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Intervista a Francesco Emanuele Benatti curatore di “In fuga dal Senato” di Franca Rame

Creato il 02 febbraio 2014 da Masedomani @ma_se_domani

Parlare di Franca Rame la donna, l’attrice, la scrittrice, la blogger, ma anche l’ex-Senatrice e il personaggio pubblico in tutte le sue varie sfumature, è davvero impresa ardua. Pubblicare qualche riga di ricordo alla vigilia dello spettacolo che il suo compagno di vita, il Premio Nobel Dario Fo, porterà domani al Piccolo Teatro di Milano, ci ha fatto arrovellare per settimane.

Francesco Emanuele Benatti © Glores Sandri

Francesco Emanuele Benatti © Glores Sandri

Come fare per andare oltre le cartelle stampa sicuramente esaustive, ma senz’anima e probabilmente lette e rilette? Mai disperare… Francesco Emanuele Benatti si è rivelato essere il nostro uomo!

Questo giovanotto con gli occhi che brillano al solo nominare la signora Rame, è stato il curatore del suo ultimo libro, “In Fuga da Senato” (pubblicato da ChiareLettere), ora diventato una pièce in viaggio da Nord a Sud del Paese. Dopo aver trascorso mesi a contatto con una donna magnetica, dall’immensa cultura, acuta osservatrice del genere umano e a cui, in barba all’età, sino all’ultimo non sfuggiva nulla, oggi Francesco ha condiviso con noi qualche ricordo della sua esperienza, ci ha parlato del libro, e ci ha concesso di conoscerlo un po’ meglio.

Francesco Emanuele Benatti, milanese di nascita, alle spalle studi in filologia medio latina e archivistica, per anni ha fatto l’editore di fonti e l’archivista libero professionista poi, un giorno, ha scritto una lunga lettera, allegando il proprio curriculum vitae, in risposta a un annuncio di lavoro segnalatogli da una amica. Mesi dopo, convocato in una casa del centro di Milano per un primo incontro con il potenziale nuovo committente, si è sentito dire un deciso e (quasi) perentorio “siediti e cominciamo a lavorare”! E’ iniziata così la sua collaborazione con la grande Franca Rame, signora del teatro, autrice, ex-senatrice.

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La copertina di Fuga dal Senato  - ed. Chiarelettere

Com’è nato il libro? “In fuga dal Senato” nasce dal materiale che Franca aveva custodito per anni, appunti quotidiani presi durante la sua attività di senatrice (biennio 2006 – 2008) e alcuni post pubblicati sul suo blog (http://www.francarame.it/it/blog), che abbiamo scremato, assemblato e riletto insieme, pagina per pagina, sistemando la forma, dando loro organicità e ritmo, controllando dati e fonti, giorno dopo giorno, per più di sei mesi sino a quando il libro ha assunto l’aspetto che vedete oggi. Franca aggiungeva, a ogni fatto o avvenimento che incontravamo tra le minute, sensazioni e ricordi che, anche se non stampati nel testo definitivo, rimangono impressi nella mia memoria, in un “archivio” cui attingo costantemente.

Perché Franca Rame ha deciso di intraprendere quest’avventura? Secondo me, voleva comunicare la vera vita in Senato, ciò che dai racconti di carta stampata e/o televisione non emerge a pieno. Lei invece è riuscita a mostrare la realtà di un luogo in cui si doveva tenere costantemente un comportamento di facciata, in cui era difficile creare una confortante amicizia con qualcuno e in cui anche chi era armato delle migliori intenzioni, alla fine, otteneva poco perché schiacciato da un sistema ingessato che impediva di cambiare le cose. Franca, infatti, ricordava spesso come l’importante pareva essere esclusivamente il votare rosso o verde.

Franca Rame © Luca Vittorio Toffolon

Franca Rame © Luca Vittorio Toffolon

Schematizzando, quali sono i capisaldi dell’opera? Gli argomenti sono molti e tutti cari alla “storia di Dario e Franca” che hanno vissuto nella costante speranza di favorire un cambiamento. Ricorda le censure RAI (quella di Canzonissima, per fare un esempio), la lotta di una sola donna, Cindy Sheehan, contro il presidente Bush, in cui credo in parte si riconoscesse.

«Tu l’hai mandato laggiù! Io voglio sapere perché hai
mentito a tutto il popolo americano dicendo che quelli, gli
iracheni, si stavano preparando ad aggredire gli Stati Uniti
con le armi di distruzione di massa e poi si scopre che non
era vero, era una balla che coi tuoi generali avevate preparato
per fregarci e portarci via i figli da mandare al macello!».
 

Sino all’arrivo in Senato, spinta dagli amici e familiari – Lei “Ma che dici, Jacopo, sei impazzito? Con tutto quello che ho da fare! Mi vado a candidare?! Per senatrice poi… Ma chi vuoi che mi voti? Sei fuori!” (…) “Sono felice come una giovane di diciott’anni che va sposa a un vecchio catarroso che non ama…” . E per la prima volta, Franca, che era sempre riuscita come attrice a interpretare tanti personaggi, in quel nuovo ruolo (di senatrice) si trova inizialmente spaesata. La sua esperienza sul palco tuttavia le da una marcia in più “Ho imparato da tempo a inquadrare il pubblico in teatro; mio padre, capocomico, diceva: «Se non sai individuare chi hai davanti, in platea, è meglio che cambi mestiere». Osservo e catalogo i presenti, a gruppi e uno alla volta. Riconosco il carattere da come uno cammina, si siede, gesticola…”

Non mancano capitoli dedicati agli sprechi nella pubblica amministrazione, ricordiamo ancora il Caso de Gregorio (è da notare come alcuni fatti che lei denunciava nel 2006, 2007, 2008 siano ancora oggi sulle pagine dei giornali!), agli enti inutili, ai maxi compensi dei manager, ai palazzi governativi, al ponte sullo stretto di Messina, alle spese per la Difesa e molto molto altro. Importante però è non dimenticare che l’opera non è un resoconto dell’attività della senatrice Rame ma è soprattutto un quadro, a tratti estremamente poetico, della nostra storia, dei momenti di riposo ad Alcatraz, delle sue telefonate e del ritrovarsi con Dario.

Franca Rame e Dario Fo©Luca Vittorio Toffolon

Franca Rame e Dario Fo © Luca Vittorio Toffolon

Come ti piace ricordare la signora Rame? Direi, come una donna “pazza e sensibile” (credo che una simile definizione le sarebbe piaciuta!), e poi è impossibile dimenticare la sua finezza compositiva, la capacità comunicativa di Franca Rame autrice, persona sempre in grado di capire il suo interlocutore, che riusciva ad adattarsi alle situazioni rimanendo sempre se stessa, anche se in modo diverso, e che sapeva darti più di un consiglio con una sola parola.

Prima di salutarci, cosa dobbiamo attenderci nel futuro prossimo, quali sono i tuoi progetti? Tra i progetti più imminenti c’è quello di dedicarmi sempre più all’edizione di fonti e di testi d’autore: è il mestiere che amo di più e che credo di saper fare meglio. Ah, ho chiesto a Dario di raccontarmi la storia dei “Sotiers”, i clown che  nelle esibizioni grottesche e comiche recitano il ruolo dell’ubriaco…vorrei farne un libro!

Ringraziamo Francesco per essere passato a trovarci e speriamo di rivederlo presto, magari in occasione della presentazione del suo nuovo lavoro

:)

Vissia Menza


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