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Intervista gastronomica ad Antonio Parrilla

Da Anginapectoris @anginapectoris

Il mio incontro con Antonio Parrilla, avviene sul web, piu' o meno una decina di anni fa, quando insieme frequentavamo il newsgroup It.hobby.umorismo, che poi spiegare cosa siano i NG a chi frequenta attualmente solo i due principali social network per eccellenza e cioe' Facebook e Twitter, è una impresa delle piu' difficile, figurati quando ti perdi nelle spiegazioni più tecniche, del tipo come si installa un newsreader, e vallo a dire che a quei socializzavi lo stesso, e forse era anche più divertente di ora, ma veniamo a noi, lui, Antonio continua a scrivere, io ho smesso da un po, ma nonostante le nostre reciproche vicissitudini, grazie appunto ai social network, non ci siamo mai persi di vista, e sono stata immensamente felice quando ho saputo della pubblicazione di questo suo libro "Tressette col morto" edito da Sillabedisale, che ha riscosso notevole successo alla sua primissima presentazione al Salone del Libro 2015 a Torino.
Ma cosa posso raccontarvi di Antonio? a parte il fatto che siamo coetanei siamo entrambi del 1964 e questo già dice tanto l'annata fu buona, visto che ha sfornato noi, lui però nasce un po' più a Sud di me, in "Calabria Saudita" a Corigliano Calabro, sulla costa Jonica. All'ètà di tre anni si trasferisce a Castrovillari, nel cuore del Pollino, dove resterà sino alla partenza per l'università. E' prima a Pisa, poi a Salerno e Roma, quindi un anno a Napoli, si trasferisce in fine nella Capitale.
Attualmente lavora presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri occupandosi di comunicazione istituzionale. Da sempre lettore accanito, ha deciso da qualche tempo di schierarsi dall'altra parte della barricata, cominciando a scrivere brevi racconti per parenti e amici per poi mettersi in gioco più seriamente, partecipando a vari concorsi letterari. Ha pubblicato numerosi racconti con i quali ha vinto diversi premi. "Tressette col morto" è il suo primo romanzo noir.

E devo aggiungere anche una cosa, quando con Antonio ci incontrammo a Caserta, diversi anni fa, quello che mi colpi' prima di tutto, fu il colore dei suoi occhi, grigio verdi, in abbinamento con l'abito che indossava, scambiammo poche chiacchiere, confesso che io immaginavo, una persona diversa, spesso dal modo in cui una persona scrive, fantastichi sul come potrebbe essere nella vita reale, ed Antonio era sicuramente simpatico e divertente, ma molto meno sfacciato del suo "Personaggio Virtuale", all'epoca un'altro particolare ci accomunava eravamo entrambi accasati, ora non lo siamo più e mentre io mi sono rassegnata ad una vita di solitudine e zitellaggio impenitente lui, col passare degli anni, non solo ha brizzolato i capelli, ma è diventato anche piu' interessante, con quelle rughette che fanno tanto "vissuto" agli occhi, ed ha un grosso seguito femminile.

E veniamo al romanzo, ambientato tra due cittadine che non anno assolutissimamente nulla in comune, Castrovillari e Castro Montano? Probabilmente nulla avremo detto fino a qualche tempo fa. Da oggi invece sono legate grazie al genio letterario di Antonio.
Castro Montano è un paese immaginario, ma la descrizione ha chiaramente forti riferimenti con i luoghi in cui Antonio è cresciuto.
Alfonso Bertelli, un uomo politico ed ex sindacalista di Castro Montano, viene trovato morto nella sua auto, schiantatasi ai bordi della Salerno - Reggio Calabria.
L'indagine è affidata al tenente dei Carabinieri Piero Alemanno, conterraneo della vittima, in servizio a Roma e coadiuvato dal Maresciallo Congiu che presta servizio proprio a Castro Montano.

Non sveliamo nulla ma vi preannunciamo che il romanzo di Antonio vi regalerà un finale mozzafiato.
Ma il protagonista assoluto del libro è il nostro Sud Italia, nei suoi splendori e nelle ombre, nelle consuetudini, nei vizi del potere, nella carnalità prepotente di donne bellissime e infine nell'orgoglio e volontà di giustizia. E qui, non è difficile comprendere che lo scrittore rende un omaggio alla sua terra, alle sue radici. Un libro da comprare e da leggere tutto d'un fiato, soprattutto ora che l'estate si avvicina, e cosa c'e' di meglio di un lettino a mare per dedicarsi a sane ed interessanti letture?

Angie: - Nel lavoro che svolgi ti sei mai ispirata/o a qualcosa di gastronomico?

Antonio: - Nelle cose che scrivo ci sono sempre scene che si svolgono durante il pranzo, o addirittura durante la preparazione dei cibi. Uso la cucina sia come ambiente che come spunto per caratterizzare meglio i luoghi. In "Tressette col morto", proprio nelle prime pagine descrivo la cena luculliana preparata dalla madre per il tenente Alemanno, il protagonista del libro, a base di ricette tipiche calabresi. Credo che il lettore percepisca con facilità il senso di "nostalgia" provato da Alemanno nel riassaporare i sapori della sua gioventù.

