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Intervista ad Anna Dazzan, Addetta stampa del Calcio Chiasellis

Creato il 30 luglio 2013 da Simo785

Intervista ad Anna Dazzan, Addetta stampa del Calcio Chiasellis

“…Non abbiamo scudetti cuciti sul petto, ma siamo fierissimi di non esserci mai snaturati e di poter ancora far correre le nostre undici tigrotte sui rettangoli verdi di tutta Italia!…”

“…cerchiamo sempre ragazze con la testa sulle spalle e che abbiano anche grandi valori umani, che sono le qualità che ci hanno permesso di raggiungere la serie A ormai sette anni fa!…”

“…31 anni fa se si guardava in avanti si pensava che nel 2013 le ragazze avrebbero avuto molto più spazio, che il calcio femminile sarebbe stato molto più considerato. E invece…Ci sono tante cose che non funzionano come dovrebbero…”

Quinta tappa del nostro viaggio alla scoperta della Serie A femminile, oggi ospitiamo Anna Dazzan, Addetta stampa del  Calcio Chiasiellis, decima classificata nell’ultimo campionato. Un’altra bella panoramica su una delle 16 squadre protagoniste della prossima stagione di Serie A e un’importante e competente opinione sul movimento del calcio femminile in Italia.

 

Come valuta la vostra ultima stagione, terminata con il decimo posto in campionato?

“Nella passata stagione siamo ripartite dopo aver salutato alcuni pezzi pregiati della rosa e con la consapevolezza che per fare bene avremmo dovuto rimboccarci ancor più le maniche e soprattutto fare gruppo. L’obiettivo era salvarsi con tranquillità, e così è stato. Oltretutto l’anno scorso ha rappresentato anche il debutto sulla panchina di mister Lizzi, alla sua prima stagione nel femminile, e anche questo fattore poteva rappresentare un’incognita. Sapevamo che sia lui che le ragazze avrebbero avuto bisogno di tempo per conoscersi e ambientarsi, ma il tecnico è stato bravissimo e ha saputo tirar fuori il meglio sia dal gruppo che dalle singole. Certo, abbiamo perso qualche punto “ingenuo” per strada, ma non possiamo che essere soddisfatte di come è andata la stagione.”

 

Vi apprestate ad affrontare la vostra settima stagione consecutiva in serie A, sempre fra le prime 10 fino ad ora, quale è la vostra “ricetta” per rimanere costantemente così ad alti livelli?

“Il Chiasiellis ha sempre cercato di non fare il passo più lungo della gamba. Mi spiego, nel calcio femminile è facile farsi ingolosire dalla prospettiva di portare giocatrici di prima fascia per tentare di arrivare subito in alto. Purtroppo però spesso queste situazioni si trasformano in fuochi di paglia e noi abbiamo sempre pensato prima di tutto al bene della maglia e a quello del gruppo. Noi abbiamo la consapevolezza che la situazione economica non ci permette di fare grandi sogni e in ogni caso sappiamo che finché il calcio femminile italiano rimarrà nella sfera del dilettantismo, le ragazze hanno il diritto e il dovere di crearsi un futuro e un presente solido. Insomma, cerchiamo sempre ragazze con la testa sulle spalle e che abbiano anche grandi valori umani, che sono le qualità che ci hanno permesso di raggiungere la serie A ormai sette anni fa!”

 

Intervista ad Anna Dazzan, Addetta stampa del Calcio Chiasellis
Quali sono i vostri obiettivi per il prossimo campionato e come vi state muovendo sul calciomercato, sia in entrata che in uscita?

“Quest’anno abbiamo dovuto salutare quattro giocatrici che erano in biancoceleste da diverso tempo: Evelyn Vicchiarello e Priscilla Del Prete che hanno vestito la maglia del Chiasiellis per tre stagioni, Anja Milenkovic per due e Urska Zganek che era arrivata l’anno scorso. Alcune ragazze invece hanno deciso di smettere (Monica Degrassi e Barbara Troiani) e quindi dobbiamo necessariamente rimpolpare la rosa per coprire queste partenze. Come ho detto oltre ai valori fisici e tecnici stiamo guardando molto a quelli umani: sappiamo che non è facile, ma abbiamo tanta voglia di costruire una squadra che sappia lottare per la maglia e lo spirito di gruppo. L’obiettivo resta la salvezza, visto anche il regolamento crudele che prevede ben sei retrocessioni, ma questo non ci spaventa…il Chiasiellis ha sempre dimostrato di saper tirare fuori il meglio di sé nei momenti difficili.”

