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[interviste] NESSUNO intervista Omino71

Creato il 20 maggio 2010 da Omino71
[interviste] NESSUNO intervista Omino71

NESSUNO intervista OMINO71

Oggi non è un giorno come un altro e quindi non è una intervista come un’altra. Innanzitutto scrivo la premessa in prima persona. Comincio con un po’ di numeri (per poi dare definitivamente i numeri): dal lancio di RomaStreetFood (primo luglio 2009) sono state già pubblicate una cinquantina di interviste tra artisti e operatori del settore. Il 90% degli intervistati ha ricevuto e accettato il mio invito già al primo contatto, la restante parte ha fatto lei il primo passo e dopo mio “assaggio” e “digestione” di gusto è stata intervistata.

Ci sono poi altri due casi: chi rifiuta l’invito e chi non risponde (come si dice “chiedere è lecito, rispondere è cortesia”).

C’è poi un caso a parte, l’eccezione che conferma la regola: l’artista che rifiuta e accetta al tempo stesso, ti cazzia e poi scrocca una birra.

Inutile dire che è uno street artist unico nel suo genere, talmente unico che ambisce ad essere sempre diverso per ognuno dei suoi potenziali spettatori (tanti quanti sono gli abitanti e i visitatori di questa metropoli: molti saranno stati attratti almeno una volta da un suo intervento, pochi però possono associare quella firma a un volto, ancor meno possono dire di conoscerlo come persona e meno ancora sanno le sue credenziali anagrafiche, a parte un paio di rappresentanti delle forze dell’ordine che ogni tanto gli chiedono le generalità, ma questa è un’altra storia…).

Inutile dire che in questa sede non sveleremo niente di lui, nemmeno il suo nome d’arte, quindi oggi non saprete chi è l’intervistatore… si, avete capito bene “intervistatore” e non “intervistato”, perché l’ospite di oggi non si è fatto intervistare bensì mi ha intervistato tentando di scoprire se la mia veneranda età ha offuscato la ragione o mi ha reso un saggio conoscitore della mia realtà (parole sue).

Questa quindi è l’occasione per uscire dai binari e spiegare qualcosa in più su quello che c’è dentro questo progetto dal quale, a dir suo, non emerge quello che dovrebbe, cioè non riesce a “mangiare il territorio”…

Prima di cominciare ancora due righe (ultime volontà del condannato). Questa intervista viola le regole finora seguite: in primo luogo non rispetta la sequenza delle 10 domande fisse (per i più curiosi manterrò questa struttura fino al primo compleanno di RomaStreetFood, dopo di che raccoglierò tutte le interviste in una pubblicazione che potrà essere letta orizzontalmente – per artista – e/o verticalmente – per domanda).

Inoltre, contrariamente a ogni altra intervista fatta finora, ho accettato di non conoscere la scaletta delle domande che mi venivano fatte di volta in volta e alle quali ho sempre risposto all’impronta, rischiando di impiccarmi da solo accettando le sue domande che altro non sono che il cappio da lui preparato per incastrarmi (sempre parole sue).

Insomma so da dove si inizia ma non so dove andrò a finire, spero non mi faccia troppo male, voi però al limite mangiate croissant.

Che cos'é per te il "cibo"?

La vita, finché c'è, va consumata o per dirla in altre parole, va "trombata", quindi goduta, ma anche e prima desiderata, amata, trasformata, vissuta... vita appunto.

Quindi la mia alchimia è "cibo+arte+sesso=vita", tre elementi fondamentali, tre oggetti di passione, tre carburanti che si trasformano in energia per i miei "io" ("me, myself and I"): sono la principale fonte di entusiasmo e – al tempo stesso – la principale strumentazione per cercare di comprendere la cultura di un popolo e l'approccio alla tolleranza di ogni singolo, la disponibilità a trovare un punto di incontro con ciò che è diverso. In particolare il cibo è strumento di conoscenza, piacere, relazione e invasione, forse però io mi riferisco più alla "cucina" che agli ingredienti (quindi al "cibo" in senso stretto): gli ingredienti sono quello che sono (per quanto ci sono gli ingredienti sani e quelli meno sani), la cucina invece è sempre diversa per definizione, è un'altra cosa, si porta appresso secoli di storia, di storie e di strade: nel fare una cosa semplice come una "parmigiana" e scegliere se levare la buccia o meno alle melanzane… oppure friggere e scegliere se farlo con o senza pastella, con la farina o la birra o il ghiaccio e poi con l'olio di oliva o di semi… (posso andare avanti per ore con gli esempi ma mi fermo qui), insomma in tutte queste scelte si nascondono secoli di tradizioni, di culture, di differenze e compagnia bella… e se sono così differenti… meglio provarle tutte, no?

