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Intervista al professor Giovanni Paolo Martelli del Dipartimento di Scienza del Suolo, della Pianta e degli Alimenti, dell’università di Bari

Creato il 01 maggio 2015 da Antoniobruno5

Intervista al professor Giovanni Paolo Martelli del Dipartimento di Scienza del Suolo, della Pianta e degli Alimenti, dell’università di Bari

Due giorni fa sono state abbattute le prime piante aggredite dalla patologia che viene chiamata disseccamento rapido dell'olivo, genericamente riferita dai media, emergenza Xylella. Molto è stato detto a (s)proposito di questo batterio che sta decimando alberi centenari (anzi le manifestazioni più gravi si osservano sulle piante di grandi dimensioni, pluricentenarie): dalle teorie complottiste, ai vagheggiamenti di guru ambientalisti e i rimedi di ciarlatani pronti a trovare il loro tornaconto nella tragedia dei coltivatori pugliesi. Per capirci qualcosa abbiamo interpellato un esperto di patologia vegetale che è stato anche il fondatore del Centro di Studio sui Virus e le Virosi delle Colture Mediterranee del CNR diventato ora Istituto di Protezione Sostenibile delle Piante. Il professor Giovanni Paolo Martelli del Dipartimento di Scienza del Suolo, della Pianta e degli Alimenti, dell'università di Bari, guida il team in prima linea nella conoscenza e strategia di lotta all'allarme Xylella. E' un gruppo multidisciplinare con competenze micologiche, batteriologiche e virologiche la cui autorevolezza è riconosciuta internazionalmente. A questo fine hanno unito le forze e lavorano in simbiosi i ricercatori dell'Università di Bari con quelli dell'unità organizzativa di Bari del CNR.

1) Alberi centenari che si disseccano, foglie che marciscono, fusto si sfalda. La colpa è della Xylella fastidiosa che strozza il sistema vascolare della pianta. Ho letto che l'aggressione è l'effetto combinato di 3 fattori. E' così?

No. Fu questa la prima ipotesi emersa dalle osservazioni effettuate nell'autunno del 2013 quando affrontammo il problema. Ora riteniamo che: (i) la Xylella sia il principale agente della moria, (ii) che i funghi, quando presenti (è raro trovarli negli impianti giovani (15-20 anni o giù di li) possano aggravare gli effetti della infezione della Xylella (iii) che la Zeuzera (lepidottero endemico nella zona) non c'entri per niente.

2) Il protocollo europeo richiede di estirpare gli alberi infetti e quelli presenti nel raggio di 200metri per formare una fascia-cuscinetto di sicurezza circostante. E' l'unica via possibile? Non esistono cure al disseccamento?

Non esistono cure. L'estirpazione delle piante infette e di quelle circostanti (200 metri di raggio sono eccessivi, mi dicono che il Ministero Agricoltura. stia "negoziando" un raggio di 100 metri) è una misura che tende a contenere l'infezione ma non la elimina. La Xylella fastidiosa è un patogeno da quarantena ritenuto tra i più pericolosi dall'OEPP (Organizzazione Europea per la Protezione delle Piante) inserito nella lista di proscrizione A1. Come tale, secondo la Direttiva comunitaria 2000/29/CE, essa va eradicata (Art.16 della Direttiva di cui sopra). L'eradicazione prevede l'eliminazione di tutte le fonti di inoculo che, nel caso del Salento, includono l'olivo.

3) Francia, Spagna e Grecia premono per un intervento rapido. Non tutti sono convinti dell'estirpazione. Qualcuno propone soluzioni alternative per limitare i danno, per esempio il controllo integrato dei 3 fattori con a)uso di pesticidi b)somministrazione di N-acetilcisteina c) arature del terreno. Che cosa ne pensa?

