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Intervista ad Alessandro Defilippi

Creato il 04 marzo 2014 da Paolo Franchini

Nome: Alessandro
Cognome: Defilippi
Ultimo lavoro: Locus Animae

Hai carta bianca: descriviti come preferisci.

Snello, biondo, bello, intelligente. Soprattutto molto giovane.

Ma solo una delle cinque cose è vera. Spero!

Intervista ad Alessandro Defilippi

Alessandro Defilippi (foto di Ivan Bologna)

Ti va di raccontarci il tuo ultimo lavoro?

In realtà non è l’ultimo. Locus Animae è la riedizione e la revisione del mio secondo libro e primo romanzo, uscito inizialmente nel 1999 da Passigli e poi nei Gialli Mondadori nel 2007. E’ la storia di un medico che lavora alla biografia di uno scienziato vissuto ai tempi di Freud e che, durante le ricerche, si trova di fronte al Male, quello con la M maiuscola. E’ un libro che amo molto, legato a quella letteratura del mistero che fiorì tra l’800 e il ‘900 soprattutto in lingua inglese. Per intenderci, da Machen a H. James, da Blackwood a certo Wells.

Quando hai iniziato a scrivere, sapevi già che – prima o poi – ti saresti imbattuto in un romanzo come questo?

Certo. Ho iniziato a scrivere anche per poter leggere i libri che mi piacevano, perché non ne trovavo più di simili. Scrivere è una fatica, talvolta un dolore, ma anche divertimento e gioia. Si sta bene, lì dentro.

Hai mai ballato sotto la pioggia?

Ma mi avete guardato bene?

Esiste un libro che avresti voluto scrivere tu?

Moltissimi. Tutti i libri di Julio Cortazar, per esempio. E di certo c’è un film che avrei voluto dirigere: Blade Runner.

La tua canzone preferita è…?

Ho circa cento canzoni preferite. E tutte sono la più bella del mondo. Le prime che mi vengono in mente sono: Haja o que houver dei Madredeus, I’m on fire di Springsteen, Anime salve di De Andrè e Una notte in Italia di Fossati. Un allegrone, insomma.

Che rapporto hai con la televisione?

Sovente contronatura. Nel senso che in genere la guardo facendo altro: cucinando o leggendo. Ma non mi perdo né le partite di calcio né – ahimé – Masterchef.

E con il cinema?

Ottimo. Ma ultimamente vado poco al cinema e preferisco rivedere i miei registi preferiti: Bergman, Bunuel, Truffaut e soprattutto quel genio di John Ford. Si può dire che sono un fan di John Wayne? L’ultima grande scoperta sono i film di Hayao Miyazaki.

Hai mai parlato al telefono per più di due ore?

Sono grato al destino che me lo ha evitato. E spero di conservami vergine d’orecchie.

Ti piacciono i proverbi? Ne usi uno più spesso?

Nei miei ultimi libri c’è un personaggio che ne fa un largo uso. Io personalmente amo le citazioni e gli aforismi. Sono comodi: talvolta dicono meglio di te quello che hai in mente. E ti ricordano che c’è sempre qualcuno più bravo di te.

Hai tre righe per dire quello che vuoi a chi vuoi tu. Ti va di usarle?

Direi a tutti – me per primo – la stessa cosa: fai sempre del tuo meglio.

Ti sei mai rapato i capelli a zero?

Non è necessario. Fanno lentamente da soli.

Intervista ad Alessandro DefilippiSe potessi cambiare una cosa (ma una soltanto) del tuo ultimo lavoro, che cosa sceglieresti? Il titolo? Altro?

In realtà sono molto grato ad Alan D. Altieri e ad Alessandro Manzetti, di Mezzotints, che hanno voluto ristampare in ebook Locus Animae. Mi hanno permesso anche di rieditarlo, lavorando con David Riva, molto ma molto bravo. Quindi direi di no, non cambierei nulla. Soprattutto non il titolo.

Quando scrivi, hai un lettore di riferimento oppure scrivi solo per te stesso?

Ho da sempre un paio di lettori di cui mi fido più di quanto mi fidi di me. E faccio bene.

Tra due ore si parte per un viaggio su Marte: scegli tre oggetti da portare con te e un aggettivo per descrivere l’umanità ai marziani.

Pipa, tabacco, E-reader con tremila titoli, Ipod con cinquemila. Ho barato: sono quattro.

Direi loro che l’umanità è umana. E poi starebbe a loro capire se è un complimento o meno.

La cosa che più ti annoia, quella che più ti diverte e quella che più non sopporti.

La gente che si prende troppo sul serio; l’ironia; l’arroganza.

Stai già lavorando alla tua prossima pubblicazione? Se sì, ci regali un’anticipazione?

Sto scrivendo un giallo per Einaudi StileLibero. Genova, anni’ 50, con i personaggi dei miei due ultimi libri: La paziente n.9 e Per una cipolla di Tropea, usciti da Mondadori. Dovrebbe essere un libro ironico ma ricco di tensione. Almeno questo è il mio intento.

Prima di salutarci, l’ultima domanda è tua. Chiediti quello che vuoi, ma ricorda anche di risponderti.

Stai facendo del tuo meglio?

Non ancora, ma ci sto provando.


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