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Intervista ad André Barbault

Creato il 09 novembre 2011 da Balinas
Intervista di Enzo Barillà e Giorgio Damiano al grande astrologo francese (estate 1996)
D. Vuole parlarci dei più noti astrologi che ha incontrato?
R.  Sono “entrato” in astrologia a 14 anni, nel 1935, con Choisnard appena deceduto l’anno prima.
Arrivato a Parigi alla fine della guerra, ho subito frequentato l’ambiente astrologico parigino,
integrandomi nel “Centre International d’Astrologie”, del quale ho finito in qualche modo per
diventare l’animatore. Vale a dire che ho frequentato praticamente tutti gli astrologi francesi da
Néroman a Lasson, passando per Volguine, ma anche molti stranieri. Poiché ho organizzato un
congresso internazionale a Parigi nel 1954 con la contessa Zoe Wassilko, mi sono trovato in
rapporto con i più importanti fra loro: Brahy in Belgio, Carter in Inghilterra, Koch e molti altri in
Germania; inoltre ho organizzato un ricevimento principesco per Rudhyar presso il C.I.A.... Ero
molto ben introdotto nell’ambiente... Più di cento  astrologi hanno già collaborato a
“L’Astrologue”, non per niente ho una congiunzione in Bilancia e in VII...
D. Ha avuto rapporti diretti con Michel Gauquelin?
R.  Michel e Françoise Gauquelin erano venuti una volta ad una riunione del Sabato a casa mia,
dove ricevevo tutte le settimane i miei amici astrologi. Questo avveniva prima della
pubblicazione del primo libro di Michel, intorno al 1953. I miei rapporti con lui erano buoni, e l’ho
difeso nell’ambiente, lui ed i suoi risultati: criticava molto l’astrologia. Poi è venuto “Astroflash”.
Mobilitò subito un fronte ostile (l’affare Petiot) sferrando così un doppio colpo: contro l’astrologia
e contro di me, con l’appoggio di colleghi, fra cui il Volguine. Più avanti, essendo venuto a più
miti consigli, non ebbi più motivo di volergliene ed i nostri rapporti tornarono buoni. Fra noi c’era
un’autentica simpatia.
D. Quando e come Le è venuta per la prima volta l’idea di trattare i cicli planetari?
R.  Nel 1936 mio fratello Armand stabilì una correlazione tra il fatto che la rivoluzione russa del
1917 si era verificata sotto una congiunzione Saturno/Nettuno ed il fatto che in quel medesimo
1936, all’opposizione degli stessi astri, si verificavano i processi di Mosca, la guerra di Spagna
ed il fronte popolare in Francia, oltre al patto anti Komintern. Una correlazione che sarebbe
stata adottata da tutti gli altri astrologi. E’ da lì che siamo partiti...
D. Come Le venne in mente di scrivere a Carl Gustav Jung (la risposta di Jung datata 26 maggio
1954 si trova nell’epistolario)?
R.  Nella Parigi degli anni ’50, Jean Carteret ed io costituivamo una dinamica d’ispirazione
astropsicanalitica ed io dirigevo presso il C.I.A. una piccola rivista, “L’astrologie moderne”, nella
quale facevo parlare d’astrologia alcune celebrità. Così era naturale intervistare Jung, la cui
opera non era ancora stata tradotta in Francia e che sapevo interessato alla questione per via
di quanto m’aveva detto il suo amico Mircea Eliade.
D. Lei è noto per aver sviluppato la teoria dei cicli planetari in astrologia mondiale, ma dà anche
particolare risalto all’analisi astrologica individuale. Come concilia personalmente questi
interessi così diversi?
R.  Non ci sono qui due fronti opposti, bensì il massimo di apertura a ventaglio, con l’uno che rinvia
all’altro. Così, ciò che mi ha insegnato in astrologia mondiale la congiunzione del Sole con i
pianeti mi ha fatto capire il valore della congiunzione solare nel tema. Ed è meglio conoscere
entrambi quando il soggetto è coinvolto nella storia del proprio tempo. Non si può essere un
astrologo completo se non si tiene almeno un piede nell’astrologia mondiale.
D. Quale personalità, da Lei analizzata astrologicamente, l’ha interessata di più?
R.  Domanda senza risposta possibile, in ogni caso, almeno per me. Ciascun microcosmo è in sé
una formula originale, con la possibilità di essere appassionante quanto qualsiasi altro, perché
l’interesse aumenta man mano che l’espressione individuale si avvicina all’incarnazione
archetipica. In quanto insegnante, tuttavia, mi piace molto presentare figure che si avvicinano
ad uno stato di perfezione, ad esempio il più grande gigante del mondo come da Guinness dei
Primati: Robert Pershing Wadlow (Alton, Illinois, 22/2/1918, ore 6.30), alto 2 metri e 72!
L’uraniano più tipico di cui io sappia, con Urano congiunto all’Asc., al Sole, Mercurio e Venere, il
tutto in Acquario salvo il Sole!
