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Intervista a Luigi Ferri

Creato il 29 marzo 2010 da Thebackinblack
Intervista a Luigi FerriUn vecchio amico della nostra redazione, un appassionato e uno scrittore che abbiamo già trovato citato in una mini-biblioteca ideale/iniziale.

Come ti sei appassionato al sigaro?

Penso che fosse destino… Trent’anni fa mi sono recato in Brasile per due settimane. Una sera, in un ristorante di Rio de Janeiro, ho acceso il mio primo sigaro a conclusione di una cena a base di ottimo churrasco; complici i colori, gli odori e i suoni di un Paese fantastico… e quelle piccole trasgressioni che si fanno quando si è in vacanza… In quegli anni i “puros” brasiliani erano tra i migliori del mondo. Poi nel 1982, in Spagna, c’è stato l’incontro con i sigari cubani.
 

Che modulo preferisci?

Preferisco i moduli classici: corona, lonsdale, churchill. Sono formati purtroppo in parziale declino. Negli ultimi dieci anni la moda e le richieste del mercato hanno favorito la produzione di moduli dal calibro più grosso, tipo i “robusto”, che fumo ma non amo molto.
 

Qual è il sigaro di cui non puoi fare a meno?

Sicuramente il Cazadores di Romeo y Julieta. Un sigaro “old style”, forte e speziato, di grande carattere e personalità; emozionante per la “cubanità” che ti trasmette.
 

Come è nato il tuo libro e di cosa parla?

Come dico nella presentazione: parlare di sigari tra appassionati è quasi altrettanto piacevole che fumarli. Il sigaro ti offre moltissimi argomenti di discussione e non è un caso che la bibliografia mondiale sia vastissima. Dopo tre libri di stampo tecnico, ho pensato di scriverne un quarto di carattere se vogliamo “letterario”, riunendo in un salotto ideale i maggiori esperti italiani, tutti personaggi molto conosciuti anche in ambito internazionale. Così è nato "Conversazioni sul sigaro".

Si parla delle diverse filosofie personali di vivere e interpretare una passione, della produzione cubana, del mercato italiano e internazionale, del collezionismo, della vita a Cuba e della sua cultura, e poi di esperienze, ricordi, aneddoti e anche di alcuni aspetti tecnici.
 

Quali sono state le chiacchierate che più ti hanno colpito?

Direi quelle con Gianfranco Plenizio, Andrea Molinari e Salvatore Parisi.

Gianfranco è un personaggio di grande cultura, pianista, compositore e direttore d’orchestra. E’ stato anche l’autore di un libro sul sigaro (Avana nel corázon) secondo me imperdibile. I suoi ricordi e la sua onestà intellettuale aprono degli squarci inusitati e di grande interesse che mettono in crisi luoghi comuni.

Andrea (anche lui autore di un libro sul sigaro) è un grande comunicatore della cultura del sigaro cubano nel nostro Paese. La sua personalità e la passione che trasmette è quasi travolgente, oltre al fatto importantissimo che se oggi fumiamo gli avana in Italia lo dobbiamo a una delle sue iniziative imprenditoriali.

Infine Salvatore, che definirei un esteta raffinatissimo. Le sue idee si possono o meno condividere, ma non si può disconoscergli una cultura dell’avana che ha pochi eguali. Tra l’altro è uno dei maggiori collezionisti di sigari al mondo.
 

Qual è la conversazione sul sigaro che avresti voluto fare e non hai potuto fare?

Il mio sogno sarebbe stato quello di poter conversare con Zino Davidoff. Definirlo come il più grande esperto di sigari del secolo scorso è perfino riduttivo, tanta è stata la sua genialità e le sue superbe realizzazioni. Purtroppo, come molti sanno, ci ha lasciato nel 1994. Non si poteva non parlare di lui e ho potuto introdurlo comunque indirettamente nel libro attraverso le testimonianze di Plenizio e di Parisi, che lo hanno conosciuto. Ancora una volta emerge il ritratto privato di un autentico gentleman, di una persona piena di vita, affabile e cortese, amante della “good life”.
 

Come stanno gli amatori del sigaro in Italia oggi?

Non benissimo. E’ vero che oggi abbiamo a disposizione una scelta più vasta e qualitativa di prodotti, come pure che il movimento associazionistico è presente con numerosi club di appassionati ma vedo purtroppo una certa carenza culturale nell’opinione pubblica. Comunemente si fa fatica a comprendere che l’amatore del sigaro coltiva anzitutto un momento di piacere e non è mai prigioniero di un vizio banale. In questo è molto simile, come tipologia, all’appassionato dell’enogastronomia di qualità.
 

Salutaci con un bel Puff!

Allora vi saluto con una “cartolina” dall’Avana: “L’Avana che più che una città è una condizione spirituale. E’ l’angolo tra San Rafael e Galiano, ma è anche il cha-cha-cha La Engañadora di Enrique Jorrín; è il vento che lambisce la calle 23, dal Malecón fino a calle 12, ma è anche l’alba che profuma di pane appena sfornato, ferita dal ruggito di quel mezzo di trasporto collettivo, diabolico e antidiluviano che la gente, data la sua forma, chiama “cammello”; è il duro lavoro nelle fabbriche di tabacco, la donna che di fronte al mare pronuncia parole antichissime, mentre lancia fiori a Yemaná, la dea yoruba dell’acqua” (Alex Fleites e Leonardo Padura Fuentes).
 

Con il sigaro acceso Ernest LeBeau


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