Onestamente: di tutte le ricette che hai raccolto sul tuo blog, quante ne hai provate?

Domanda a trabocchetto a cui non risponderò per questioni di privacy ;) comunque ci sono due tipi di ricette, quelle recensite nella rubrica del lunedì e quelle citate nelle interviste del giovedì, tra le tante c'è n'è una che ho stampato e mi porto appreso per ricordarmi che devo assolutamente provarla, è la ricetta di URKA da Ascoli Piceno che ci ha spiegato che le olive ascolane vanno servite insieme alla crema fritta... una cosa che mi mancava, quasi valeva la pena mettere su un blog solo per sapere anche questa ;)

Qual’è il collegamento tra street art e street food?

Ti rispondo con due link (i primi due post del sito) http://romastreetfood.blogspot.com/2009/07/work-in-progress-storie-quando-la.html

e http://romastreetfood.blogspot.com/2009/07/storie-street-food-vivere-creare.html, lì c'è scritto tutto e non credo possa essere frainteso: la street art è arte effimera e il cibo è effimero per eccellenza, sono forme che si masticano e si trasformano, in continuo divenire, ma al tempo stesso sono lo specchio di una cultura o sottocultura, un modo per far parlare le strade e soprattutto sono POP (come la intendo io), strumento POPolare fatto dal POPolo per il POPolo, che stanno in mezzo alla gente, vengono "consumate" dalla gente, sono oggetto del loro e del mio interesse, mi ripeto ma sono uno strumento di conoscenza e una cosa troppo bona!!!

C'é una strada di Roma che preferisci tra tutte? perché?

Con gli anni ho constatato che c'è una necessità umana al ritorno alle origini, lo vedo con chi mi sta intorno, tutti prima o poi sentono il bisogno di tornare a quello che erano e che, per un motivo o l'altro hanno abbandonato o trascurato. Per farti un esempio constato che sono tante le persone che sentono l'esigenza di riattivare amicizie e frequentazioni che risalgono a una o più vite precedenti (infanzia, adolescenza, prima indipendenza, etc) e anche nel fare scelte "importanti" come quella di scegliere casa, spesso si cerca di avvicinarsi ai posti di origine. Tutto questa premessa per rispondere affermativamente alla tua domanda, ma non è una strada, è un quartiere, nel senso più autentico del termine, un insieme di strade, piazze, palazzi e giardini che sono le mie preferite, quelle della Garbatella (ai lettori fedeli di RomaStreetFood questa cosa non può essere passata inosservata). La Garbatella è il quartiere/rione dove sono nato e cresciuto, dove gran parte dei miei affetti ancora vive e dove sempre e comunque torno anche per proporre i miei interventi sulla strada (anche se sono ancora troppo pochi per quello che vorrei).

Quello che mi affascina della Garbatella (intendo in particolare del nucleo principale, quello dei lotti delle case IACP), oltre alla storia e alle sue dinamiche di sviluppo urbanistico, architettonico e sociale, sono i colori e la grana dei muri, la disposizione degli spazi, la ricchezza dei particolari (inediti per un quartiere di edilizia popolare), il continuo salire e scendere dei vicoli, che la rendono più vicina a un paesino (un pò come il rione Monti) che a una zona di una grande capitale del mondo.

Proprio per questo amore (mai nascosto) ho cercato - finora inutilmente - di trovare degli spazi e delle situazioni per organizzare qualche cosa di bello e celebrare questa zona, in proposito ci sono stati dei contatti con il Centro Sociale "La Strada" (unico spazio libero rimasto) ma ancora non siamo riusciti a fare niente, so però che a maggio i "mostri sacri" della street art romana e internazionale parteciperanno a un evento che vedrà al centro il mitico Palladium, non vedo l'ora di saperne di più...

