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Intervista a Enrico Brignano

Creato il 11 aprile 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

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Tra cinema, televisione e teatro, Enrico Brignano è uno dei comici più attivi degli ultimi anni. L’anno scorso ha impressionato tutti per la sua conduzione tanto ironica quanto tagliente de “Le iene”, in questa stagione ha continuato ha riempire i teatri italiani con il suo one man show “Tutto suo padre…e un po’ sua madre” e adesso arriva nella sale italiane con Ci vediamo domani, una commedia in cui l’attore romano offre la sua migliore perfomance cinematografica di sempre.

Come ti sei trovato ad interpretare un personaggio tra il comico e il malinconico?
Non parlerei di malinconia, perché ha sempre un’accezione negativa. Io direi che Ci vediamo domani sia commedia con sentimento, una commedia romantica che parla di amori sbagliati, amori veri, amori duraturi, di amicizie e soprattutto di invecchiamento che non è una malattia ma uno stato di cose, un fatto. Tutto si invecchia, e le cose invecchiano bene e male, così come le persone. In questo film vengono raccontate storie di persone che invecchiano bene e che per garantirsi il futuro e accaparrarsi l’immortalità si dicono “ci vediamo domani”.

Raccontaci il tuo personaggio.
Marcello Santilli è un quarantenne dell’Italia di oggi che si ritrova ad aprire un’agenzia di pompe funebri in un paesino dove vivono solo ultraottantenni, perché così crede di cogliere l’attimo, di fiutare il business. Ma lì non muore nessuno e se nessuno muore ci sarà un motivo. Piano piano lui scoprirà a sue spese il motivo per cui questi vecchietti non vogliono lasciare questa vita tanto infame ma bella.

Perché hai scelto questo film?
Si tratta di una commedia fantasiosa, coraggiosa, che tratta un tema difficile come quello della morte. Per me attore comico è stata una sfida. Avrei potuto accettare altri film che economicamente erano più soddisfacenti ma a livello di storia Ci vediamo domani era più intrigante, interessante ed appetitoso. E’ una storia un po’ diversa, spero che al pubblico piaccia. Ma in fondo credo che il pubblico sia un po’ bambino, ha voglia di essere preso per mano e vuole che quella storia sia credibile. E per essere credibile non dev’essere per forza vera, un po’ come le favole. Spero che questo film sia una favola che lascia qualche messaggio. Sicuramente lascia qualche pensiero, qualche sentimento, qualche risata. E a 8 euro di questi tempi non si butta via niente.

E’ un film che aiuta a sognare?
Gli italiani ormai non sognano più. Sembriamo quasi un popolo Dio, basta sentir parlare i parlamentari per rendercene conto. E così la gente ha bisogno di svago, tant’è vero che in questi momenti di crisi vanno per la maggiore gli spettacolo divertenti. La gente vorrebbe evadere, e il momento di evasione può essere anche un bel film. Se noi italiani fossimo consapevoli della parte ludica di questa vita, che può anche essere rappresentata da uno spettacolo, un libro, un film, una canzone, saremmo depositari di una vita migliore.

Com’è stato lavorare con questi straordinari ottantenni?
Sono stati fantastici tutti, è stato molto piacevole, sono esperienze che spero la vita mi ridia ma non so se capiterà un’altra volta. Sono più le cose che ho appreso durante la lavorazione del film che quelle che possa ricevere il pubblico andandolo a vedere.

Qual è secondo te il segreto per la longevità?
Forse uno c’è: fregarsene, avere un po’ più di sano egoismo, quell’egoismo che non ti fa prendere sempre le cose di petto, che ti fa credere che le cose importanti della vita sono sempre altre. Credo che questo sia un buon segno per vivere degnamente, altrimenti – come cantava Califano – “tutto il resto è noia”: Equitalia, le tasse, le votazioni, cose che ti portano nella fossa.

di Antonio Valerio Spera


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