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Intervista di Pietro De Bonis a Teresa Antonacci, autrice del libro “La casa della domenica”.

Creato il 16 dicembre 2015 da Rassegna Dei Libri @rassegnalibri
Intervista di Pietro De Bonis a Teresa Antonacci, autrice del libro “La casa della domenica”.Teresa Antonacci è una iperattiva dirigente di Poste Italiane, oltre che moglie e madre di tre figli, di cui due affetti da patologie dello spettro autistico. Anche la sua iperattività del resto è certificata, non è un modo di dire... si chiama sindrome ADHD. La vocazione per la scrittura nasce dalla passione per la lettura. Ha scritto il primo libro di pancia “Lasciami sognare” (Schena editore – 2012) ed è pure andato bene. Nel frattempo, divenute evidenti le problematiche dello spettro autistico che riguardano la sua famiglia, si è detta: perché non scrivere una storia che affrontasse in maniera pratica le nostre quotidianità? Di qui è nato “Rinascerò pesce” (Schena editore - 2014) e poi, nel 2015 “C'è modo e modo”, che ne è il sequel, fortemente richiesto da chi aveva letto la storia d'amore di Chicca e Enrico. Ma “La casa della domenica” è il romanzo suo di cui oggi vi parleremo.Il libro:Una donna potente. Un incidente. Un figlio in pericolo. Un incontro inaspettato. Un uomo molto più giovane che le cambia il passo della vita. Può un innamoramento svelare le menzogne del cuore e i ricatti della comune morale? Stimolare riflessioni e ripensamenti, dubbi e sensazioni mai provate? In un crescendo di casualità causali, si può scegliere se restare o andare, con il cuore sempre sull'uscio?”Teresa Antonacci si è resa molto disponibile a rispondere ad alcune mie domande.Pietro De Bonis: Benvenuta, Teresa! Ne La casa della domenica”, il tuo romanzo di cui oggi parliamo, inneggi l’amore verso ogni cosa, soprattutto verso il giorno della domenica, vuoi spiegarci meglio?Teresa Antonacci: l'amore c'è sempre, in tutti i miei romanzi e in tutto quello che faccio, sempre. Non a caso, quando parlo di amore cerco di guardarne tutte le sfumature... amore coniugale piuttosto che verso i figli o verso il lavoro e tutte le cose che si fanno, quotidianamente. Fare le "cose" con amore equivale a farle meglio.Pietro De Bonis: Scrivi che almeno la domenica bisogna fermarsi, bisogna vivere in modo diverso dagli altri giorni, fare cose diverse con persone diverse.Teresa Antonacci: la domenica è, tecnicamente, il giorno di riposo... anche se non per tutti! Penso a chi lavora anche di domenica o alle madri di famiglia che hanno sempre da lavorare, anche la domenica. In realtà il riferimento alla domenica è puramente legato al lavoro della protagonista del romanzo che solo di domenica riesce a fare attività a lei gradite che in settimana non potrebbe proprio fare. Ognuno dovrebbe "ritagliarsi" almeno un giorno a settimana, non necessariamente la domenica... da dedicare ad attività piacevoli che appaghino l'anima... e magari anche il corpo.Pietro De Bonis: Il senso della vita che sfugge, l'antitesi dell'età anagrafica che spesso non coincide con quella "reale", la caducità delle cose e della realtà umana, soffocata dai pregiudizi e dalle cosiddette "regole" da rispettare, che in realtà finiscono per soffocare la vita stessa. Hai molte cose da dire a chi ti legge, Teresa?Teresa Antonacci: sono temi che mi piace molto affrontare... perché la vita è veramente troppo breve da essere sprecata! Ci sono delle "regole" consolidate, come quella della differenza di età, che spesso ci frenano nella libertà di amare, spingendoci a rinunciare a dei momenti importanti o a delle persone speciali solo perché la società ci metterebbe "alla gogna"... storie così "disallineate" come quella di cui parlo ne "La casa della domenica" sono solo il mezzo per raccontare sensazioni importanti.Pietro De Bonis: Vuoi regalarci un piccolo passo del romanzo?Teresa Antonacci:"A volte mi sorprendo a pensare che, in fondo, non è successo nulla. Che mi sono sognata tutto e che, al