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Intervista a Ertuğrul Kürkçü (di David Meseguer)

Creato il 04 luglio 2012 da Istanbulavrupa

Intervista a Ertuğrul Kürkçü (di David Meseguer)Nato nel 1948, Ertuğrul Kürkçü è un membro del Partito della Pace e Democrazia (BDP), nella provincia occidentale di Mersin, il rappresentante del BDP nella Commissione Diritti Umani del Parlamento turco (attualmente sta indagando sul massacro di Roboski che ha ucciso 34 curdi) ed e’ membro dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa a Strasburgo.

Il deputato del BDP Ertuğrul Kürkçü sostiene che un eventuale trattativa per risolvere il conflitto politico curdo, ridotto dalle autorità turche a un semplice “problema di terrorismo”, deve essere accompagnato dalla cessazione della violenza delle forze armate e di sicurezza e da una riforma del codice penale volta a limitare la repressione politica, militare e giudiziaria che Ankara esercita non solo sul movimento curdo di liberazione, ma sulla maggior parte dei curdi. E soprattutto, deve coinvolgere i curdi.

Come valuti la crescente ondata di arresti e di sentenze della Corte nei confronti di politici, sindacalisti curdi?

Più di 6.000 detenuti rappresentano una media giornaliera di dieci arresti durante il corso dell’anno passato e fanno parte del giro di vite che ha avuto inizio nel 2009 e che ha subito un’accelerazione dopo le elezioni politiche 2011 a causa del successo del BDP. La nuova strategia sulla sicurezza del governo turco ha come obiettivo quello di ostacolare i negoziati con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) che hanno mantenuto la lotta armata, e quindi criminalizzare il movimento di liberazione curdo di fronte alla opinione pubblica e legittimarne la sua repressione politica, militare e giudiziariaria .

Ti senti deluso dalla reazione dell’Unione europea e della comunità internazionale?

La repressione interna in Turchia contro il movimento curdo ha un alto livello di tolleranza da parte della UE e degli USA, nonostante le evidenti violazioni dei diritti umani. Per porre fine al movimento curdo, la repressione politica e le azioni militari contro il PKK sono sempre giustificate per il fatto che si tratta di una organizzazione terroristica. Inoltre, l’Occidente ha bisogno del sostegno della Turchia contro l’Iran, il principale alleato del presidente siriano Bashar al-Assad.

Cosa ne pensi della propaganda del governo turco per effetto della quale i curdi in Siria ed il PKK stanno lavorando con Al-Assad?

L’esecutivo di Erdogan è privo di credibilità nel momento in cui difende i diritti umani all’estero, mentre imprigiona i bambini nel proprio stato. I curdi non hanno alcun motivo per sostenere Bashar al-Assad nella repressione del popolo siriano e sono anche abbastanza intelligente per non sostenere il fondamentalista esercito siriano. La Turchia non può utilizzare lo status dei curdi in Siria per giustificare l’intervento militare straniero nella repubblica araba. Come BDP noi siamo totalmente contro l’intervento militare in Siria, non perché difendiamo Al-Assad, ma perché la Turchia utilizzerà l’invasione militare per attaccare i curdi in Siria e destabilizzare ulteriormente il Kurdistan.

Il CHP kemalista ha presentato una roadmap per risolvere il conflitto curdo e il suo primo incontro e’ stato con l’Akp, è possibile risolvere il lungo conflitto politico senza i curdi?

Ovviamente è impossibile risolvere il conflitto curdo, senza i curdi. Se avete solo Partito Repubblicano del Popolo (CHP) e il governo del Partito della Giustizia per lo sviluppo (AKP) al tavolo delle trattative, non hai una discussione plurale. Il governo mira a semplificare e ridurre il conflitto al problema del terrorismo ed il CHP condivide questa visione. Anche se il CHP ha assunto l’iniziativa, l’AKP è consapevole del livello esistente di rappresentanza politica del partito di opposizione nelle regioni curde. L’obiettivo è quello di inserire il BDP e del Partito di Azione Nazionalista (MHP) nell’agenda politica e risolvere il problema insieme. Se si vuole veramente affrontare la questione curda, i negoziati devono essere accompagnati da una cessazione della violenza militare e da una riforma del codice penale per frenare la repressione giudiziaria.

Cosa viene offerto dalla nuova Costituzione?

L’Indipendenza era l’obiettivo principale da raggiungere 20 anni fa attraverso la lotta armata, ora vogliamo uno statuto autonomo all’interno dello Stato turco per garantire i diritti democratici dei curdi. Le Organizzazioni di sinistra che difendono il movimento curdo e il riconoscimento di altri pololi in Turchia hanno unito le forze sotto l’egida del Congresso per una Società Democratica (DTK) e stanno lavorando alla creazione di una nuova coalizione politica che dovrebbe diventare operativa nel 2013. La sua attuazione è stata sostenuta da Abdullah Öcalan e l’obiettivo è quello di partecipare alle elezioni comunali del prossimo anno. Se aumentiamo il numero di comuni per superare la barriera elettorale del 10% , la coalizione sarà il principale rivale politico della AKP.

Presto sarà un anno di isolamento del leader curdo Abdullah Ocalan nel carcere di Imrali. Qual è la tua valutazione?

Abdullah Ocalan in Turchia si è guadagnata lo status di leader politico ed è l’unica figura che riunisce tutte le correnti e le sensibilità che esistono all’interno del movimento di liberazione curdo. E’ anche uno dei pensatori più esperti e colui che ha presentato soluzioni per risolvere la questione curda. Tacere Öcalan significa mettere a tacere il dibattito sulla risoluzione del conflitto curdo. La nostra intenzione è di porre la questione nell’agenda politica del paese e avviare una discussione nella Commissione dei Diritti Umani del Parlamento turco.

Che dire per quanto gli ostacoli e la poca trasparenza nella commissione di governo per le indagini sulla strage di Roboski?

La responsabilità del massacro ricade sulla leadership militare ed il governo Erdogan, sia per aver dato l’ok per il bombardamento e sia per aver ostacolato l’indagine della Corte di Diyarbakir e della Commissione non fornendo la documentazione necessaria. Anche il Parlamento turco ne condivide la colpa, perché ha autorizzato le operazioni militari transfrontaliere e dà l’assenso alla loro realizzazione. Vogliamo sapere come e chi ha ordinato l’attacco. Altrimenti non si puo’ andare avanti nelle indagini.



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