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Intervista Zootropolis Music Star: Paolo Ruffini, Malika Ayane e Mario Sala

Creato il 18 gennaio 2016 da Lightman

Try Everything: dalla main theme firmata da Shakira all'esperienza dei giudici del talent show di Disney Italia: Paolo Ruffini e Malika Ayane raccontano le loro esperienze nel mondo dell'intrattenimento

Intervista Zootropolis Music Star: Paolo Ruffini, Malika Ayane e Mario Sala

In Zootropolis Music Star tutti i partecipanti sono chiamati a interpretare a modo loro la main theme di Shakira, Try Everything, ma cosa si aspettano Paolo Ruffini, Malika Ayane e Mario Sala che saranno tre dei sei giudici totali di questo esperimento che Disney Italia ha realizzato sulla scia del successo di quanto fatto con Inside Out?
"Molti useranno la base originale o dei midi, che forniremo tramite il sito di Disney - esordisce Malika Ayane, che spiega subito cosa si aspetta di dover giudicare - il nostro è un Paese più di interpreti, che di musicisti. Vorrei succedesse che i ragazzi partissero dalla partitura, dallo spartito: siamo in un'epoca di brani iperprodotti e non mi dispiacerebbe rientrare in un minimalismo musicale, così da poter dimostrare qualcosa di diverso, di originale". "Può esserci anche un adattamento del testo - ribatte Mario Sala, che è un discografico, una figura professionale che è chiamata a scegliere talenti che possono funzionare nello show business - perché chi deve interpretare il testo può farlo anche traducendo alcune parti in italiano, anche tutto. È un ulteriore step per vedere la capacità di reinventarsi, di essere originale, interpretando il messaggio del film. Ovviamente è qualcosa di difficile, ma sarebbe molto bello se si riuscisse a farlo. È una canzone molto semplice nella sua linea melodica quindi ci può stare qualsiasi cosa, dal reggae all'heavy metal. Più strana è la proposta più ci divertiremo a giudicarla e a realizzare questo talent show".

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Intervista Zootropolis Music Star: Paolo Ruffini, Malika Ayane e Mario Sala

Chi invece, come giustamente sottolinea egli stesso durante l'intervento, deve necessariamente distaccarsi dal lato canoro, penserà più al momento scenico, alla capacità di stare sul palcoscenico, di bucare lo schermo, cosa che d'altronde Paolo Ruffini sa come fare e, quindi, saprà come giudicare: "Non so cosa aspettarmi sul genere musicale, sinceramente, lascerò che siano gli altri ad aspettarsi qualcosa. Io mi aspetto di trovare gente simpatica, perché la simpatia è una cosa molto rara, nel mondo oggigiorno. Tutti pensano di essere bravi sui social, tutti fanno ridere più di Checco Zalone, per esempio, allora che lo dimostrino. Molta gente non sa più cos'è la simpatia, spesso si dice che nel nostro ambiente sono tutti molto simpatici, ma io vorrei trovare anche qualcuno di davvero cordiale".
I tre giudici si ritrovano in questo ruolo che può essere nuovo, per alcuni di loro, ma prima di giudicare si è giudicati e nella loro esperienza sarà capitato diverse volte di ritrovarsi a partecipare a un concorso prima di arrivare al successo: "Io ho vinto una gara all'oratorio, quella di periferia, in via Mecenate, a Milano. Era all'inizio delle scuole medie, non c'erano ancora i testi e cantai in inglese, probabilmente come Celentano, che ha un inglese un po' così..." dice la Ayane, con tanta onestà e con qualche sorriso per sottolineare la genuinità del suo percorso da bambina. Chi, invece, ha qualche dettaglio più curioso da fornirci è Ruffini, un personaggio che si è costruito in televisione crescendo sempre di più, nonostante le prime parti da attore con Paolo Virzì, che lo lanciò prima in Ovosodo e poi lo confermò accanto a Valerio Mastandrea in La prima cosa bella: "Partecipai a Cercasi DJ, tanti anni fa su MTV. Era il 2002, sembra un'epoca della preistoria ora come ora. Avevo fatto alcune cose in Ovosodo, ma principalmente lavoravo in una società che era legata al Comune di Livorno, organizzavo la festa dell'ultimo dell'anno per sei mesi, tipico posto fisso à la Zalone. Infatti mio padre mi disse di mettermi in aspettativa, di non lasciare il posto, perché dovevo assolutamente tenerlo. Mandai 'sta cassetta, feci il casting e mi presero a fare Select. Per me è stata una cosa scioccante, ma ai tempi era come un talent. Tra l'altro la cosa simpatica è che c'era Luca Bizzarri nei panni di consulente editoriale: lui passò e mi notò, e qualche anno dopo mi rivelò che avrebbe voluto farmi partecipare a una trasmissione da fare a prescindere dalla vittoria. Io comunque alla fine riuscii a vincere quindi mi presero comunque: lui mi disse di guardare tantissimo David Letterman per imparare l'inglese e di dimagrire un po', perché ero un po' grosso fisicamente". Un'esperienza molto più istituzionale è quella di Mario Sala, che artisticamente ammette di non aver mai tentato nulla, ma che grazie al suo lavoro si è ritrovato già nel ruolo di giudice: "Con la Disney avevo già collaborato per Camp Rock, che era un talent per giovanissimi. Non ho mai avuto velleità artistiche anche perché quand'ero piccolo c'era solo le Zecchino d'oro".