risveglio, la dura realtà stia continuando a giocare col mio immaginario fantasioso. In realtà, quando ti viene tolta l’aria che respiri, che fai? Il pensiero dell’aria che manca ti entra nel cervello e di lì non va più via. Continua a pulsarti nella testa fino a quando non lo soddisfi. Il pensiero di lui è sempre in agguato come l’aria che mi manca, con ricordi e immagini così vivide da farmi star male. È con questo pensiero che mi sono svegliata, oggi. Sono passati quasi due mesi dal suo ultimo messaggio, che peraltro non ho letto. Due millenni. Non l’ho più contattato ma nemmeno lui lo ha fatto. Avrà soddisfatto il suo "desiderio" che aveva tanto scatenato le sue prime fantasie erotiche? Se così fosse, avrei veramente sbagliato su tutti i fronti. Scoprendo il mio corpo. Mettendo a nudo la mia anima. Servendogli il mio cuore su un piatto d’argento. Un cuore freddo, apatico e stanco che, perlomeno, lui aveva saputo rivitalizzare per una manciata di attimi. Di questo devo dargliene atto. Per il resto invece, è solo colpa mia. Mi stiracchio nel letto, è sabato. Sono le sei. Sergio non è accanto a me, non l’ho neanche sentito, quando si è alzato. Ieri sera, consapevole della mia profonda avversione per la sua passione, mi aveva solo accennato che sarebbe andato a caccia con gli amici del circolo e che sarebbe rientrato in serata. Meglio. Mi alzo ancora con un po’ di sonno addosso. Quasi quasi anticipo la mia Domenica. Devo iniziare a cambiare gli schemi prestampati che mi contraddistinguono.  Caffè e Duomo sono lì, pronti consapevolmente a darmi una botta di vita. Insieme al cielo, di un colore strano, oggi... sembra ubriaco di mille sigarette fumate con la sua tavolozza di grigi misti a bianco e azzurro."Pietro De Bonis: Nello scrivere una storia quanto coltivi il punto di vista del lettore? Nel senso, senti di scrivere più per te o per gli altri?Teresa Antonacci: scrivo prima di tutto per me stessa. Sono una accanita lettrice, leggo da quando ero piccolissima, ne ho letti veramente tanti, oltre 4.000... quindi scrivo pensando a quello che mi piacerebbe leggere e mi rileggo con l'occhio ancor più critico perché ricerco nella mia scrittura la perfezione, fosse anche solo  la musicalità di una frase o di una parola.Pietro De Bonis: Dalla copertina di La casa della domenica” leggo “Romanzo milanese”, cioè?Teresa Antonacci: il romanzo è ambientato a Milano, città in cui ho studiato per cinque anni e con la quale, forse, ho un conto in sospeso... è una città che ho vissuto molto è molto mi è rimasta nel cuore.Pietro De Bonis: Ci racconti la tua esperienza nell’aver seguito un corso di scrittura creativa? Lo consiglieresti a chi vuole iniziare a scrivere? O, secondo te, scrittori si nasce?Teresa Antonacci: scrittori si nasce... ma lo si può diventare, se si hanno buone basi linguistiche e si ha voglia di leggere tantissimo. Leggere è un esercizio di scrittura fondamentale è imprescindibile... Io ho frequentato il liceo classico, quindi le mie fondamenta sono solide; continuo a leggere, anche 10 libri a settimana... e quando scrivo mi rileggo a voce alta tantissime volte...  Ho scritto il primo libro "di pancia"; dopo il primo libro, che peraltro è andato bene, ho creduto di dover fare un corso di scrittura creativa per perfezionare la mia tecnica. L'ho anche iniziato ma dopo la seconda lezione non l'ho mai terminato... non mi diceva nulla di più di quello che avevo già messo in pratica da sola, nella stesura del primo romanzo.Pietro De Bonis: Grazie, Teresa, per questa intervista! Dove possiamo acquistare “La casa della domenica”?Teresa Antonacci: sul sito della casa editrice (www.intermediaedizioni.it) e sui circuiti online. Sono anche su Facebook e Twitter (I libri di Teresa Antonacci)... i libri sono ordinabili anche attraverso i social, richiedendoli a me personalmente. Sarà mia cura inviarli senza alcuna spesa di spedizione a carico di chi mi vorrà leggere.pietrodebonis.com

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