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Intervista a Francesco Leto

Creato il 20 novembre 2015 da Temperamente

Come voi, anche noi siamo rimaste stupite dall’idea di vendere il proprio libro porta a porta, come ha fatto Francesco Leto (classe 1983). Può essere che il contatto umano sia la chiave del successo (almeno si spera)? O che magari chi lavora nel mondo dell’editoria (o ci orbita) debba impegnarsi di più nella promozione dei libri pubblicati? Non sarà che oggi c’è bisogno di “impattare” soprattutto a livello mediatico?

Per questo abbiamo intervistato Francesco Leto, che in un corto ironizza sulla possibilità di vendere porta a porta proprio il suo romanzo (Il cielo resta quello, Frassinelli). I risultati non sono dei migliori, per questo nasce il progetto #sfamaunoscrittore.

Francesco, raccontaci qualcosa di te: che studi hai fatto, dove vivi, cosa fai, quando e perché hai cominciato a scrivere.

Ho studiato prima a Bologna, poi ho finito l’università a Londra dove ho vissuto quattro anni, gli anni migliori per la mia formazione. Non credo d’aver iniziato a scrivere per un motivo particolare che non fosse l’urgenza di voler raccontare qualcosa. Da ragazzino volevo fare il pittore o Indiana Jones. Oggi sono uno scrittore.

Suicide Tuesday (edito da Giulio Perrone Editore) è il tuo romanzo d’esordio, finalista – tra l’altro – del Premio Sila ’49 (edizione 2013). Sei poi stato candidato al Premio Strega 2013. Cos’ha rappresentato tutto ciò per te?

Un buon momento di promozione per il libro.

Il cielo resta quello (Frassinelli) conferma la tua intenzione di fare lo scrittore. Non è semplice oggi, però. Quali difficoltà hai incontrato e cosa ti esorta a non mollare?

Penso che qualsiasi mestiere o meglio la costruzione di qualunque percorso porta con sé difficolta e sacrifici. Non credo si possa prescindere dalla fatica. Quelli che pensano che tutto avvenga per magia o per una botta di culo, sono gli stessi che non sanno cosa sia la fatica.

Ho scoperto per caso, poco tempo fa, che hai ideato un insolito progetto per promuovere il tuo romanzo: in cosa consiste precisamente #sfamaunoscrittore?

È facile. Il corto lanciato dal Corriere.tv fa vedere la mia vendita porta a porta. Senza troppo successo. Da qui parte il mio appello, mi rivolgo a chi abbia voglia di sfamarmi invitandomi a cena, o per colazione, te, quello ti pare e chiedendo ai commensali di portare il mio libro al posto della bottiglia di vino o dei cioccolatini. Ci sono tanti altri modi per sfamarmi, sul sito www.sfamaunoscrittore.com ne elenco alcune e mi si può contattare. Mi piace poter incontrare le persone, entrare nelle loro case. Poi la cosa si può estendere ai matrimoni, ai battesimi, ai compleanni. Quello che ti pare…

A mio parere, stanno aumentando le iniziative personali (e originali) per la promozione dei libri da parte degli scrittori emergenti. Non sarà che le case editrici non si occupano adeguatamente della distribuzione e sponsorizzazione dei testi che pubblicano? 

Sarà che se ne pubblicano troppi? Alcuni dei quali, inutili? E sarà che la gente legge poco?

Quali sono, secondo te, i maggiori ostacoli dell’editoria italiana?

L’industria è in crisi: è questo l’ostacolo.

Volendo bilanciare… i punti di forza, invece? (Sperando ce ne siano!)

I punti di forza sono quelli che porti tu, il tuo talento che se coltivato dagli editori è davvero l’unica forza su cui puoi contare.

Tra scrittori del passato (intendo anche fino agli anni ’80) e scrittori odierni quali differenze o analogie ci sono?

Le differenze sono soprattutto del momento che l’editoria vive. Quella generazione, a parità di talento, ha avuto molto più spazio per costruire una carriera. Non credo poi alle questioni generazionali.

E se ti chiedessi cosa vuoi fare da grande?

Sono già grande, e sono uno scrittore.

Hai 10 parole per fornirci un valido motivo per “sfamarti”.

Perché ne vale la pena!

Che altro aggiungere, Francesco leto pare avere le idee chiarissime sulle proprie intenzioni e possibilità e sulla propria identità di scrittore.


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