Più in generale (oppure in un altra città), quali sono le caratteristiche che ti fanno preferire una strada anziché un altra?

Lo si può verificare seguendo un pò i miei interventi, sono affezionato agli spazi che conosco, quindi anche fuori porta devo conoscere bene gli spazi, vederli e ripassarci "n" volte, prima di capire se sono spazi "buoni" per i miei interventi.

In linea generale preferisco spazi (strade, piazze, facciate, etc) consumati, cioè con una storia, quindi evito posti troppo nuovi e moderni; in particolare prediligo gli spazi che, per la mia estetica, risultano "imbruttiti" dai segni del degrado urbano (eccesso di cartellonistica pubblicitaria, manifesti elettorali, tag e bombing, etc) e/o che presentano delle "cornici" naturali al mio intervento.. può sembrare molto "scout" (anche se non lo sono mai stato) ma cerco di lasciare un posto migliore di come l'ho trovato, ma questo è un altro discorso e poi so che non trova d'accordo la maggioranza e quindi me ne faccio una ragione.

Infine mi piacciono anche gli spazi di "archeologia industriale" cioè quelli nati intorno a fabbriche, opifici, magazzini,stabilimenti e tutto quello che c'è intorno tipo ponti, ferrovie, porti, etc meglio se in disuso (p.e. la zona Ostiense o quella a ridosso del Pigneto, per rimanere a Roma).

Da cosa prendi ispirazione? Qual’è il miglior cibo per il tuo lavoro artistico?

Dagli occhi innanzitutto, cioè da quello che vedo più che da quello che sento, almeno in questa fase della mia vita (solo dieci anni fa ti avrei risposto invece che la mia unica fonte di ispirazione era l'inquetudine). Diciamo che uso quello che mi circonda e da quando sono genitore ho riscoperto la gioia del segno fine a se stesso, del gioco e soprattutto del colore, poi aggiungo un minimo di rielaborazione (ricorrendo spesso alla memoria) e tutto prende forma e sostanza.

Una domanda pallosa ma necessaria per capirti dentro questa babele d’interpretazioni: cos’è per te l’arte?

Non ho una definizione, per questioni pratiche ho una definizione per tutto, forse perché è necessario per farsi capire e capire gli altri, definire e classificare servono fondamentalmente a questo, ma per l'Arte (come per l'Amore) non ho una definizione pronta

l'accostamento non è casuale, ci sono infatti parole che pesano più di altre e poi iniziano entrambe per A...

In altri termini, mentre riesco a definirti "street art" e volendo distinguerla da "urban art", come ho pronta una definizione di "writing" e ho gli elementi per differenziarlo dal "bombing", così come potrei annoiarti i sottili distinguo tra "pop art", "neo pop", pop surrealism" e "arte POPolare" bla, bla,bla... non ho una definizione per un concetto così grande, ma forse non è nemmeno un concetto, boh?

Adesso mi verrebbe da dirti che è il filo rosso che mi fa stare bene con gli altri, intendendo sia le persone che i luoghi, è ogni forma di espressione in cui riscontro piacere a prescindere dal gusto (differentemente dal cibo), cioè qualcosa a cui riconosco valore al di là della personale fruizione, un linguaggio universale fatto di gesti, di segni e di suoni, ma forse sono io a confondere le cose, comunque è una cosa importante della mia vita

Cosa pensi di te stesso? Ti senti artista?

Per sentirmi un artista dovrei prendermi un pò più sul serio e preferisco non essere confuso con un "artista della domenica". Diciamo che mi considero un creativo di media sensibilità e con una buona dose di ironia.

Hai detto che hai dei figli. qual’è la ricetta del tuo modello educativo?

I fiji so pezz e core

Come risponderesti a questa domanda?

Potrei risponderti eludendola un po’, ma proprio non mi va.

Se Omino 71 fosse un piatto, quale sarebbe?

Per rimanere in tema di Street Food mi vengono in mente tre cose: tramezzino all’insalata di pollo, cartoccio di caldarroste, supplì al telefono... approposito chi paga il conto della tiella di pizza che ti sei appena sfondato?


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