Un intervento rapido è essenziale. Quale però? Al momento il più urgente è il contenimento della malattia all'interno della zone infetta. Un intervento integrato non è utile per i motivi specificati al punto 1. Non si potrà prescindere dall'eliminazione degli olivi infetti come ho appena detto. Questi comunque saranno destinati a morire in mancanza di mezzi di cura (non ne esistono purtroppo). Tra le cose da fare abbiamo in programma il saggio dell'effetto della N-acetilcisteina (NAC), tenendo a mente che i risultati promettenti ottenuti in Brasile su agrumi non è detto che risultino tali anche su olivo. Noi, naturalmente, lo speriamo. Rimane comunque il fatto che la NAC rompe i legami (= ponti) disolfuro che stabilizzano le proteine del biofilm batterico che viene fluidificato, favorendo così il passaggio della linfa grezza. Ne deriva una remissione più o meno estesa dei sintomi, la pianta se ne avvantaggia tornando a produrre (anche se non ai livelli ante infezione) ma rimane infetta. Arature del terreno? Si, al momento opportuno (in questo periodo) per uccidere gli stadi larvali del vettore presenti sulla vegetazione spontanea.

4) Gestire l'emergenza è una cosa ma per un intervento preventivo le tecniche transgeniche potrebbero essere di aiuto (a prescindere dal fatto che in Italia sono vietate)?

Meglio dimenticare le piante GM. A parte la perdurante ostilità dei Paesi comunitari (piccole eccezioni, Spagna, Portogallo, Romania, Republica Ceca e Slovacchia) si è ancora molto lontani da questo approccio. Tentativi sono in corso negli USA per trasformare piante di vite con una molecola segnale che, semplificando, blocca la moltiplicazione di Xylella.

5) La Xylella Fastidiosa aggredisce solo ulivi o anche altre varietà vegetali?

L'EFSA (European Food Security Agency) su commissione della UE ha prodotto una lista di 309 specie di piante appartenenti a 193 generi diversi ospiti conclamati di una o più della 4 sottospecie si Xylella conosciute (X. fastidiosa fastidiosa, Xf multiplex, Xf sandyi; Xf pauca). Nella zona infetta abbiamo identificato per il momento altri 10 ospiti colpiti dalla Xylella, tra cui l'oleandro, il mandorlo, il ciliegio, la Polygala myrtifolia...

6) Quando sono comparsi i primi focolai? Dove?

Vicino Gallipoli, presumibilmente tra il 2008 ed il 2010

7) Che cosa si è fatto fino ad oggi ?

Noi abbiamo scoperto la causa principale se non unica della malattia, caratterizzato l'agente e le modalità con cui esso si diffonde. Non è poco in meno di un anno da quando abbiamo affrontato problema. Gli interventi di eradicazione e di contenimento hanno dovuto attendere la messa a punto di un piano di contenimento della malattia e di intervento contro i vettori varato da un Commissario straordinario che si è insediato pochi mesi addietro e che sta operando tra difficoltà di ogni genere.

8) Qual è origine geografica del batterio? Come si pensa sia arrivato nelle Puglie? La magistratura ha aperto delle indagini. Qualcuno avanza ipotesi complottistiche di bio-terrorismo...

Il batterio che infetta l'olivo e gli altri ospiti nel Salento è un ceppo di Xylella fastidiosa subsp.pauca molto particolare, geneticamente identico ad un ceppo batterico presente in Costa Rica. E' assai probabile che sia arrivato di lì, forse con piante ornamentali che sono finite in uno dei vivai dell'otrantino. Ora che il problema Xylella è esploso sono iniziati dei controlli nei punti di ingresso (Olanda soprattutto per le piante ornamentali) e Xf pauca è stata intercettata in una dozzina e più di lotti di piante di caffè ornamentali di provenienza costaricana ed onduregna. Ancorché il ceppo batterico intercettato è simile ma non identico a quello salentino, rimane il fatto che è lecito pensare che negli anni centinaia o migliaia di piante infette siano entrate in Europa. Sfortuna ha voluto che un ceppo batterico cattivo sia arrivate in Salento, dove ha trovato le condizioni climatiche ottimali per il suo attecchimento, un ospite suscettibile e molto diffuso (olivo) ed un vettore efficiente (Philaenus spumarius volgarmente noto come sputacchina intermedia). La UE, che non ha un sistema di intercettamento efficiente, e non l'Italia è responsabile del guaio che ci è caduto addosso.

