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Intervista ai RED FANG

Creato il 15 novembre 2013 da Cicciorusso
Intervista ai RED FANG

E’ sempre una scocciatura quando lo spacciatore non arriva in orario

Che il principale difetto di Whales And Leeches sarebbe stato il venir dopo Murder The Mountains era stato un po’ il pronostico di tutti qua a Metal Skunk, pronostico poi corroborato dai fatti. Intendiamoci, Whales And Leeches resta un bel dischetto che, superati i pregiudizi iniziali, cresce pure, in virtù di un songwriting maggiormente sfaccettato che lo rende meno immediato, dato che quello che manca davvero, in fondo, sono giusto i singoloni dall’appeal radiofonico come Wires e Hank Is Dead. E poi, come ha sottolineato il buon Nunzio, essere troppo severi con i quattro ragazzoni di Portland sarebbe ingiusto. Era un compito improbo replicare il megabotto di Murder The Mountains, il classico disco giusto al momento giusto (un ritorno di fiamma generalizzato per le sonorità novantiane tout-court: non solo lo stoner rock ma anche lo stesso grunge, che il gruppo considera tra i loro punti di partenza, una filiazione che, a riascoltarli meglio, non appare manco troppo campata in aria) per l’etichetta giusta (la Relapse, che ci ha visto lungo nel puntare su di loro, confermando una certa abilità nel contrabbandare presso un pubblico metal generalista anche produzioni piuttosto eterodosse). Insomma, di un simile successo i Red Fang sono stati i primi a rimanere sorpresi, come ci racconta il chitarrista Bryan Giles in quest’intervista, dove abbiamo discusso, tra le altre cose, della fiorente industria del sesso della sua città e di dove si trovi l’erba migliore negli Stati Uniti…

Vi ho visto due volte a Roma e in entrambi i casi il locale era stracolmo. State avendo lo stesso successo anche in Usa?

Le cose stanno andando piuttosto bene anche negli States. Da queste parti credo sia più difficile conservare a lungo l’attenzione dei fan a causa del gran numero di band che girano gli Usa in maniera regolare ma abbiamo la fortuna di avere un pubblico molto devoto. In generale, sono il primo a essere rimasto sorpreso dal fatto che Murder The Mountains sia piaciuto a così tanta gente… Io suono perché non potrei fare a meno di farlo, poi, se la gente gradisce, tanto meglio!

Quel che mi ha più colpito dei vostri show è che vi si beccano parecchie persone che di solito non vedresti a un concerto stoner. Punk, indiboi, gente del giro rockabilly… Perché siete diventati un gruppo così trasversale?

Azzarderei una risposta dicendoti che ognuno di noi ha gusti musicali completamente diversi, e questo credo esca fuori nelle canzoni. Traiamo ispirazione dai generi di musica più disparati, forse è per questo che attraiamo un pubblico così diversificato. Io sono un grande fan di Justin Timberlake e Simon and Garfunkel, ad esempio. Gli amori condivisi da tutti sono il rock anni ’70 alla Black Sabbath e Led Zeppelin e il grunge anni ’90 di Mudhoney, Tad e Soundgarden.

RED FANG 2013 © Tim Tronckoe
Il vostro approccio live è distantissimo da quello di un tipico gruppo stoner: suonate dannatamente diretti e puliti, non c’è quella componente di improvvisazione così frequente nel genere…

Non descriverei la nostra musica come stoner rock, credo che una delle cose che definisca il genere sia, come dici tu, quella componente di improvvisazione per la quale noi non nutriamo il minimo interesse. Sa un po’ di autocompiacimento, almeno dal mio punto di vista. Ci facciamo in quattro per far filare le nostre canzoni nel miglior modo possibile, quindi non sento alcuna spinta ad alterarle dal vivo.

Avete sentito molta pressione addosso mentre lavoravate a Whales And Leeches, dato che Murder The Mountains era andato così bene?

Sì, volevamo a tutti i costi fare un buon disco. Credo che la pressione ci abbia aiutato a spingerci più oltre, e le tempistiche strette ci hanno aiutato a non rimuginare troppo sui brani, che è una cosa che di solito tendiamo a fare. Whales And Leeches è comunque un disco coeso, ma abbiamo provato a essere i più vari possibile per mantenere la faccenda interessante per noi e, si spera, per i fan.

Come è nata la collaborazione con Mike Scheidt degli Yob?

Abbiamo scritto Dawn Rising senza un’idea precisa di come avrebbero dovuto suonare le linee vocali. Aaron e io abbiamo avuto un po’ di difficoltà nel trovare qualcosa che funzionasse. Siamo tutti grandi fan degli Yob e Mike si è rivelato una scelta perfetta. Siamo stati molto fortunati che abbia voluto prestare il suo talento al disco.

Intervista ai RED FANG
Abbi pazienza, ma ora ti devo fare un paio di domande su Portland. Ho un paio di amici lì, ci trascorsi una settimana alcuni anni fa e ci rimasi, per qualche motivo, in fissa. Cosa la rende un ambiente così creativo? Palahniuk in Portland Souvenir scrisse più o meno che, siccome a Seattle sono più ricchi e a San Francisco si sentono più fighi, voi avete deciso di diventare i più scoppiati della West Coast.

È una città molto vivibile. Essendo così piccola e isolata, un sacco di persone artistoidi vi gravitano intorno. Credo che anche il cattivo tempo contribuisca alla diffusione dell’arte, dato che ci costringe a restare barricati in casa per la maggior parte dell’anno.

Sempre nello stesso libro, Palhaniuk soprannomina la città Pornland per il gran numero di cinema a luci rosse e club di scambisti. Com’è ‘sta storia?

A Portland in effetti non ci facciamo mancare nulla, in quanto a industria del sesso. È un’ambiente molto aperto e liberal qui, quindi ottenere licenze per esercizi del genere è probabilmente più facile che in città più conservatrici. Il sesso vende. Non che mi lamenti di ciò.

Lo stereotipo che vuole Portland mecca degli hipster è legato ai cinema porno? Sono una cosa molto vintage, se ci pensi.

Gli hipster sono gente che si interessa alla cultura underground per trarne un’immagine e non perché gli dia davvero felicità. C’è fin troppa gente che pare saperla lunga, ma la maggior parte di essa è calata in modo sincero nella cultura underground. Dubito però che i cinema porno abbiano qualcosa a che fare con tutto questo.

In quale area degli States si trova l’erba migliore?

Credo in California, soprattutto nel Nord. La marijuana è probabilmente la principale merce di esportazione di Arcata. Io, in genere, cerco di evitare quella roba.

Non fumi? Ecco perché suonate così precisi dal vivo!

Eh, ma l’erba troppo potente mi manda fuori di testa…



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