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Intervista a Fernando Val Garijo

Creato il 08 agosto 2014 da Beltane64 @IrmaPanovaMaino

Fernando Val Garijo

Fernando Val GarijoOggi il mio sguardo si dirige verso Madrid, una città piena di vita, grande e comoda, che mi ha accolto tanto bene, da sempre, dal lontano 1994, ovvero dalla prima volta che misi piede in terra madrilena per motivi di studio. In questa città, vicino al Parco del Retiro, vive un professore universitario molto interessante, che dedica la sua vita non solo all’insegnamento, alla ricerca e alla sua famiglia, ma anche alle sue più grandi passioni che sono la lettura e la scrittura. Il suo nome è Fernando Val Garijo. Se volete scoprire qualcosa di più su di lui, venite con me a leggere quest’intervista che gentilmente ci ha rilasciato.

1) Fernando, sei professore presso la UNED nel “Departamento de Derecho Internacional Público”. Da dove viene la passione per questa materia complessa e articolata?

La mia passione per il Diritto Internazionale nasce da uno sviluppo della mia formazione giuridica, considerando che sono laureato in Giurisprudenza. Tra le materie giuridiche, quella che mi ha attratto di più, una volta laureato, è stata Diritto Internazionale, principalmente per due ragioni. La prima è la sua differenza radicale con il Diritto Statale, nel quale le fonti normative sono la Costituzione, la Legge, il Decreto, etc… ovvero, norme di produzione centralizzata. Invece, il Diritto Internazionale è un sistema decentralizzato e meno formalizzato, nel quale le fonti normative sono la consuetudine, i trattati, i principi generali. È una sfida intellettuale molto bella comprendere questo sistema. La seconda ragione che spiega la mia passione per il Diritto Internazionale è che questo ordinamento regola e tutela interessi comuni a tutta la comunità internazionale, come la pace e la sicurezza, la lotta contro l’impunità dei crimini più gravi, la protezione dell’ambiente, il commercio e le comunicazioni globali…

2) Insegni e fai anche il ricercatore universitario, qual è tra le due attività quella che preferisci e che ti dà maggiori soddisfazioni?

Queste due attività vanno unite e ambedue sono fonte di soddisfazioni. Non c’è Università se non ci sono,

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contemporaneamente, la docenza e la ricerca. Come accade per una candela che dà luce e calore allo stesso tempo, il professore deve trasmettere le conoscenze e deve anche cercare di crearle, ampliando il corpus dei saperi che può trasmettere ad altri. Oltre all’insegnamento e alla ricerca, svolgo compiti di gestione universitaria, la cui importanza è chiave. Una delle caratteristiche dell’Università è che è governata, essenzialmente, dagli universitari, in special modo dai professori.

3) Hai pubblicato vari articoli e capitoli su libri importanti, alcuni di questi hanno ricevuto anche dei riconoscimenti nazionali, come, ad esempio, il libro in tre tomi “El Rey, Historia de la Monarquía”, edizioni Planeta-De Agostini, parlaci un po’ più dettagliatamente di questa tua attività e di questo prestigioso riconoscimento.

Pubblicare è una necessità per il professore universitario  che vuole progredire nella sua carriera accademica. Ho optato per non avere un’unica linea di investigazione e pubblicazione, ma varie. Ciò mi ha permesso di partecipare ai progetti come quello che hai menzionato “El Rey, Historia de la Monarquía”, opera collettiva alla quale io ho contribuito con un lavoro giuridico, che ha comunque una dimensione storica. Sono molto soddisfatto perché quest’opera collettiva, diretta magistralmente da uno storico del Diritto, prestigioso a livello mondiale, José Antonio Escudero, ha ricevuto in Spagna il Premio Nacional de Historia (Premio Nazionale di Storia) nel 2009. 

4) L’esperienza di aver pubblicato un libro relativo alla “Medicina e la guerra” per L’accademia… cosa ti ha apportato, visto che hai dovuto focalizzare il tuo sapere verso un ambito un po’ diverso da quello di cui ti occupi in genere?

In realtà, sì mi sono occupato di diverse pubblicazioni sul Diritto dei conflitti armati, sebbene mi sia sempre concentrato sui problemi inerenti la partecipazione nelle guerre dei bambini-soldati, una delle peggiori tragedie del nostro tempo. Occuparmi delle norme che proteggono il personale sanitario in situazioni di conflitto armato è stato interessante sia per l’importanza oggettiva del tema (la sanità militare in guerra contribuisce notevolmente ad alleviare la sofferenza umana generata dai conflitti armati), sia per il fatto che nella mia famiglia ci sono molti medici, fino al punto che risulto essere uno dei pochi membri della famiglia che non ha scelto la professione medica. Conosco solo una persona, oltre me, di formazione giuridica, mio cugino. Tornando alla domanda, scrivendo su come il Diritto Internazionale protegge il personale sanitario  in una situazione bellica ci si rende conto dell’importanza di questa disciplina giuridica. Neanche in una situazione così estrema come la guerra il Diritto cessa di esistere, né gli uomini possono prescindere da alcune forme elementari che, sebbene a volte non vengano rispettate, servono per misurare la giustizia e l’umanità della nostra condotta. Non è certo che silentleges inteer arma: ci sono norme che, anche se violate, interpellano ad alta voce la coscienza umana.

