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Introduzione alla fotografia astronomica

Da Beppe @Fid2

Non esiste un soggetto più impegnativo per i fotografi dell’astrofotografia. Va comunque detto che, nonostante si possa pensare che questo tipo di fotografia può essere affrontata con attrezzatura ed apparecchiatura fotografica costosissima, l’astrofotografia è alla portata di chiunque sia dotato di una macchina fotografica reflex, e poco più. Vediamo quindi una breve Introduzione alla fotografia astronomica per chi abbia voglia di avvicinarsi a questa tipologia di fotografia.

L’astrofotografia è semplicemente un’etichetta, un nome per tutte le immagini relative agli oggetti astronomici: la luna, le stelle, le costellazioni,  le galassie, il sole. In questo articolo ci concentreremo solo sugli astri notturni, tralasciando quindi la fotografia del sole (o della luna visibile durante il giorno).

Per fotografare gli astri notturni, cominciamo con il precisare che avrete bisogno solo di alcuni strumenti fotografici di base e una piccola dose di pazienza.

introduzione alla fotografia astronomica
By: maxime raynalCC BY 2.0

L’apparecchiatura fotografica

  1. Una fotocamera in grado di scattare in modalità completamente manuale: È necessario essere in grado di controllare il maggior numero di variabili possibile, quindi la possibilità di fotografare in modalità manuale è essenziale. Un di più è dato anche dalla possibilità di impiegare la modalità Bulb, ovvero la possibilità di decidere quando chiudere l’otturatore (con la possibilità quindi di ottenere esposizioni anche di ore).
  2. Il più veloce (con l’apertura più ampia) obiettivo che avete: Gli obiettivi grandangolari sono spesso considerati come l’unica lunghezza focale da utilizzare per l’astrofotografia, ma questo non è vero. La chiave per l’astrofotografia è l’utilizzo di una lente in grado di far entrare tantissima luce. Gli obiettivi grandangolari sono caratterizzati spesso da un’apertura molto ampia (un f molto piccolo) ma non sono gli unici: esistono tanti obiettivi, soprattutto a lunghezza focale fissa, in grado di avere un’apertura molto ampia. Va comunque detto che gli obiettivi grandangolari sono in grado di catturare una fetta di cielo più ampia, quindi per la fotografia di soggetti estesi (come ad esempio la via lattea) sono preferibili.
  3. Un treppiede solido: Banalmente non si può fare a meno di un treppiede solido ed affidabile per questo tipo di fotografia. Il movimento indesiderato è il nemico: che siano vibrazioni legate allo specchio, folate di vento o altro, dovete minimizzarle al massimo se volete che la vostra immagine sia nitida. Avrete bisogno di un treppiede in grado di sostenere il peso della fotocamera e tenerla completamente immobile. Fate inoltre attenzione alla testa del treppiede: questa avrà un ruolo fondamentale sull’esito delle vostre immagini. Utilizzare una testa di bassa qualità può causare il movimento della fotocamera durante la fase di scatto (che può durare ore), per cui prestate molta attenzione nella sua scelta e non lesinate sul costo.
  4. Un panno in micro-fibra: Avrete l’obiettivo inclinato verso l’alto per tantissimo tempo. Soprattutto durante i mesi estivi, potrebbe formarsi condensa su di esso. Assicuratevi di mettere in valigia almeno un panno pulito in micro-fibra per pulire la lente dall’umidità che può formarsi durante le esposizioni prolungate. Molto spesso ci si dimentica delle piccole cose, piccole cose che però hanno spesso un impatto enorme sulla nostra attrezzatura.
  5. Scatto remoto: a meno che non si riprenda in modalità Bulb, il remotizzatore di scatto non è necessario. Tuttavia bisogna sempre ricordarsi che non si deve mai scattare manualmente in quanto questo produce vibrazioni. Ricordatevi sempre di impostare un timer di scatto ad almeno 2 secondi, in modo che la fotocamera finisca di assorbire le vibrazioni introdotte dal vostro tocco. E se potete, bloccate il ribaltamento dello specchio, questo vi garantirà un ulteriore step di nitidezza finale.
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By: John FowlerCC BY 2.0

Le impostazioni della fotocamera

Definita l’attrezzatura da portarsi dietro, vediamo come settare i differenti parametri della fotocamera al fine di ottenere il massimo dalle nostre gite notturne a caccia di astri.

Velocità dell’otturatore

Senza dubbio, la più grande domanda riguardo l’astrofotografia è: “Quanto tempo devo esporre la mia immagine?” La risposta è direttamente legata al tipo di fotografia che avete intenzione di realizzare: ricordatevi che il cielo notturno è dinamico. Tutto ciò che vediamo è in movimento, anche se non sembra così ai nostri occhi. Fotografare il cielo è un po’ (in senso lato) come fotografare l’acqua: se volete catturare le stelle ferme nel cielo (o l’acqua) dovrete essere rapidi in termini di tempo di scatto, mentre dovrete utilizzare un tempo di scatto più lungo se volete catturare il movimento delle stelle sulla volta celeste (o dell’acqua).

