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Intesa SanPaolo e quei 10 miliardi per le (poche) piccole e medie imprese

Da Febjen1
Intesa Sanpaolo e Confindustria rinnovano l'accordo per lo sviluppo tramite finanziamenti agevolati. Non è la prima volta, accadde anche nel 2009 e 2010, e non è la sola banca a farlo (anche Cassa depositi e prestiti ha messo sul piatto 18 miliardi negli ultimi 3 anni). Ma degli oltre 4 milioni di piccole imprese, solo una piccolissima parte potrà accedervi Interni di un laboratorio meccanico (Ansa)

Interni di un laboratorio meccanico (Ansa)

Altri 10 miliardi per sostenere le piccole medie imprese italiane. Intesa Sanpaolo ha rinnovato con Confindustria un accordo per il finanziamento delle Pmi. Soldi che finiranno nelle casse di aziende. Ma solo per scopi ben precisi.

La necessità è quella di rafforzare la collaborazione tra sistema bancario e mondo imprenditoriale. “Le imprese” ha detto Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria “devono perseguire progetti di crescita, le banche devono impegnarsi per garantire credito all’economia reale e fungere da volano per lo sviluppo”. Ma a cosa serviranno in realtà questi fondi e come potranno utilizzarli i nostri piccoli imprenditori?

Anzitutto, i numeri. Il comunicato di Ca’ de Sass e Confindustria inizia spiegando che le piccole e medie imprese rappresentano il 99,9% delle aziende italiane e che “l’obiettivo comune è il continuo sostegno” a queste realtà. Stando all’ultimo rilevamento (che risale al 2009), infatti, in Italia si contano 4.335.448 imprese di piccole e medie dimensioni, il 95% delle quali conta meno di 10 dipendenti.

Dalla crisi di Lehman Brothers in poi, i finanziamenti a queste realtà non sono certo mancati: in tutto 53 miliardi, tra quelle concessi dal gruppo Intesa e da Cassa Depositi e Prestiti che ha messo a disposizione un plafond di 8 miliardi garantiti e finiti nelle casse di circa 40.000 imprese. I numeri sono però piccoli: si tratta di poco meno di un’impresa su 100, mentre nello stesso periodo in Italia si sono registrati 1.000 fallimenti al mese (dati Crisis D&B da inizio gennaio). Senza contare che le aziende che accedono ai finanziamenti spesso sono quelle con i conti a posto (è un requisito richiesto nei bandi), relegando così quelle in difficoltà ai margini del sistema creditizio (come rilevava giusto un mese fa la Cgia di Mestre).

E ora chi potrà beneficiare degli ulteriori 10 miliardi messi sul piatto da Ca’ de Sass? Non tutte le Pmi, e non per tutti gli scopi, ovviamente. Occorrerà dimostrare, infatti, di voler utilizzare i soldi per migliorare il capitale umano, per la crescita dimensionale delle Pmi e per l’efficienza energetica e l’eco – sostenibilità degli stabilimenti e degli impianti. Nel dettaglio, Intesa Sanpaolo anticiperà i contributi accantonati dall’azienda sul “conto formazione” (che rende direttamente disponibili il 70% dei contributi versati all’Inps per la formazione del personale prevista dalla legge) fino all’80% dell’importo e per una durata di 15 mesi, e offre forme di finanziamento personalizzato per la formazione fino ad un massimo di 100.000 euro.

L’istituto inoltre offre linee di credito sia a breve sia a medio-lungo termine per fusioni e acquisizioni e altre operazioni di finanza straordinaria finalizzate alla crescita dimensionale dell’impresa. Poi, finanzia quelle imprese, di qualsiasi settore, che vogliono installare pannelli fotovoltaici o realizzare impianti più complessi, anche attraverso formule di leasing. E in ultimo prevede linee di credito ad hoc per l’acquisto di nuove tecnologie volte al miglioramento dei sistemi informativi o dell’innovazione di prodotti e dei processi.


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