Intervista Zootropolis Music Star: Paolo Ruffini, Malika Ayane e Mario Sala

A tutti loro però toccherà giudicare, insomma, quindi com'è che avverrà tale fase? "Non mi piace tanto il verbo "giudicare". Premettendo che non mi hanno preso a Sanremo tante volte, fino a quando non li ho presi per sfinimento forse - dice Malika Ayane - mi piace pensare che sia utile poter essere in una circostanza come questa per dare l'esempio, per dare consigli, un esempio giusto o sbagliato a qualcuno che vuole cantare, ballare o suonare". Anche stavolta, però, è Ruffini che si lascia andare a discorsi molto incentrati sulla forza del sogno, che era la materia prima di Walter Elias Disney: "Ho un tatuaggio di Peter Pan, perché sono molto legato a Disney e perché per me è una filosofia vincente. Sono sempre stato giudicato, ora vorrei essere giudice. Quando ho fatto il regista ho avuto una grandissima soddisfazione dopo esser stato diretto tante volte. Ora l'età è dalla mia, vorrei cambiare il sistema: essere il giudice senza avere la restrizione dell'idea di giudizio. Ora mi manca di fare il professore e il padre: è bello passare dall'altro lato della barricata quando l'esperienza te lo permette". Chiude Mario Sala: "Il lavoro di tutti i giorni è giudicare per me. Utilizzerò gli stessi criteri di ogni giorno e la stessa sensibilità per scegliere questi ragazzi".
Si passa quindi a parlare dei grandi maestri che hanno condizionato la vita dei giudici, a partire da Mario Sala: "I miei punti di riferimento sono banali, scontati, perché sono tutti grandi artisti che giustamente sono i riferimenti di tutti". "Ti direi Walt Disney, dopo aver letto la sua biografia, ma non per piaggeria o perché siamo negli uffici di Disney, ma perché sono sincero. Quando leggi il rapporto col padre capisci tantissime cose, capisci cosa significa aver avuto quell'infanzia e come quell'uomo è diventato quello che è stato. Anche il Coyote, però, che sa cosa vuole e che si rende conto che la ricerca vale più dell'ottenimento. Nel mio immaginario, perché io sono convinto di aver visto un finale per lui, il Coyote prende lo struzzo, tira fuori il cartello e si domanda cosa fare adesso che ha raggiunto il suo scopo. Ricercare qualcosa, agognare qualcosa, fare di tutto per conquistarlo ti porta poi a una domanda: una volta che che hai ottenuto cosa volevi, che ce l'hai tra le mani, devi cambiare prospettiva, non sai cosa farne. È un grande perdente, secondo molti, ma per me è un vincente".

Intervista Zootropolis Music Star: Paolo Ruffini, Malika Ayane e Mario Sala

Malika Ayane gioca, invece, sulla malinconia del momento citando il Duca Bianco: "David Bowie è sempre stato un modello imprescindibile per me. Lui e Charlie Chaplin, per il modo di saper prendere il proprio tempo ed elaborarlo per realizzare qualcosa di nuovo e creare qualcosa di mai precedentemente fatto. Alla fine hanno sempre avuto ragione anche quando sembrava che si sbagliassero. Per un forte senso di umanità, questa cosa di essere così umani secondo me è pazzesca".
La domanda finale riguarda, invece, la decisione di Walt Disney Pictures di tornare sugli animali, di dare nuovamente spazio all'antropomorfizzazione, che va fuori dai canoni recentemente imposti: "C'è avanguardia con l'acquisizione di Pixar. Loro hanno il coraggio di osare. Inside Out è la dimostrazione di come un film di una qualità pazzesca riesca a diventare commerciale. È la dimostrazione di come la qualità possa andare a braccetto col divertimento. Lo stravolgimento di un archetipo, di una fabula precisa, ti porta all'interno di contenuti e di proporli in maniera innovativa, stando sulla modernità. Ho visto pochissimo del film, vi sono sincero, però sono sicuro che la scena del bradipo è un capolavoro: quella entrerà negli annali della comicità. È molto italiana come cosa, tra l'altro, Zootropolis assomiglia un po' all'Italia" dice Ruffini. Poi lo stesso attore si concentra anche sul passato dei Classici e ricorda i successi che gli hanno mostrato più volte un'importante cambiamento: "Ricordo Le Follie dell'Imperatore, che è assolutamente il più comico in assoluto dei Classici mai fatti. Però dopo aver visto Saving Mr. Banks, che per me è un capolavoro di per sé, riprendi tantissimo Mary Poppins e ne capisci il senso, ne apprezzi molto di più i contenuti. Quando hai la rivelazione della tata che va a salvare il padre e non il bambino capisci tutto e capisci il senso di Walt Disney".
Malika Ayane chiude, invece, il nostro incontro citando Lilo & Stitch, ma facendo un riferimento che lo stesso Clark Spencer aveva fatto pochi mesi fa: "Assomiglia molto a Robin Hood e mi piace che ci sia un continuare a riprendere contenuti da una storia cinematografica importantissima. Mio nonno mi racconta di quando andò al cinema a vedere Biancaneve e di come fosse terrorizzato dagli alberi che si muovevano, il che significa che resti colpito anche a distanza di tanti anni. Non si deve rinnegare o ritenere antico o desueto il cinema di Disney".

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