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Intervista a Francesco Verso, di Alessio Brugnoli

Creato il 26 luglio 2011 da Fabry2010

 

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da Quaz-Art

Intervista di Alessio Brugnoli a Francesco Verso, esponente di punta del Connettivismo, che affronta tematiche sulla cresta dell’onda della modernità, attinenti alle tecnologie ma soprattutto alle sfide di base dell’essere-uomo.

Negli ultimi anni, la letteratura di genere in Italia si sta verificando un boom di quella che è impropriamente chiamata letteratura di genere, dal fantasy alla fantascienza.
Forse perché la letteratura di genere, a differenza di quella considerata alta, permette di analizzare a fondo le paure e i sogni del vostro vivere quotidiano.
Francesco Verso è uno dei principali protagonisti di questa rinascita.
Inizia a scrivere nel 1996, prima poesie e poi il romanzo Antidoti umani, finalista al Premio Urania (Mondadori) nel 2004. Nel 2009 vince il Premio Urania con il romanzo E-DOLL.
Attualmente, oltre a scrivere romanzi, collabora con la rivista NeXT curata da Sandro Battisti, uno dei fondatori della corrente letteraria del Connettivismo e con la casa editrice Kipple Officina Libraria in veste di co-direttore editoriale della collana di letteratura fantastica Avatar.
Con lui, cominciamo questo giro di interviste, su come è percepita l’Arte contemporanea e sulle sue possibili convergenze con altri linguaggi. 

- Ciao Francesco, comincio una delle domande più banali in assoluto… Mi sa che ti sarai stancato di rispondervi… Cosa è il connettivismo ? Il Cyberpunk che recupera il senso della storia, andando oltre l’eterno presente in cui sembrano imprigionati i romanzi americani ? Oppure è simile alla Pop Art, che recupera gli scarti dell’immaginario comune, donando loro valore?

Il Connettivismo è stato fondato cinque anni fa da Giovanni De Matteo, Sandro Battisti e Marco Milani. Attorno a loro si è andato addensando un nucleo di idee e di persone che hanno dato vita a un manifesto che racchiudesse i principi e le linee guida del movimento.

Quello è stato l’inizio di un percorso che ha portato il Connettivismo alla ribalta della narrativa di anticipazione in ambiti che a tutt’oggi sono in pochi a battere. Nel Connettivismo convergono istanze di natura diversa e di estrazione diversa, che tuttavia si ritrovano affini alla luce di un collegamento latente, di un legame sotteso che è esattamente ciò che andiamo ricercando.

Tutto è legato con tutto, il difficile sta nel individuarne il motivo, nel chiarire i nessi, nello svelare le trame. Questa è una delle possibili definizioni di Connettivismo, il quale resta un movimento “open-source”, privo di centri di potere, diffuso, ma al tempo stesso pervasivo, proprio per la sua malleabilità.

- Il Connettivismo nasce come avanguardia letteraria: come si è esteso ad altri ambiti ? Esistono pittori o scultori che vi fanno riferimento? Che idee e linguaggio dovrebbe esprimere un artista per definirsi connettivista?

Se le opere scritte rappresentano l’ossatura del movimento (Giovanni de Matteo ha vinto il Premio Urania Mondadori con Sezione PiQuadro nel 2006 e io nel 2008 con e-Doll) esistono forti diramazioni e contaminazioni anche in altri ambiti.

L’arte visiva di Luca Cervini, (http://www.lucacervini.com) ne è un esempio, quella di Francesco d’Isa altrettanto (http://sites.google.com/site/francescodisa/). Sandro Battisti diffonde dalla sua web-radio frequenze “connettiviste” durante la trasmissione Tersicore (http://radionation.it:8888/listen.pls) e Lukha Kremo Baroncinij tiene le sue performance musical-teatrali in giro per l’Italia (https://nazioneoscura.wordpress.com/2011/06/30/kremo-salutes-tesla-3/).

L’artista connettivista è una persona protesa verso il futuro prossimo, (non necessariamente verso le stelle, ma anche verso un “inner space” di ballardiana memoria); è indubbiamente curioso e aperto alle novità e vede nel passato un elemento prezioso da tenere in considerazione per affrontare le sfide che ci attendono. Siamo in qualche modo figli del post-moderno, ma intravediamo “qualcosa” che si muove all’orizzonte.

- Nella tua ricerca sei stato influenzato dal Transumanesimo. Come lo definiresti in poche parole? In che modo ha cambiato il tuo approccio al reale e la tua scrittura? Il Transumanesimo come può ispirare l’Arte, oltre che la letteratura?

