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Intervista a Luca Barbirati, curatore della pagina "Arte Italiana 1918-1944"

Creato il 11 giugno 2014 da Artesplorando @artesplorando
L'intervista di oggi ci permette di conoscere Luca Barbirati, curatore di un' interessante pagina facebook: "Arte Italiana 1918-1944". Luca, attraverso immagini e citazioni poetico-letterarie ci fa scoprire gli artisti italiani a cavallo delle due guerre.Luca, vorrei che per cominciare ti presentassi, chi sei, quali studi fai o hai fatto, quando e perchè hai iniziato a scrivere d'arte, e qual è lo scopo, la missione, il fine che ti sei prefissato con la pagina "Arte Italiana".
La mia biografia è molto breve, ho 24 anni e sono già riuscito a non conseguire molti traguardi. Arte italiana 1918-1944, invece, è una semplice pagina facebook che ho potuto creare perchè nessuno l'aveva fatto prima. Ma voglio essere onesto. Su internet ci sono ottimi siti che condividono informazioni sulla storia dell'arte italiana, a titolo esemplificativo, cito quello dedicato alla “scuola romana”. Tuttavia, l'arte nata tra le due guerre non fiorì soltanto a Roma, ma anche a Firenze, a Milano, a Venezia e a Trieste, per tacere i centri meno noti come la Val d'Elsa.
Qual è il tuo rapporto, il tuo approccio con il luogo per eccellenza che custodisce le opere d'arte, cioè il museo: sei più da "turistodromo" o preferisci piccoli musei poco frequentati e quale ti sentiresti di consigliare ai lettori di Art'esplorando.
Veramente non frequento molto i musei, preferisco le abitazioni. Mi piace quella di Morandi a Bologna e quella di Soffici a Poggio a Caiano. Voglio aggiungere anche l'abitazione di Mario Praz che, se non è un pittore, è certamente un artista. Ecco, sono queste le vere opere che hanno ospitato, prima dei dipinti, coloro in cui l'arte si è soffermata per qualche tempo, per poi andarsene via, altrove.
Che rapporto hai con le mostre? oggi spesso diventano eventi mediatici molto pubblicizzati, ma alla fine di poca sostanza. Quali sono le mostre che preferisci e se vuoi fai un esempio di una in particolare che ti ha colpito.
Ti posso raccontare l'ultima che ho visto. È quella di Zurbarán al Palazzo dei Diamanti a Ferrara. L'ho visitata con Carlo Alberto, un mio amico, dopo un buon Bosco Eliceo e una “ciupeta”, forse il miglior pane allo strutto che si possa mangiare in Italia. Quanto alla mostra, sono rimasto in silenzio davanti alle nature morte, e di fronte alla Madonna che allatta il Bambino, protetti dallo sguardo del padre Giuseppe, che osserva l'allattamento.
Se fossi il ministro dei Beni Culturali e il Presidente del Consiglio ti desse carta bianca, quale sarebbe il tuo primo provvedimento?
Il rapporto tra politica e arte è antico quanto la stessa politica e la stessa arte; se ne occupa già Platone nella Repubblica. La politica può interessarsi dell'arte e censurarla considerandola un pericolo ed una minaccia per l'ordine statale, oppure disinteressarsene completamente, magari lodandola ed esaltandola pubblicamente con onori e incensi. È un rapporto paradossale in cui bisogna scegliere o l'arte o lo Stato. Un regnante, nella storia recente, scelse l'arte a discapito del suo popolo, ma venne rinchiuso in un manicomio. Parlo di Ludwig II di Baviera. Comunque, a pochi poeti spettano tali opportunità. E spero che nessuno voglia nominare Ministro qualcuno, senza prima accertarsi che abbia letto Edgar Wind. Io, personalmente, devo ancora iniziare a farlo.
Cosa proporresti di leggere a una persona che si avvicini per la prima volta alla storia dell'arte? un testo scolastico, un saggio, una monografia...