Per ottenere delle immagini statiche (ovvero prive di scie) di stelle (o dell’intera Via Lattea), il tempo di scatto dovrebbe essere non superiore ai 15-20 secondi (al variare ovviamente di apertura del diaframma e del valore di ISO utilizzato). Non esistono ovviamente formule assolute, una una buona linea guida è data dalla Regola del 600. Questa regola è molto simile alla regola di reciprocità utilizzata per evitare le vibrazioni della fotocamera durante lo scatto a mano libera.

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By: Tom Hall – CC BY 2.0

La regola del 600

La regola del 600 suggerisce che, per ridurre le scie dei corpi celesti, il tempo di esposizione dovrebbe essere pari a 600 diviso per una data lunghezza focale. Il che significa che il tempo massimo dell’otturatore per ridurre le scie per un obiettivo di 50mm dovrebbe essere pari a 12 secondi (600/50 = 12), per una lunghezza focale di 14 millimetri dovrebbe essere di 42 secondi (600/14 = 42) ed infine per un obiettivo da 24 millimetri dovrebbe essere 25 secondi (600/24=25). Da ricordare che questa regola di basa su sensori full frame: nel caso stiate utilizzando una fotocamera con sensore APS (half frame), usate la regola del 400, otterrete risultati similari.

L’apertura

Il controllo dell’apertura è fondamentale in quanto permette di controllare  quanta luce entra nell’apparecchio fotografico  e che quindi colpisce il sensore: in astrofotografia più luce entra e più nitide saranno le immagini catturate. Inutile dire che proprio per questo motivo dovrete fotografare alla massima apertura a vostra disposizione tenendo a mente, però, che tutte le lenti hanno delle aperture ideali. Andare oltre l’apertura ideale (cioè aprire di più) potrebbe peggiorare la nitidezza compressiva dell’immagine, quindi imparate a conoscere i vostri obiettivi.

Le aperture utilizzabili possono variare tra f/1.8 e f/3.5, a seconda del tipo di obiettivo che avete. All’aumentare dell’apertura (quindi valori di f più bassi), però, si riduce la profondità di campo il che rende più complessa la messa fuoco (che deve essere più precisa). Il consiglio è quello di utilizzare il live view (se disponile) e zoomare quanto possibile su una stella o sulla luna in modo da tarare la messa a fuoco in maniera manuale. Non fate affidamento sul segno di messa a fuoco all’infinito del vostro obiettivo: spesso questi segni non sono precisi ed il rischio di fare foto da cestinare è molto alto.

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By: Axel Naud – CC BY 2.0

Introduzione alla fotografia astronomica: Impostazioni ISO

Selezionare il giusto ISO per l’astrofotografia è un esercizio di compromesso: sensibilità ISO elevate sono preferibili per fotografie con tempi di scatto rapide e in condizioni di scarsa luminosità, ma ISO elevati significa anche rumore sull’immagine finale. Trovare un compromesso non è facile e dovrete comunque accettare la possibilità che la vostra immagine finale contenga rumore (specie se volete catturare le stelle senza movimento). Ricordate inoltre che fotocamere full frame vi permetteranno di usare valori di ISO meno spinti di fotocamere con sensore APS, quindi i risultati saranno decisamente migliori.

La maggior parte delle fotocamere, comunque, ha una funzione di riduzione del rumore ISO incorporata nel software: disattivatela. Per quanto possa essere interessante per chi non ha la possibilità di lavorare in fase di post produzione sulle immagini, un programma quale Photoshop farà un lavoro decisamente migliore in termini di riduzione del rumore. I software integrati, infatti, tendono a far perdere contrasto e nitidezza dell’immagine. Al contrario, attivate la funzione per la riduzione del rumore (rumore termico) legato al surriscaldamento del sensore (cosa che accade quando si catturano immagini con lunghi tempi di scatto), questo è decisamente utile in quanto non viene effettuata una vera e propria modifica dell’immagine ma piuttosto vengono modificati le zone dove il sensore tende ad aggiungere rumore per surriscaldamento.

Bilanciamento del bianco

Il bilanciamento del bianco è fondamentale nell’astrofotografia, soprattutto se l’inquinamento luminoso non è nullo. La presenza di luci di fondo tende a rendere il cielo, o parte di esse, leggermente rosso. Disattivate il bilanciamento del bianco automatico ed andate a settare manualmente il bilanciamento del bianco. Provate a impostare il bilanciamento del bianco su tungsteno per le lunghe esposizioni: questo dovrebbe permettervi di avere un colore del cielo molto più piacevole.

Fotografare in RAW

In astrofotografia, scattare in formato RAW diventa estremamente utile. Le informazioni supplementari raccolte da questi file aggiungono una una quantità enorme di gamma dinamica, cosa che vi permetterà di elaborare le immagini in misura maggiore. La riduzione del rumore sarà anche più efficace in caso di formato RAW.

L'articolo Introduzione alla fotografia astronomica è stato pubblicato su Fotografare in Digitale.


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