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Intervista per Araberara

Da Maurizio Lorenzi

Intervista tratta dalla rivista quindicinale “Araberara”, a cura di Aristea Canini, che fa da prologo alla presentazione di “Racconti di strada” durante la Rassegna Estiva “Aperitivo con l’Autore” di Rovetta presso la Casa Museo Fantoni, il 06 Luglio p.v. alle ore 18.00.

I ‘Racconti di strada’

di Maurizio Lorenzi

Poliziotto-scrittore della Bergamo ‘sulla strada’

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Poliziotto. Scrittore. Uomo. Maurizio Lorenzi da Dalmine. Che quando prende la penna svuota l’anima. Che quando racconta il ritmo incalzante sembra portati dritto dentro una volante. Che quando ti infili nelle sue pagine una colonna sonora ti accompagna in pista dove il cuore si mette a ballare da solo. Quanto basta per divorarselo tutto. Si chiama ‘Racconti di strada’

ed è già alla seconda edizione, lui, Maurizio Lorenzi, classe 1973 da vent’anni in Polizia e quando smette di impugnare la pistola, tiene a bada una penna: “Il mio è un voler  drammatizzare la realtà, una sorta di sfogo, c’è chi va a correre, io il mio equilibrio lo trovo scrivendo”. A scrivere però non si impara, quindi tu sei un talento: “E’ una mia passione, ogni tanto scribacchiare qualcosa e poi arriva la voglia di concretizzare pensieri e parole e da lì nasce tutto”. E nel tuo lavoro gli spunti non mancano: “No, non mancano ed è proprio vero che a volte la realtà supera davvero la fantasia” e quindi perché non addentrarsi nelle storie che ogni giorno capitano a chi fa il mestiere di Maurizio.

Molta autobiografia? “Diciamo che ho attinto molto a quello che mi succede attorno anche perché raccontare il vissuto riesce a trasmettere particolari emozioni che il lettore riesce a sentire, noi per motivi di etica professionale dobbiamo tenere coperte alcune identità e storie quindi è chiaro che alcuni nomi e riferimenti sono cambiati ma raccontare è come bussare ai propri limiti umani, il poliziotto raccontando si umanizza”.

Poliziotto da 20 anni: “Sono entrato per fare il servizio militare e ho fatto domanda di ferma”. Cosa ti hanno detto i tuoi colleghi? “Beh, alcuni di loro sono menzionati con alcuni nomignoli che fra noi usiamo, hanno firmato la liberatoria e gli è piaciuto ritrovarsi nel libro, l’importante è mantenere segreta l’identità del personaggio”. Maurizio che fa anche dell’ironia: “Ironizzare su noi stessi è importante, ho preso verbali autentici e pieni di strafalcioni, magari fatti alle 7 del mattino dopo una notte insonne”.

Ma…da grande vuoi fare il poliziotto o lo scrittore? “Scrivo per passione e perché mi piace farlo, non mi pongo degli obiettivi precisi, faccio quello che sento”. Quanto ci hai messo a  scrivere ‘Racconti di strada’? “Sei-otto mesi, non ho un orario particolare per scrivere, quando ho tempo e voglia prendo in mano il pc e scrivo”.

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Maurizio che ha una buona vena: “Ho un giallo fermo da 10 anni ambientato sul lago di Como che lascio decantare perché ancora non mi convince e ho un paio di opere ferme, una esce ad ottobre”. E quella di ottobre racconta un argomento davvero caldo: “E’ la ricostruzione giornalistica di quanto successo nel 1977 al casello autostradale di Dalmine quando due pattuglie si scontrarono con Vallanzasca e due colleghi morirono sotto i colpi da fuoco. Ho ricostruito tutto con gli atti del processo e parallelamente ho romanzato la vicenda di quanto successo al collega Maresciallo D’Andrea che muore proprio quel giorno. Ho cercato di dimostrare che gli eroi non sono i falsi miti che qualcuno vuol far vedere ma sono eroi quelli che sanno dare la propria vita in nome di valori che a volte sembrano scomparsi”. Un lavoro certosino: “Ho lavorato parecchio per ricostruire e smontare l’etica criminale su cui era basato l’episodio, e la dinamica è quella che racconto basata su perizie e autopsie e ampiamente dimostrata”.

Maurizio che ama il suo lavoro, basta sentirlo parlare per capirlo: “Adesso mi occupo delle espulsioni dei clandestini, organizzo il viaggio di ritorno al loro paese e se lo rifiutano li portiamo direttamente noi”. Un lavoro rischioso: “Tutti rischiano nel nostro lavoro”.

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Di solito chi scrive legge anche, tu cosa leggi? “Romanzi che hanno ritmo, veloci, che non mi annoino e non mi facciano perdere la tensione”. Tempo libero? “Viaggiare, fotografare e parlare con la gente, ascoltare le loro storie”. La tua soddisfazione? “Far uscire dai luoghi comuni il nostro lavoro, far capire che sotto la divisa ci sono persone”. E poi c’è la musica: “Che riesce a darmi le emozioni giuste per scrivere, è la colonna sonora dei miei racconti. Ligabue è il mio consigliere spirituale ma in generale tutta la musica italiana, il testo per me è fondamentale”.

Un motivo per cui dovrebbero comprare il tuo libro? “Perché è un libro spontaneo fatto per assoluto divertimento e con il minimo della presunzione voglio dire che qui si può scoprire il dietro le quinte della polizia, per quello che la polizia è davvero, di gesti che sono fatti in maniera spontanea e con coscienza con persone comuni al nostro fianco. Su questa terra siamo tutti nella stessa barca, tutti commettiamo errori ma l’importante è sapersi mettere in discussione e guardarsi sempre dentro”.

E allora leggetevi ‘Racconti di Strada’ che raccoglie testimonianze autentiche di un poliziotto che scende in campo per rendere pubblici alcuni retroscena della sua professione. Inseguimenti rocamboleschi, le paure dei primi servizi, i turni di notte e le loro insidie, la violenza da fronteggiare e l’adrenalina, le ingiustizie, il pericolo e l’odore del sangue, i ladri da quattro soldi e i ladri gentiluomo, i ricettatori e gli evasi, il profumo della polvere da sparo, le scorte e l’adrenalina, i rischi insiti del mestiere, la rabbia, le cazzate e le sbadataggini, le frustrazioni morali e la farraginosa burocrazia, gli sbirri “sui generis”, i mille rimedi per ogni circostanza, la vita privata e gli aneddoti che fanno sorridere e sullo sfondo, “un sistema da sistemare”.

E in mezzo lui, Maurizio Lorenzi, un poliziotto che mette la sua anima e la sua penna al servizio di chi … legge.


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