Gli consiglierei di guardare le fotografie che ritraggono gli artisti nella loro quotidianità. Molto spesso, già dal ritratto di un artista si può capire molto della sua opera e, forse, anche di più che da un'intera monografia. Ad esempio, preferisco il ritratto di Savinio con la moglie Maria, in cui l'abbraccia piegando il capo verso quello di lei, ai suoi schizzi di gioventù. 
Arriva il Diluvio Universale e tu hai la possibilità di mettere qualche opera d'arte nell'arca di Noé, quali sceglieresti?
Non porterei nulla. Tanto agli animali cosa importerebbe di un Tiziano? Ciò che salverei, invece, sta nella tasca di una giacca, ed è una copia della silloge “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi” di Cesare Pavese. E, perché no?, un buon manuale di etologia.
Con quale artista (anche non più tra noi!) ti sentiresti di uscire a cena o a bere qualcosa? e perchè?
Un artista? No, non sono persone da frequentare. Solitamente sono squattrinati e se uscissimo a cena o a bere qualcosa dovremmo scappare senza pagare il conto. Preferirei cenare con un elegante mecenate, oppure con Giulia Mafai, la figlia di Antonietta Raphael. La bellissima Giulia.
Oggi in TV e alla radio non c'è molta arte, e cultura in generale. Tu cosa consiglieresti di guardare (o ascoltare) al lettore di Art'esplorando. Può anche essere un programma non prettamente d'arte, ma al cui interno ci sia un'approfondimento artistico. In onda ora, ma anche nel passato (ovviamente valgono anche le web-tv).
Sky Arte trasmette ogni giorno piacevoli documentari, con mia sorella Annamaria mi diverto a guardare il programma “Castelli di Francia”. Mi piace guardare i bei parchi e gli imponenti immobili francesi. Non conosco molti programmi del passato, però, guardo sempre con piacere le interviste digitalizzate dei canali Rai.
In un ipotetico processo alla storia dell'arte tu sei la difesa, l'accusa è di inutilità e di inadeguatezza ai nostri tempi, uno spreco di tempo e di soldi. Fai un'arringa finale in sua difesa.
L'arte è inadatta ai nostri tempi, non c'è nulla di più inutile in uno Stato e in un periodo esteticamente così brutto come il nostro. Gli artisti, però, sono come i bambini di Hofmannsthal, sono divertenti perché si possono divertire con poco. Il problema non è l'inutilità dell'essenziale. Piuttosto, bisognerebbe domandarsi in quale Stato vogliamo vivere, da chi vogliamo farci governare e perchè vogliamo perpetuare la nostra specie. È inutile studiare, per esempio in urbanistica, la legge fondamentale 1150 del 1942 e poi permettere l'attuale delegificazione schizofrenica. E mi fa eco il suggerimento implicito che Gigi Ballista fa a Luigi Valanzano nel film Trastevere di Tozzi: «Beato ti, deve essere bello non capire un cazzo. Ciao Romolo, ti bacio sulla bocca». I tempi nostri sono, in questo senso, beati.
Concluderei con una bella citazione sull'arte, quella che più ti rappresenta!
In questi giorni ho letto una bella raccolta di articoli, scritti da Robert Walser durante il primo decennio del Novecento. Nella sezione intitolata “Berlino e l'artista” ho trovato questa frase che posso citarti per l'occasione: «Nell'arte non si tratta mai di innovare, ma solo di concepire una certa cosa in modo nuovo, mai di far pulizia, ma solo di essere puliti, mai di creare nuovi valori, ma solo di cercar d'essere in prima persona colmi di valori».
Grazie a Luca per la disponibilità a farsi conoscere in questa intervista. Compito a casa per i miei lettori, andare su facebook e sfogliare la pagina "Arte Italiana 1918-1944", digitando il nome nella casella di ricerca o seguendo il link.Alla prossima intervista ...

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