D. Utilizza per se stesso il suo tema di natalità, e fino a che punto riesce o meno a trarne profitto?
R.  Che domanda! Un astrologo che non si “segue” né da vicino né da lontano attraverso il proprio
tema m’inquieta... Deve più o meno fare previsioni  su se stesso! Deve essere una lettura
illuminante che non imbrigli la spontaneità della vita ma la renda luminosa. Niente a che fare
con l’ossessiva paura di vivere di chi si aggrappa  alle effemeridi come un religioso che si
obnubila sul suo breviario per rifiutare di vedere la vita. E’ certo che la lettura dei transiti mi è
considerevolmente servita nella mia vita.
D. Può farci l'esempio di una persona che ha utilizzato in modo efficace e decisivo per la propria
vita le indicazioni tratte da una sua analisi astrologica?
R.  Mi chiedete forse di farvi il nome di uno dei miei consultanti? Non aspettatevi questo da me, il
rispetto del segreto professionale comincia da questa discrezione. Proclamarsi l’astrologo di un
grande personaggio dà prestigio... ma che vanità! Si dicono tali sciocchezze sugli astrologi di
Hitler e perfino di De Gaulle (mio fratello)...
D. Quando e perché ha scelto di dedicarsi esclusivamente all’astrologia (o di vivere dell’astrologia
o per l’astrologia)?
R.  Mi sono a tal punto sentito astrologo e così presto da non aver mai pensato di fare altro. Un
primo (cattivo) libro a 24 anni, conferenze, corsi e via che sono partito...
D. Fino a che punto è attuale il pensiero dei classici? Pensiamo soprattutto a Luca Gaurico,
Francesco Giuntini e Jean Baptiste Morin de Villefranche
R.  Un buon consiglio: se esponete le vostre idee di astrologo, prima di esprimere la vostra
originalità fate come continuo ancora a fare io, studiando ciò che gli altri hanno detto prima di
noi. Non dimenticate di calpestare un suolo bimillenario: la solidarietà di pensiero di una catena
di grandi spiriti che hanno radicato un sapere, ed  è da questo lascito che occorre partire.
Sicuramente la tradizione non è il Vangelo, oltre al fatto che noi dobbiamo vivere un’astrologia
del XX° secolo. Questa tradizione è in parte erronea? Ma se sapeste la montagna di “fesserie”
che si è accumulata nel corso del nostro secolo e persino della vostra generazione! Per dire le
cose come stanno... è pura incoscienza rifare l’astrologia a partire dalla propria piccola persona.
Nel corso di questo secolo, la figura di Tolomeo si è trasformata da Padre iniziatore a quella di
avo rimasto bambino e c’è disprezzo per questa tradizione disistimata come una povera
vecchia, buona sola ad andare in pensione. Ma abbiamo preso distanze sufficienti nei confronti
della nostra modernità? Vi siete resi conto che i nostri innovatori, battitori di piccole strade ed
alzatori di piccola selvaggina, sono alla fine più  tarpatori di ali che aiuti alla crescita? Il
“superatore” non diventa ridicolo quando lo si paragona a ciò che credeva di avere superato?
Forse è perché ho la visuale del “vecchio” che faccio questa stima dei nostri “avanzati”
modernisti. Ah, fanno bei discorsi, ma che cosa c’è dietro? Ciò che oggi esiste d’essenziale e
nel contempo di più solido ci viene ancora... dalla tradizione. In ogni caso sul piano tecnico.
D. Esiste una scuola francese di astrologia in contrapposizione ad altre scuole?
R.  La scuola condizionalista di Jean Pierre Nicola, che indubbiamente costituisce un approccio
ricostruttivo razionale. Gli ho concesso spazio sui primi numeri de “L’Astrologue” e la considero
un’acquisizione di qualità anche se ciò che ho appena detto riguarda purtroppo anche lei. Ben
più discutibile è l’atteggiamento degli stessi condizionalisti, il cui settarismo li ha confinati in una
“conventicola”. Non esiste altra astrologia che quella condizionalista e tutto il resto è “robaccia”.
Niente altro: niente elementi, niente signorie, niente simbolismo... Tutto ciò appartiene al
passato... Tuttavia ho riannodato un filo con uno di loro, Richard Pellard. Abbiamo consacrato il
n. 110 de “L’Astrologue” ai quattro elementi, lui per respingerli ed io per raccomandarli. Stiamo
preparando un numero similare sulle signorie. Il confronto è pittoresco, credetemi...
D. Come sente il rapporto con gli astrologi della nuova generazione? Con un senso di continuità o
di frattura?
R.  E’ tra continuità e frattura che si cercano i giovani d’oggi - che io compiango - ingarbugliandosi
tra una scuola e l’altra. Come sapere dove si trova la verità che si cerca? Una volta c’era
solamente l’insegnamento classico, che si prolungava attraverso una modernità di propria
scelta. Immaginate solo il male che può fare ad un  neofita - facendogli perdere tempo - una
scuola americana che gli dice di affrontare un tema secondo i disegni planetari: tipo ciotola,
secchio o altalena... La tradizione non ha però ignorato questo punto... E’ solo quando si “sa”
da se stessi, che si può giudicare l’insegnamento per il quale si è passati.  E che si può
superare, qualunque sia stato! Noi “leggiamo” l’astrologia con gli occhi del nostro tema: ciascun
astrologo pratica secondo le proprie configurazioni quando ha superato le scuole e si è liberato
dai maestri (tanto più che, veramente, essi non esistono in astrologia, considerandomi io stesso
ancora un apprendista). Infine, il tema è lo specchio che ci rinvia la nostra immagine di
astrologo. Qualsiasi “maestro” che voglia imporvi la sua è un “primitivo” pernicioso, e l’astrologia
non è terreno dove possa offrirsi  il culto della personalità.