Angie: - Cosa significa per te mangiar bene
Antonio: - Soprattutto non avere fretta. Se hai tempo, puoi scegliere gli ingredienti, preparare cose buone, mangiare con calma. Quando ceno nei locali, invece, voglio essere stupito e alzarmi senza sentirmi "attufato". Però devo essere sazio, eh!

Angie: - Hai un ristorante o un locale dove preferisci andare a mangiare? Se sì, dove?
Antonio: - Per la pizza, ovviamente, "L'incontro 2" qui a Roma. Come ristorante mi piace molto l, dalle parti della stazione Termini. Quando invece torno in Calabria, a Castrovillari, ho un'ampia scelta. "La locanda di Alia", pluristellata, non si batte, ma ci sono anche altri posti in cui si mangia bene. Il fatto è che a Castrovillari c'è l'Istituto Alberghiero e ci sono molti cuochi validi: la concorrenza è forte.

Angie: - Meglio carne o pesce?

Antonio :- Una bella fiorentina non si batte...

Angie: - Se fossi un ingrediente?
Antonio :- Il sale, l'ingrediente più "curioso" di tutti. Praticamente non c'è ricetta in cui se ne possa fare a meno.

Angie: - Vino, ed in quale ti identifichi caratterialmente??

Antonio :- Si, mi piace. Non bevo tantissimo ma sto attento alla qualità: alcuni anni fa ho anche fatto un corso di degustazione. Bevo poco, ma cerco di bere bene. Caratterialmente non saprei, ma mi piacerebbe essere identificato come un Grayasusi, della cantina calabrese Ceraudo. Ti spiego perché: è fatto con vitigni autoctoni, è un'eccellenza calabrese, per di più in un settore così di nicchia come quello dei vini rosati.

Angie: - Nel tuo frigo che cosa non manca mai, e nella dispensa?

Antonio :- Non mancano mai il formaggio e il peperoncino piccante.

pane appena fatto è fantastico. Non mi piace, invece, l'odore di alcune verdure bollite.

Angie: - Esiste un legame tra cucina e sensualità? Che cosa secondo te conta di più nel sedurre una donna? Una buona cena, o anche il saper cucinare?

Antonio :- Certo che esiste: sono due bisogni primari. E credo che il modo col quale ci si approccia a questi bisogni primari sia indicativo della capacità o meno di gustare il piacere che essi possono darti. Riguardo alla seconda domanda, credo sia importante dimostrare alla donna che si fa di tutto per regalarle qualcosa di speciale. Se riesci a far capire che il ristorante è stato scelto con cura, o se cucini per lei qualcosa di particolare, sei già un bel passo avanti.

Angie: - Vai spesso a pranzo/cena fuori, se si' che tipo di locale prediligi?
Antonio :- Non ci vado spessissimo ma, quando capita, preferisco posti che possano stupirmi.

Angie: - L'ultimo libro che hai letto?
Antonio :- Angie, nel 2015 ho letto finora 53 libri ... per cui l'ultimo che ho letto al momento è "L'ombra del collezionista" di Jeffery Deaver. Se pubblichi l'intervista tra due-tre giorni, la domanda devi rifarmela!

Angie: - Il pezzo musicale che mette in moto i succhi gastrici...


Antonio:- Qualsiasi pezzo con una chitarra che spacca. Da Paco De Lucia a Tommy Emmanuel a Slash... sulla chitarra sono onnivoro.

Angie: - Un piatto della tua infanzia

Antonio :- La pasta e ceci. Con i ceci fatti nella pignatta vicino al fuoco del camino.

Angie: - Prova a descrivere il tuo romanzo - o parti di esso - con metafore culinarie, tipo "nutrimento dell'anima".
Antonio :- Meglio mangiare dietro il leone che accanto allo sciacallo.

Angie: - Se tu dovessi scegliere uno scaffale di supermercato (o altro negozio simile), dove immagineresti collocato il tuo libro? E perché?
Antonio :- In quello dei prodotti tipici. Il perché sta nella citazione a inizio libro, una frase di Massimo Troisi: "Ho capito che tutti, più o meno, sono come me, che tutti cioè vengono da un paesino, non un paesino inteso come luogo fisico ma come sfera di esperienza".

Angie: - Stai pensando alla trama da mettere su carta, sei preso dal vortice dell'ispirazione: dove ti percepisci? (es. in un agrumeto, in un campo di pomodori, in una distesa di mais, in un vigneto ecc.)

Antonio :- Questa per me è facile: sono nato a Corigliano Calabro, terra di agrumeti. Il profumo delle zagare è fantastico e molto stimolante.

Angie: - "Panem et circenses". Sostituisci ai giochi da circo i libri. Cosa ti evoca a livello sensitivo e immaginifico?
Antonio :- Scrivere è un po' come lanciarsi da un trapezio all'altro. Lo scrittore lo fa, sperando che dall'altra parte ci sia un editore che lo prenda prima che cada nel baratro.

Angie: - quale attore sceglieresti per ricoprire il ruolo del protagonista del tuo libro? E qualcuno dei "secondari"?

Antonio :- Pierfrancesco Favino come protagonista principale. Ci sarebbe sicuramente posto per Rocco Papaleo come il gestore del bar, mentre la fidanzata di Alemanno potrebbe essere Valentina Lodovini.


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