5) Le tue passioni sono leggere e scrivere, non solo dal punto di vista accademico ma anche letterario. Data la differenza abissale tra questi due settori, puoi dirci, tu che leggi e scrivi in entrambi, quali difficoltà riscontri nel passaggio dall’uno all’altro?

Sono mondi molto diversi. La scrittura accademica deve rispettare delle regole e delle convenzioni strette in relazione alle citazioni, alla bibliografia, ai documenti. Il linguaggio tende ad essere tecnico e riflessivo perché è l’ambito universitario che così lo richiede. Ma dentro queste norme, il ricercatore deve preservare e far funzionare la sua libertà di pensiero e di critica. La scrittura letteraria è un’altra cosa, è il mondo della libertà non solo di pensiero, ma anche di espressione. Ciò dà luogo a una ricchezza amplissima di generi letterari e forme espressive e al fatto che l’autore esprime le sue emozioni, la sua fantasia e la sua immaginazione. La letteratura per me è più libera e indeterminata, è come navigare nell’oceano invece di percorrere una strada o una via ferroviaria. Quando navighiamo dobbiamo solcare il nostro cammino, non possiamo percorrere la via che un altro ha costruito o, se lo facciamo, creiamo qualcosa che è totalmente carente di interesse per lo scrittore e per il lettore, sebbene forse non lo sia per l’editore.

6) Quali sono i libri che più ti hanno formato e dai quali non ti separeresti mai?

Ho avuto una grande varietà di influenze. Tra gli spagnoli Ortega y Gasset (saggi), Unamuno (saggi e romanzi), Lorca e soprattutto Machado (poesía). Ho letto molto Borges. Mi è interessata sempre la letteratura in lingua inglese e ho letto autori molto diversi tra loro quali V.S. Naipaul (fiction) o C.S. Lewis (saggi) o i poeti romantici inglesi, (soprattutto Wordsworth). Tra gli italiani, chi mi ha causato un impatto positivo è Pirandello. Mi affascina anche l’haiku giapponese, che purtroppo posso apprezzare solo attraverso le traduzioni.

Non mi separerei mai dalle opere capitali della nostra cultura, dalla Bibbia, da Omero, da Dante, da Shakespeare, da Cervantes. Senza tutto ciò la nostra cultura sarebbe molto minore e il mondo sarebbe molto più povero…

7) Hai scritto molti haiku in inglese e in spagnolo e alcune poesie in italiano, considerando la facilità che hai nel passare, sia nel parlato che nello scritto, da una lingua all’altra. Hai mai pensato di pubblicare un libro tutto tuo di haiku, poesie e pensieri?

Sí certamente, spero di poterlo fare un giorno. Non ho fretta, credo che arriverà il momento e io o qualcuno che mi è vicino saprà riconoscerlo. In ogni caso, le poesie che durante un breve periodo ho scritto in italiano sono strettamente private e non destinate alla pubblicazione. Ciò che più importa per la poesia è scriverla, leggerla, magari ascoltarla e tutto ciò si può fare senza essere pubblicati. Pubblicare la poesia che si è scritta è un evento contingente che aggiunge poco all’esperienza poetica. Anche per questo aspetto si differenzia radicalmente la scrittura accademica da quella letteraria. Uno scritto accademico perde senso se non è destinato alla pubblicazione (la conoscenza scientifica e accademica è sempre di natura pubblica). Non succede lo stesso per quanto concerne una poesia, per la quale può avere senso che il suo autore desideri mantenere la sua opera inedita.

8) Per finire ci potresti lasciare con alcuni tuoi haiku inediti per farci apprezzare meglio la tua arte?

Eccone tre in inglese:

Young lovers, heedless

Of tombs in Appia Antica

As lovers should be.

*

Still asleep at dawn.

Husband and wife, together

Blessed by new daylight.

*

A mighty God but

Oh! The lightness of his touch

On dewy mornings…

*

Grazie per la tua disponibilità Fernando, Buone Vacanze a te e ai tuoi cari e a tutte le persone che ci hanno seguito e continuano a seguirci qui, a “Il mio sguardo”.

Elisabetta Bagli


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