e quali aspetti ti sono piaciuti di questa esperienza?
Gabriele Muccino è stato il primo a darmi fiducia. Io ho preso quel film come un gioco. Non era ancora mia intenzione fare ancora l’attrice come lavoro. Mi stupì l’attenzione che ebbe Gabriele nei miei confronti. Era molto affettuoso e divertito. A vedere questo entusiasmo nei miei confronti mi ha dato il coraggio e mi ha fatto pensare per la prima volta che forse questa poteva essere la mia strada. Lui segue molto il lavoro e l’energia degli attori, il loro lasciarsi andare. E’ stato inoltre molto bravo a lavorare con i giovani e a gestire moltissimi giovani. Sembrava quasi una vera occupazione scolastica, invece stavamo girando un film.

Il 2011 è stato un anno d’oro per te. Anche se è amore non si vede ha sancito di fatto il tuo esordio nella commedia. Come è stato cimentarti in questo genere e che succede quando si lavora al fianco di due grandi comici come Ficarra e Picone?
Ficarra e Picone per me sono stati degli insegnanti. Mi hanno aiutato e hanno detto che dovevo fidarmi di loro per tirar fuori la vena comica che c’era in me. In diverse battute mi hanno aiutato a giocare sull’autoironia ed è stato molto divertente. Ricordo che, quando una di queste battute veniva fuori, loro passavano molto tempo a giocarci su, a prendermi in giro e queste gag diventavano quasi pietre miliari del film perché loro continuavano a tirarle fuori. Io ho ancora nell’orecchio la voce di Ficarra che mi prende in giro per il mio modo di dire “auguri”. Loro sono dei pagliacci fuori e dentro il film. Con loro la commedia non è solo sul set ma anche durante tutto il giorno. Sono uno show continuo. Ficarra non smette mai ed è un nervo di comicità continuo, altrimenti sta zitto. Picone invece è molto più riflessivo e con lui si possono fare discorsi più approfonditi su come portare avanti il personaggio o il film. Entrambi però sono molto democratici e pronti ad ascoltare un’idea, come succede in una famiglia.

Un’altra commedia di cui andrai fiera è senz’altro Posti in piedi in paradiso. Cosa porti nel cuore di questo film e cosa ha significato per te lavorare con Carlo Verdone?
Lì avevo una particina, però anche solo l’idea di essere la compagna di Verdone mi rendeva emozionata e felice di poterlo fare. In questo film la cosa più difficile è stata non ridere quando Verdone mi diceva: “Non valevi un cazzo come attrice!”. Sono stati circa tre giorni di lavoro e mi piacerebbe avere l’opportunità di poterci lavorare nuovamente. Ero molto emozionata. Verdone è molto generoso, attendo e delicato. Ti senti anche protetta a lavorare con lui. Allo stesso tempo è difficile tenere a freno l’emozione che hai dal momento che sei consapevole di recitare con un mostro sacro della comicità italiana.

Molti tuoi colleghi che vengono dal mondo della televisione hanno fatto notare che c’è un certo snobismo da parte di chi lavora nel mondo del cinema verso gli attori di televisione, che faticano ad essere scelti in film. Tu, venendo da I Liceali, hai notato questo accanimento nei tuoi confronti?
Facendo un ruolo per molto tempo in televisione questo rischio c’è. Per questo motivo io mi sono fermata alla seconda stagione de I Liceali. Questo comunque è un rischio che c’è sempre e c’è sempre stato. Penso che un attore debba fare anche le sue scelte. Ad un certo punto deve decidere tra la sicurezza di una serie televisiva, che magari non finisce più, e la bellezza di cambiare personaggio facendo film ma lavorando meno. Poi è anche il mercato italiano che deve muoversi e magari i registi dovrebbero essere un po’ più elastici nel permettere agli attori di provare a cimentarsi in altri ruoli. Da un lato è un rischio normale che ci sia, dall’altro bisogna lavorarci su.

Tu hai mostrato sempre un occhio di riguardo anche verso opere prime o film che non vantavano grande pubblicità. Basta pensare a film come Febbre da fieno, Io sono l’amore, Il prossimo tuo e Quell’estate. Cosa hai amato di questi film e cosa bisognerebbe fare per dare maggiore rilevanza a film come questi?
Purtroppo ci troviamo in un momento di crisi in tutti gli ambienti. E’ chiaro che anche al cinema ci sono meno fondi a disposizione e c’è più la tendenza ad investire su prodotti più commerciali e a volte meno su quelli di qualità per garantire un buon incasso al botteghino. E’ ovvio che la cultura è molto importante per riprendere le redini del paese. E’ fondamentale per i giovani e per il futuro. Per me la cultura è anche dar voce a molti registi diversi che mettano in mostra cose che non siano soltanto semplice intrattenimento. Le opere prime trovo che abbiamo il fermento del nuovo e che meriterebbe di essere mostrato maggiormente. Tengo molto ad esplorare questi ambiti. Addirittura ci sono dei film che ho fatto e che ancora non sono usciti, ma che per me rappresentano le prove più interessanti. Per me sono film alternativi, fatti con pochi soldi e con persone meno conosciute. E’ molto importante sostenere la cultura e il proprio lavoro in questo senso. Penso che sia una responsabilità, un dovere e anche un piacere. E’ da questo che si vede l’amore per il proprio lavoro. Poi ben vengano i prodotti commerciali, perché spesso sono anche molto validi, ma non sono l’unica strada da seguire e penso ci sia anche altro da mostrare.

Scegli tre registi che ti hanno insegnato di più e il perché.
Con cui non ho lavorato dico Michel Gondry. Mi piace molto il suo stile e i suoi colori. Vedendo i suoi film riesco ad imparare veramente tanto. Qualsiasi regista con cui ho lavorato mi ha insegnato veramente tanto. Mi sembra ingiusto fare una selezione. Dal momento che gli altri li ho nominati, dico Daniele Luchetti perché in Mio Fratello è figlio unico mi ha dato molta libertà e fiducia; Non posso non citare Guendalina Zampagni per Quell’estate, che sarà candidato ai prossimi David di Donatello tra le opere prime. L’ho fatto tempo fa ed è stato uno dei primi ruoli da protagonista che ho avuto. Lavoravamo continuamente assieme sul personaggio come fossimo a teatro. Infine dico Luca Guadagnino, che in Io sono l’amore mi ha fatto lavorare sul personaggio in maniera precisa e interessante, nonostante fosse molto istante da me. E’ riuscito a portarmi in una dimensione completamente diversa dalla mia e a farmi abbracciare e sentire vicino il battito di quel personaggio. Tutti quanti i registi con cui ho lavorato mi hanno insegnato qualcosa comunque.

Hai già qualcosa di ben definito per il futuro? Cosa ti piacerebbe fare che non hai ancora fatto?
In questi giorni pensavo che mi piacerebbe fare un film con Marco Bellocchio, perché ho fatto un provino tempo fa con lui e ogni tanto ci penso. E’ un maestro per me ed è molto bravo a farti capire quello che vuole. Di ben definito ancora non ho niente perché sono diventata mamma da tre mesi e ho ripreso da poco a fare provini.

di Francesco Sciortino

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