Il Transumanesimo ha il pregio di confrontarsi senza paura con quelli che saranno i temi della prossima evoluzione umana: longevismo, biotecnologie, potenziamento tecnologico, intelligenza artificiale, crionica, singolarità. Tutti elementi che, a mio avviso, esploderanno nel giro di pochi anni e prenderanno molti alla sprovvista.

In ballo, ci sono questioni morali, etiche, economiche e sociali. La velocità a cui il mondo si sta muovendo, l’accelerazione che subisce, implicano un adattamento delle strategie decisionali, un ripensamento delle politiche vigenti, un cambiamento del concetto stesso di democrazia diretta e rappresentativà politica, tutti elementi che hanno grande risalto nel Transumanesimo e che, per uno scrittore, sono carichi di spunti narrativi, trame avvincenti e personaggi interessanti.

Da questo punto di vista, credo fortemente che la Letteratura abbia sempre avuto questo orizzonte come suo termine di confronto e che lo scrittore viva “in anticipo” rispetto al tempo dei suoi contemporanei.

- La Digital Art Italiana che esplora i limiti dell’Umano, contaminando il vivente con l’inanimato, è implicitamente transumanista?

Il superamento dell’Umano è un vecchio pallino dell’uomo. Gli dei e Dio nascono da questa ferita, dalla consapevolezza della nostra finitezza. Quindi mi pare naturale che qualcuno che voglia metterla in discussione e superarla. La razza umana ha capovolto l’idea di adattamento naturale, in quanto è l’unica a non adattarsi ma a cambiare l’ambiente in base alle sue necessità. Ed è l’unica ad avere sviluppato una selezione “artificiale”. Uomo e Natura vivono un momento di crisi profonda, ma il Materiale e il Digitale si stanno avvicinando e fondendo a grandi passi. Vedo nell’ibrido una ricchezza e forse sì, la Digital Art ha qualcosa di Transumano…

- Quali sono i tuoi gusti personali nell’ambito dell’Arte Contemporanea? Concettuale o Neofigurativo?

Più Neofigurativo che Concettuale. Sarà un mio limite ma credo che il messaggio nell’arte debba essere il più chiaro possibile. Una mia vecchia insegnante del Liceo mi inculcò questa definizione di arte, “la sintesi perfetta tra contenuto e forma”. Sono sensibile all’equilibrio, alla simbiosi tra questi due aspetti dell’espressività umana.

- In E-DOLL, secondo me dominano due temi: l’interrogarsi su cosa è l’Umano e l’analisi di una sessualità, non vista come fonte di gioia e di conoscenza del sé, ma forma particolare di violenza contro se stesso e l’altro. Quale artista contemporaneo riprende le tue stesse analisi?

Durante la stesura di E-DOLL ho letto molte opere di Georges Bataille e Jean Baudrillard. Entrambi questi pensatori mi hanno colpito e impressionato per la profondità della loro analisi sulla sessualità e la mercificazione della realtà contemporanea.

Nel romanzo, cito spesso estratti delle loro opere e all’interno della narrazione stessa riporto, parafrasate, alcune loro riflessioni tramite le diverse impostazioni dei personaggi. E-Doll vuole essere un punto di partenza per l’analisi della deriva feticista del nostro tempo e per individuare delle possibili soluzioni all’antico problema dell’aggressività umana e dei modi in cui essa viene surrogata, spesso tramite il sesso o il lavoro.

- Secondo te, quali sono le analogie e le convergenze tra il processo creativo artistico e quello letterario? La civiltà digitale potrà colmare il gap tra questi due modi di raccontare il mondo?

Le convergenze sono ovunque. La nostra vita si sta digitalizzando molto rapidamente.

Penso alla memoria storica di Facebook, all’agenda quotidiana di Twitter, alla videocomunicazione di Skype. Tutta la nostra vita passa attraverso interfacce digitali e risiede sempre di più su un server invece che in un archivio o in una soffitta. La civiltà digitale è l’attualità. E il mondo tradizionale lo sta capendo, anche se con grande fastidio e difficoltà.

- Next, la rivista con cui collabori, ha dedicato un numero al pop surrealism che sembra essere lo stile che va per la maggiore anche nell’arte digitale: secondo te, quale potrà essere il suo futuro? L’arte digitale potrà parlare nuovi linguaggi? Secondo te, come potrebbero essere?

