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Intervista a Livio Romano

Creato il 06 giugno 2011 da Temperamente

Oggi intervistiamo Livio Romano in occasione della pubblicazione di Meridione d’inchiostro, recensito qui. A voi!

Come ha scelto l’argomento da trattare per il suo racconto in Meridione d’inchiostro?

romano

La mia narrazione ha sempre contenuto una propensione forte all’impegno civile. Trasfigurando la realtà, osservandola con una lente che deforma, rende grottesco, ridicolizza: provo a denunciare mali eterni o nuovi del nostro Sud. Ma senza usare il puramente ‘detto’. Narrare significa mettere in scena. «Show, don’t tell», diceva Mark Twain. In questo caso ho fatto rivivere il mio alter ego Gregorio Parigino in una scenetta in cui si narra di siccità e di spreco d’acqua.

Pensa che la narrativa meridionale abbia delle caratteristiche riconoscibili o sia solo un mosaico di autori con stili e interessi differenti?

Negli anni di Sporco al sole e Disertori, i ‘giovani’ narratori meridionali avevano tentato un attacco alla Torre con una lingua fresca, con temi nuovi che programmaticamente facevano a polpette quella che Trecca chiamava «la poetica dello sciallino verde» o «la monocultura del dolore». Oggi vedo una specie di reazione. Vedo che quel che tira davvero non son certo i fuochi d’artificio linguistici di Dezio o la lingua screziata e ricercatissima di Evelina Santangelo, o anche gli esperimenti carveriani del primo De Silva. Ritorna la rappresentazione stereotipata del Sud di sempre, fatto di megere, violenza, sopraffazione, magia, pistolettate. Non posso generalizzare poiché poi ognuno ha i suoi miti e i sui percorsi ed è estremamente difficile raggruppare gli autori, ormai tanti, in filoni predeterminati. Amo molto Argentina, ma trovo estremamente interessanti anche Carlo D’Amicis, Omar Di Monopoli, Nicola Lagioia, Andrea Piva. In tutto questo, lo scrittore più ‘giovane’, innovativo, geniale, dissacratore, raffinato e insieme dotato di una vena totalmente pop: resta il più anziano di tutti, Gaetano Cappelli.

Nella spiegazione del suo ‘lemma meridionale’ accosta «afa insopportabile» e «ambiente meraviglioso», «Alberobello» e «Avetrana»: sono gli opposti e le contraddizioni a caratterizzare la Puglia? In che modo sarebbe possibile valorizzare gli aspetti positivi per farli prevalere?

La letteratura non si preoccupa di ‘valorizzare’ aspetti positivi né negativi. Ti rispondo con Oscar Wilde: «L’artista non ha preferenze etiche. Una preferenza di tal genere costituirebbe per un artista un manierismo stilistico imperdonabile». Nel senso che la preoccupazione maggiore è e resta di tipo ‘estetico’, letterario. Una letteratura che si proponga soltanto di denunciare, stigmatizzare, valorizzare, promuovere non è più arte. È giornalismo, non letteratura. Come disse la Ballestra anni fa: «Diventa una brochure di promozione turistica».

Quale ruolo e utilità può avere una operazione culturale come quella di invitare autori affermati a descrivere il Sud Italia?

Questa è una delle moltissime antologie che si pubblicano in Italia, e l’ennesima che fa il punto sullo stato della percezione che i narratori hanno della terra in cui vivono. Mi pare che sia riuscita davvero bene, sia per la grande sapienza del curatore [Giovanni Turi] che per l’ottimo livello degli scrittori coinvolti che per quello dei racconti stessi. In un mercato asfittico come è quello del libro in Italia, poesia e antologie hanno vita commerciale davvero difficile, e in ogni caso sono uno strumento estremamente utile e versatile per avvicinare i ragazzi più giovani a narratori che magari ignorano del tutto e che trattano temi e raccontano scenari e paesaggi e storie che possono scoprire di sentire estremamente vicini.

Ringraziamo Livio Romano, già autore di vari libri, fra cui, l’ultimo, Il mare perché corre (Fernandel editore).


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