L'intervento della magistratura ordinaria è conseguente ad una denuncia avanzate da un gruppo di sedicenti ambientalisti, mentre la magistratura amministrativa è intervenuta per l'esposto di un proprietario che non ha gradito che i suoi olivi (infetti) fossero abbattuti. Il TAR di Lecce ha dovuto passare la pratica al TAR Lazio per motivi di competenza ma quatto non ha fermato l'inizio dell'abbattimento degli olivi (ben pochi, solo 7) tra le proteste che avrà visto in TV. Complotti internazionali orditi da multinazionali? Bio terrorismo? Favole, per non dire fandonie. Così come è una fandonia che il batterio sia sfuggito dai laboratori dell'Istituto Agronomico Mediterraneo di Valenzano (Bari) che nel 2010 aveva organizzato un corso di aggiornamento sulla Xylella. Questo è il risultato della inclinazione dietrologia di questo felice Paese.

9) Mai stati precedenti casi in Italia? Altrove?

No, in Italia no. Altrove: Kossovo (vite) e Turchia (mandorlo) una diecina di anni addietro (entrambe meriterebbero verifica), Iran recentemente, Libano e India (segnalazioni probabilmente errate).

10) La malattia non estende in modo omogeneo sul territorio: ci sono anche in zone anche limitrofe uliveti colpiti e altri affatto. Possibile?

Si, è possibile. I focolai di infezione hanno una distribuzione a "macchie di pelle di leopardo". Ciò è dovuto principalmente al trasporto passivo e certamente non voluto dei vettori infettivi con le macchine agricole, le autovetture e gli stessi agricoltori sui loro abiti. Ci si creda o no!!

11) Nessuno è ai ripari? La Xylella fastidiosa potrebbe colpire tutta la penisola? Nell'arco di quanto tempo?

Teoricamente, molto teoricamente si. Ma questo non avverrà se si darà corso e si terranno in vita le misure di contenimento, di prevenzione e l'immediata e drastica rimozione delle piante infette nel caso di reperimento di nuovi focolai lontani dalle aree contaminate. La sorveglianza del territorio è devoluta ai Servizi fitosanitari regionali che devono anche predisporre gli interventi scena alcun indugio, ma anche agli agricoltori che, nel loro interesse, dovrebbero segnalare immediatamente i casi sospetti. Facciano fare le analisi, a loro non costano nulla.

12) Il Corpo Forestale ha definito la situazione fuori controllo. Però solo l'1% delle piante sui 9/11 milioni di ulivi presenti nelle Puglie. Allarmismo? Esagerazione mediatica?

Si e no. La situazione non è ancora fuori controllo ma lo sarà se non ci si muove, anche con le misure dolorose che gli agricoltori lamentano. Si stima che la totalità delle aree strettamente olivicole colpite (tutti i focolai noti, presi nell'insieme) ammonti a circa 9000 ettari. Se così fosse si tratterebbe di circa un milione di piante.

13) Francia ha imposto il blocco all'import di tutti i prodotti ortofrutticoli dalle Puglie. Ragionevole? Potrebbe degenerare in un divieto più esteso?

Irragionevole, ed è bene che l'Italia reagisca subito nelle sedi opportune. E' mia impressione che i nostri eurodeputati si siano mossi poco o, se lo hanno fatto, non con la dovuta energia. Di voci da Bruxelles non ne ho sentite. Ma forse ero distratto

14) Bisogna rassegnarci che Xylella sia una condanna a morte del simbolo identitario delle Puglie?

E' un guaio per il basso Salento e molte piante salteranno. Si può temere un territorio localmente deturpato (in certe zone lo è già) ma non pensare all'intera regione. Torno a ripetere: interventi urgenti di contenimento, con buona pace del "contra" ad oggi costo e loro accoliti.

15) L'opinione pubblica e in particolare i coltivatori sono disorientati. Di chi la colpa?

Il disorientamento sarebbe assai minore se, aggiornando l'iscrizione mussoliniana che campeggia all'EUR sul Palazzo della Civiltà Italiana, il nostro non fosse un popolo di santi, poeti, navigatori..... xylellologi, dietrologi e guaritori.


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