Non so quale saranno i nuovi linguaggi, osservo quelli che ci sono e ho paura che il contenuto sparisca rispetto alla forma. Nelle narrazioni che mi capita di leggere per lavoro, sento molta attenzione alla parola raffinata, alla frase stilisticamente d’effetto, all’immagine patinata ma i temi di cui si parla sono sempre più scialbi, involuti, trascurabili, con voci flebili, dimesse, oppure presuntuose e arroganti che si interrogano sul “nulla”, sul “marginale”, su un “intimo provincialismo” che non interessa nessuno invece che sulle grandi questioni che ci attendono.

Spero che gli artisti contemporaneai, che siano scrittori, pittori, musicisti o registi, non fotoritocchino brandelli di realtà sociale quotidiana, bensì vadano a scovare l’ossatura dell’umanità laddove essa si annida, se non più intatta come millenni fa, almeno originale.

- La Kipple Officina Libraria, la casa editrice per cui collabori, ha puntato molto ull’editoria digitale, tanto che a dicembre 2010 è stata la prima a vendere più ebook che libri cartacei. Ciò ha implicato la sperimentazione di modelli di marketing alternativi, con i relativi dilemmi.
Gli stessi che stanno affrontando gli artisti digitali. C’è chi vende il file originale per stampare n. copie su magliette e chi fa il pezzo unico. A tua sensazione quale è l’approccio di marketing e di distribuzione del prodotto più efficace ai tempi del cyberspazio?

Siamo una “nano” casa editrice, ma puntiamo alla riconoscibilità, all’identità del servizio che offriamo. Vogliamo ritagliarci una nicchia editoriale e per farlo puntiamo sulla trasparenza, senza DRM sulle opere che pubblichiamo, sui prezzi “sociali” per la diffusione delle idee (1 euro i racconti e 5 euro i romanzi), sulla qualità delle idee (selezione e cura editoriale), sul risparmio energetico (non più carta, magazzini, resi di libri e fatture cartacee), sul rapporto diretto tra editore e lettore tramite blog (http://kippleblog.blogspot.com/).

La Rete offre opportunità incredibili ma anche una competizione serrata, maniacale laddove tutti possono pubblicare tutto senza alcun controllo di qualità, senza alcun filtro di terze parti, senza più limiti. In questo scenario turbolento e in continuo fermento è importante creare dei filtri, proporre delle “visioni” originali e diventare così un attrattore in base alla propria specificità.

Io punto sul fantastico, perché credo che se ricatalogassimo tutti i libri scritti finora prendendo in considerazione l’elemento fantastico della narrazione scopriremmo che la maggior parte dei racconti nascono della fantasia e che l’immaginazione umana è il valore più alto che ci possa essere, un valore trasversale, che tocca l’arte, l’economia, la cucina e lo sport…

- Benjamin,nel suo saggio L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica afferma che nella riproduzione fotografica di un’opera viene a mancare un elemento fondamentale : “l’hic et nunc dell’opera d’arte, la sua esistenza unica e irripetibile nel luogo in cui si trova”. Questo, discorso secondo te è ancora valido per l’arte digitale, in cui l’opera non è che un file, in cui la riproduzione materiale non è che una sua transitoria istanza? Oppure bisogna rivedere il rapporto concettuale tra originale e replica?

L’opera d’arte è un “opus”, qualcosa che non esiste in natura, qualcosa di artificiale per definizione. Quindi non vedo problemi se manca quel “qualcosa” legato al luogo, visto che non dovrebbe esserci, perché di altro stiamo parlando.

A me interessa di più osservare quello che c’è, quello che l’artista vuole trasmettere attraverso il suo occhio deformante, la sua ricostruzione soggettiva del reale. Questo è il contenuto, il tema, che poi la forma abbia varie declinazioni, è un aspetto suscettibile dei mezzi che via via si rendono disponibili all’uomo.

Nel corso della storia, l’arte non ha mai rifiutato la tecnologia, al contrario, ha visto nell’innovazione tecnica un ampliamento delle sue capacità espressive. Niente di nuovo, quindi ma sempre qualcosa di nuovo…

- Progetti per il futuro? Ci saranno convergenze tra Immagine e Parola, Letteratura ed Arte?

Sono in attesa di pubblicare il terzo romanzo, Livido, e intanto scrivo in contemporanea sia il quarto, BloodBusters, che il quinto, I Camminatori.

Mi piacerebbe fare dei cortometraggi e delle graphic novel di ciò che scrivo e chissà che un giorno non succeda. Intanto mi preparo… Per gli aggiornamenti del caso www.francescoverso.com.


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