D. Qual è il significato della parola destino che ricorre nei suoi libri?
R.  Sapete bene che la mia esperienza mi ha portato ad  essere sempre meno determinista sul
piano umano, poiché le nostre astralità non hanno tanto potere quanto loro si attribuisce.
Destino fa pensare a diktat. Non è ciò che si osserva quando si vedono vivere individui che
hanno il medesimo tema. Effemminiamo la parola addolcendola molto: tendenza di destino che
si esprime su tutta una gamma analogica. Si è più nel vero.
D. Morin de Villefranche individuò con assoluta precisione la data della morte del re Gustavo
Adolfo di Svezia e non esitò a comunicarla al cardinale de Richelieu. Anche Luca Gaurico
previde la morte del re Enrico II di Francia. Le è mai capitato di nutrire un’analoga certezza e
come si è comportato con tale previsione?
R.  Quando si fa una lunga carriera, fatalmente si ottengono successi ma anche fiaschi; è
inopportuno evocare i primi senza i secondi. Previsione per previsione, se qualcuno dovesse
ricordare qualcosa della mia “avventura” astrologica, dovrebbe menzionare la mia astrologia
mondiale ed in particolare la scadenza storica del  1989-1990, la cui configurazione ho
presentato ed interpretato con anni d’anticipo - come un decisivo leitmotiv previsionale - al
tempo stesso nel corso di cinque conferenze internazionali (tra cui una in vostra compagnia a
Capri nell’ottobre 1983) ed in cinque opere differenti a partire dal 1955! E’ assai probabile che
sia anche la principale previsione astrologica del XX° secolo ricordata dai nostri successori. Il
che non cancella i miei insuccessi.
D. Quale pensa che sia il più originale contributo all’astrologia contemporanea?
R.  Il contributo dell’elettronica. La rivoluzione informatica rinnova completamente le nostre
possibilità di lavoro, con la promessa della stesura di solide correlazioni per l’avvenire. Vedete
già la correlazione ereditaria Ascendente/Sole colta da Ciro. E’ un lavoro che resterà.
D. L’astrologia, che riteniamo sia ormai per Lei una filosofia di vita, l’ha mai portata in conflitto
con la fede? Pensa che il conflitto in cui per lo più sente di trovarsi il credente sia giustificato o
no?
R.  Non ho avuto problemi con la mia fede religiosa, allorché una bigotta si è incaricata di
disgustarmene per sempre. L’astrologia tiene un piede nella religione come nella scienza e
nella poesia: il cosmo astrologico unisce l’uomo all’universo. Se si avverte un conflitto tra la
propria astrologia e la propria fede religiosa, c’è qualcosa che si è inceppato da qualche parte,
ed una delle due è incerta. Tommaso d’Aquino resta la più alta autorità in materia.
D. C’è stato un momento nella sua vita in cui si è trovato in una situazione di dubbio verso
l’astrologia in generale?
R.  Si conosce lo choc terribile ma molto salutare che  ha prodotto su di me il fiasco previsionale
dello scoppio della guerra nel 1939. Da allora - Mercurio/Scorpione in 8° - ho lo sguardo
assassino tanto su di me quanto sugli altri. Sin dai tempi dell’insegnamento, mettevo in guardia
i miei allievi annunciando loro che un giorno avrebbero avuto “il mal d’astrologia”; è allora che
avrebbero veramente cominciato ad aderire al sapere astrologico. Con la previsione, sapete
comunque come regolarvi riguardo il valore dell’interpretazione.
D. Anni fa l’astrologia era l’interesse di pochi specialisti praticanti e di pochi utenti appassionati;
oggi invece è un fenomeno di massa. Questa situazione la soddisfa o se ne sente tradito nella sua
professionalità? In altre parole, sente tale situazione come uno sviluppo positivo anche del suo
lavoro o la sente come una deviazione della serietà dei suoi studi?
R.  L’astrologia vive di un’esistenza propria che sfugge alla condanna dei suoi detrattori così come
oltrepassa i suoi adepti. Dinamica di una “idea forza” dello psichismo profondo dell’umanità, il
suo fenomeno d’inconscio collettivo la trascina verso un destino che ci sfugge. In questo secolo
l’abbiamo “psicologizzata” perché è ciò di cui avevamo bisogno. E domani? Mistero...
D. Se è vero che la “dominante” è il fondamento del tema astrologico, qual è la dominante di
André Barbault?
R.  Con Urano signore dell’Ascendente in Acquario ed a  lui congiunto, e in aspetto ai luminari,
Mercurio, Venere, Marte... Ho forse bisogno di tracciarvi lo schema del mio tema e della mia
persona?

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