 

Il vostro derby con il Tavagnacco è uno dei più sentiti di tutto il campionato, da cosa nasce questa rivalità sportiva?

“…che domanda! Beh, è normale che tra due squadre della stessa città ci sia un sano antagonismo sportivo, no? In ogni caso si può ben dire che Tavagnacco e Chiasiellis per certi versi siano due società agli antipodi e quindi quello che poteva essere un semplice dualismo sportivo abbia assunto i toni più acidi della rivalità. Negli ultimi anni però i rapporti si sono fatti più morbidi, soprattutto grazie ai numerosi contatti tra i dirigenti. L’anno scorso abbiamo gioito tutti sia alla conquista della coppa Italia che del secondo posto in campionato da parte delle ragazze di Rossi: hanno disputato un campionato strepitoso e anche se perdere un derby non fa mai piacere devo ammettere che quest’anno le sconfitte hanno bruciato meno del solito!”

 

Avete avuto anche un team che partecipò al campionato di Beach Soccer, dove peraltro trionfò nel 2007, come è nata questa idea?

“La squadra purtroppo non partecipa più al beach soccer, ma quella è stata davvero un’avventura entusiasmante! L’anno era quello della promozione in A e sull’onda dell’energia per un campionato eccezionale le ragazze decisero di iscriversi anche alle competizioni a 5 sulla sabbia. La conquista del titolo è stata una conseguenza diretta del bellissimo spirito di gruppo che si era creato, a riprova che credevamo e crediamo moltissimo tuttora nel detto” l’unione fa la forza.”

 

Siete  una società molto longeva, fondata ben 31 anni fa, cosa è cambiato nel calcio femminile nel corso degli anni e cosa manca ancora per catturare maggiore attenzione dai media?

“Si può dire che è cambiato tutto e allo stesso tempo che non è cambiato niente. 31 anni fa se si guardava in avanti si pensava che nel 2013 le ragazze avrebbero avuto molto più spazio, che il calcio femminile sarebbe stato molto più considerato. E invece…Ci sono tante cose che non funzionano come dovrebbero e ci sono tante cose che potrebbero essere fatte meglio. Fondamentalmente è una questione culturale, non solo perché il calcio in Italia è regno assoluto dei maschi (quanto sarebbe facile affiliarsi alle società maschili??), ma anche perché qui non c’è una vera e propria mentalità sportiva integrata. Nel senso che per fare sport ad alti livelli le persone sono costrette a fare immensi sacrifici, abbandonare gli studi, entrare magari nelle squadre delle forze dell’ordine. In altri paesi lo sport fa parte della vita quotidiana e, anzi, è considerato fondamentale per la crescita individuale di ciascuno. Trent’anni fa c’era poi forse più spirito di sacrificio tra le donne che giocavano, ora società, genitori e tecnici spesso viziano le ragazze fin da giovani, non capendo che questi sono atteggiamenti dannosi, oltre che inutili, visto che si tratta di una disciplina ancora dilettantistica. Il discorso dei media poi è disastroso. Si dice spesso che la nazionale dovrebbe vincere qualcosa per far parlare di sé, ma questa la ritengo proprio un’idiozia. I media dovrebbero interessarsi a prescindere, perché le cose grandi sono già sotto gli occhi di tutti. L’Italia ha un bacino di utenza ridicolo in confronto alle altre nazioni, eppure in ambito internazionale fa sempre bella figura. Come al solito non siamo bravi a valorizzare quel che abbiamo e a rimetterci siamo tutti, non solo il movimento del calcio femminile. Noi portiamo con orgoglio i nostri 31 anni sulla maglia biancoceleste del Chiasiellis, abbiamo resistito a tanti urti, rischiando più volte di non rialzarci in piedi dopo le batoste di questo strano mondo del calcio femminile italiano, eppure siamo ancora qui. Perché ci crediamo, perché siamo nati con passione e come una famiglia siamo cresciuti, perdendo ragazze e amici per strada, ma trovandone sempre altri disposti a lottare per i nostri colori. Non abbiamo scudetti cuciti sul petto, ma siamo fierissimi di non esserci mai snaturati e di poter ancora far correre le nostre undici tigrotte sui rettangoli verdi di tutta Italia!”


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