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Intervista con Julia Malischnig di Giuseppe Chiaramonte, prima parte

Creato il 26 luglio 2010 da Empedocle70
Intervista con Julia Malischnig di Giuseppe Chiaramonte, prima parte
GIUSEPPE CHIARAMONTE: Alcuni chitarristi iniziano a studiare chitarra spinti da una passione innata, altri dalla loro curiosità, altri ancora perché incoraggiati dai genitori … tu come hai iniziato a studiare chitarra?
JULIA MALISCHNIG: Mi sono innamorata della chitarra quando avevo tre anni …
Era un freddo giorno d’inverno … Stavo camminando con i miei genitori in mezzo alla neve in città quando mia mamma volle comprarmi una pala da neve per giocare con la neve.
All’improvviso vidi una piccola chitarra in una vetrina. La pala allora non fu più di nessun interesse per me, mi ero innamorata della chitarra a prima vista e non volevo null’altro che quella. E questo amore speciale dura da allora …

G.C.: A che età hai capito che la chitarra sarebbe stata il fattore dominante della tua vita?
J.M.: Molto presto… Intorno ai 12 anni, quando ho capito che la chitarra sarebbe stata sempre con me, divenendo la mia professione. Grazie alla mia prima meravigliosa insegnante Barbara Dietrich della scuola di musica Spittal sono stata iniziata fin da subito al mondo della chitarra. Già all’età di otto anni ebbi l’opportunità di frequentare delle masterclasses tenute da Pepe Romero. Lui è stato senza dubbio una persona chiave, che sapeva esprimersi attraverso il proprio amore per la chitarra. E’ in questo contesto che ho iniziato a seguire le prime lezioni con lui, imparando a pizzicare e ascoltare le corde, entrando in sintonia con lo strumento. La parte determinante della mia vita musicale la ritrovo nella mia fanciullezza, nel mio splendido insegnante e nell’educazione musicale che ho avuto, sempre molto accogliente e spontanea.
G.C.: Hai anche studiato con due chitarristi italiani annoverati tra i più importanti, Oscar Ghiglia e Aniello Desiderio. Dicci quanto queste esperienze sono state determinanti per te.

J.M.: Sono state entrambe molto importanti, anche se ognuna sotto aspetti diversi. Quando ho avuto modo di ascoltare Aniello Desiderio dal vivo in concerto è stato per me un momento musicale unico e intenso. Non avevo mai sentito prima di allora suonare qualcuno così come lui era in grado di fare… e ciò mi ha dato ulteriori stimoli e prospettive per i miei studi futuri.
Con Oscar Ghiglia ho studiato un anno a Basilea, presso l’Accademia di Musica e anche presso l’Accademia Musicale Chigiana a Siena. Lui mi ha fatto scoprire delle nuove dimensioni del suono, rendendomi consapevole di me stessa e spronandomi ad esprimere i miei suoni e quelli della mia chitarra.

G.C.: Hai tenuto concerti in diversi continenti. Quale è la sala da concerto che ti è piaciuta di più? E dove hai trovato il pubblico più caloroso?
Suono in luoghi molto differenti tra loro: grandi teatri, piccole sale, luoghi sacri… e ogni posto ha la sua unicità. Io proverò sempre sensazioni diverse in ogni luogo dove sarò, e oltre a me sarà la mia stessa musica ad essere diversa. La Philharmony di Kiev, in Ucraina, è stato un luogo molto speciale. La sala era splendida, con un’ottima acustica. Gli spettatori si commossero, quella sera, a tal punto che il giorno successivo pensai un nuovo pezzo, chiamato “Kiev Meditation”, che è la traccia bonus del mio City of dreams CD1. Riguardo al pubblico più caloroso, è difficile dire quale sia stato… ogni luogo ha i suoi spettatori… e ogni concerto è unico così come i suoi spettatori… il pubblico in Sudafrica è incredibilmente affettuoso, ma anche altrove non è da meno… se solo lasci che il tuo cuore si esprima attraverso la musica.
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