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[intervista] Qype intervista RomaStreetFood

Creato il 09 settembre 2010 da Omino71
Una volta tanto da intervistatori a intervistati: ebbene si, l'intervista di questa settimana è quella che il tema di Qype ci ha fatto e più precisamente la prima parte che potete leggere anche sul sito originale all'indirizzo http://it.blog.qype.com/?p=320
In attesa che venga pubblicata anche la seconda parte, non possiamo che ricordarvi l'appuntamento per sabato 11 settembre, a partire dalle ore 19, alla Galleria Ex Roma Club Monti per il vernissage di "20keiTH" VI ASPETTIAMO!!!!

RomaStreetFood – Intervista, prima parte

Le città si mangiano con gli occhi, ma non solo. Il gusto di una metropoli vive nel suo cibo di strada, così come nell’arte dipinta sui muri. RomaStreetFood è un blog che integra entrambi i sapori. Abbiamo intervistato la mente (e lo stomaco) dietro a tutto ciò, che risponde al nome diOmino71.[intervista] Qype intervista RomaStreetFoodPer cominciare, presentiamoci. Noi siamo Qype e voi?
RomaStreetFood è un progetto, uno spazio web, un gruppo di amici, una piccola redazione, ma soprattutto un pretesto per parlare delle nostre tre passioni: il cibo, l’arte e la nostra città, Roma! Per farlo abbiamo scelto di raccontare la “strada” strutturando il nostro blog con una programmazione a menu fisso: il lunedì le ricette, il martedì le recensioni dei posti dove andare a mangiare, il mercoledì le informazioni sugli eventi artistici della settimana e il giovedì gnocchi, pardon le interviste agli artisti, il fine settimana invece lo lasciamo libero per consentire ai nostri amici di sperimentare tutto quello che abbiamo segnalato e suggerito nei giorni precedenti, con la speranza che qualcuno segua la strada per partire dal cibo e arrivare all’arte e viceversa, tutto qui www.romastreetfood.tkNoi siamo un sito di opinioni generate dagli utenti. Le opinioni della “gente comune” che si esprime su internet sono un trend in crescita mondiale. Quanto pensate che possano fare la differenza per i consumatori? 
Il “passaparola” è sempre stato importante, soprattutto quando si deve organizzare un viaggio e si cerca un posto dove andare a mangiare o più semplicemente per la “dritta” per uscire in una città che si conosce poco; in tal senso la rete e i nuovi strumenti di accesso hanno allargato enormemente le possibilità di confrontarsi con le esperienze degli altri “simili” a discapito delle guide e delle opinioni dei “professionisti”. Purtroppo notiamo che “crescendo” c’è il rischio di cadere in quegli stessi meccanismi che hanno reso alcune di queste fonti “ufficiali” poco attendibili o meglio lontane dai reali bisogni del consumatore. Consapevoli di questo sulle nostre pagine recensiamo solo e soltanto posti che abbiamo provato con la nostra pancia e che ci hanno soddisfatto in pieno, non accettiamo offerte di sponsorship o partnership da chi opera nel settore che andiamo a recensire, insomma cerchiamo di rimanere indipendenti e di continuare a fare le nostre cose con il nostro “gusto” che è quello di “gente comune” che ama vivere la loro città.Il blog alterna i post su arte e intrattenimento a quelli gastronomici. Per voi il cibo di strada (street food) è uno degli avvenimenti culturali della città?
Il nostro spazio nasce proprio dall’idea di “mangiare il territorio” come esigenza culturale primaria: siamo partiti da due termini anglosassoni (“street art” e “street food”) che apparentemente avevano in comune solo il prefisso e abbiamo cominciato a spiegare il nostro punto di vista su quelle che sono due “vere” necessità umane e al tempo stesso due aspetti della vita culturale di un posto: la prima, quella di un’arte pubblica, fruibile, effimera, libera, che ricomprende ogni tipo di performance che si sviluppa in spazi pubblici per intervalli temporali limitati; la seconda quella di un pasto disponibile a ogni ora a un costo abordabile, semplice, informale, veloce, magari cucinato al momento ma autentico, legato al territorio, il più delle volte mangiato con una mano sola, spesso in piedi e ungendosi le dita, libero… Il “cibo di strada” è infatti la più antica e autentica forma di ristorazione nata dall’esigenza di incontrarsi e comunicare all’aperto, in strada, dove il suo consumo è al tempo stesso un fatto privato e pubblico, quindi sociale, di “partecipazione”. In altre parole sia la “street art” che lo “street food”, forme effimere in continuo divenire, sono un po’ lo specchio di una cultura, o meglio sottocultura, un modo per vivere le strade, in mezzo alla gente, in un certo senso sono “pop”, sono la declinazione urbana di “arte” e “cibo”, due strumenti fondamentali di conoscenza, piacere e relazione, quindi di cultura.Qual’è lo street food ideale? Come sapore, come idea, come esperienza cultural-gastronomica.
Quello che ti consente di compiere un giro del pianeta senza dover salire su aerei o navi, quella specialità tipica che ti consente di sperimentare, conoscere, capire, tollerare un luogo o una persona nuova. In tal senso il “fritto” è senza dubbio lo street food ideale, perché non c’è angolo nel nostro pianeta dove non si frigga qualche cosa (vuoi per gola o per necessità), si può infatti fare un giro del mondo seguendo “le vie del fritto” e rimanendo in casa non possiamo non citare la nostra specialità: il “supplì al telefono”.[intervista] Qype intervista RomaStreetFoodSe il mondo stesse per finire, e aveste tempo di fare un ultimo giro gastronomico per la città prima dell’ecatombe, quali sarebbero i vostri ultimi spuntini (il mondo sta finendo, potete anche farne più di uno)?
Colazione con un due tramezzini (insalata di pollo e pomodoro e uovo) accompagnato da un “Monterosa” daPascucci vicino a Largo Argentina, poi a merenda un bel supplì a Trastevere, Dai Supplì, per pranzo vado dalla Sora Margherita al Ghetto e mi faccio un carciofo alla giudia e un piatto di agnolotti con sugo di polpette, il pomeriggio giusto un filetto di baccalà dal Filettaro dietro Campo dei Fiori per non perdere il ritmo e poi si cena al Ditirambo (rimanendo in zona) provando almeno due specialità per portata (millefoglie compreso), infine per digerire un kebab e due felafel allePiramidi. Mi sono dimenticato i trapizzini a Testaccio! E non ho ancora mangiato nemmeno un pezzo di pizza! E il gelato? Come si fa senza? Possiamo far finire il mondo domani che dobbiamo fare un altro giro?Ok, RomeStreetFood, il mondo non può finire prima che abbiate smaltito il vostro ultimo pasto quindi, con quello che vi siete mangiati, i tempi di attesa si allungano un bel po’. Questo vuol dire che tra una settimana si torna con il post della seconda parte dell’intervista. Vi ricorderete il gelato, stavolta?No Comments »

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